MARGAUX BRICLER 

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Sulla tematica dello sforzo si inserisce anche il lavoro scultoreo di Margaux Bricler. Attingendo dalla mitologia, l’artista costruisce storie caratterizzate da nuove narrazioni e così figure demoniaco-mitologiche con piedi caprini e lunga coda leonesca si appropriano, in posizione tutt’altro che composta, di tutto lo spazio possibile, compiendo gesti che catalizzano lo sguardo, divenendo quindi luogo di rimando dei nostri pensieri. Pensieri che corrono in fretta alle Baccanti di Euripide e a quelle che Ovidio descrive nelle Metamorfosi, ma che in realtà si rifanno al pensiero utopico di Aristofane, dove sono le donne “ad annullare le strutture della polis ateniese per sostituire a esse un mondo comunitario ed egualitario: proprio quel mondo di libertà sessuale, di liberazione dai gravami dell’allevamento della prole che viene proclamato nel rito dionisiaco delle menadi”.

Presenze inquietanti di cui Margaux non ci accorda di vedere l’aspetto: lei si ferma ai fianchi o poco più sotto, concedendoci di considerare che quelle gambe non sono per niente fragili, in netto contrasto con le rappresentazioni stereotipate della figura femminile. Lavorando con calchi di cera, Margaux modella per ore e per giorni quei corpi mozzati fino a farli diventare In Cauda Venenum #1, #2 e #3 , questo il titolo delle opere, a significare che il momento conclusivo è forse quello più difficile, perché è proprio lì che sta il veleno, nella coda. Sculture che escono dai canoni tradizionali e che non permettono al fruitore un gioco di sguardi, obbligandoci a concentrare ogni nostro pensiero su ciò che non è visibile e a chiederci se sono loro ad essere andate a caccia o se sono invece state cacciate.

Con grande maestria Margaux ha saputo mettere in evidenza diversi aspetti della nostra quotidianità, tra cui la necessità di vivere le proprie avventure in maniera molto animalesca, anche se, avvicinandoci, ci sembra di percepire un’insolita seduzione nell’incontro. Un po’ sante, un po’ puttane, un po’ vittime – come quando in In Cauda Venenum #3 la coda penetra il corpo – e un po’ carnefici in quei piedi caprini appena tornati da caccia. Se la storia ci ha abituato a rappresentazioni in cui gli uomini mostrano il loro potere a donne che mostrano solo se stesse, ecco che qui Margaux dichiara in modo inequivocabile che le cose non stanno esattamente in questo modo.

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