Martoz – Il grido del “dio”

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Il percorso di Born in Mac Mahon prende il via da Dante Pessina, 20 anni. Lavora in un garage con pompa di benzina annessa. Ma al centro della sua vita c’è la bicicletta. Ha una ruota nella testa, come lo ha immaginato Martoz con un totem in legno, monumento per un campione fatto in casa, nato tra le strade di Roserio. È il capitano della Vigor, leader indiscusso della squadra. Per il presidente Todeschi è un “dio”, il “dio di Roserio”; il pubblico è tutto per lui. «Pedalava armonioso, irresistibile, di qua e di là, a destra e a sinistra, su e giù, su e giù, anche nelle salite». Gli bastavano poche vittorie per garantirsi il passaggio al professionismo, ma quella volta nella Coppa del Lago c’era qualcuno che andava più forte di lui. Era il suo gregario, Sergio Consonni. Lungo la discesa a capofitto verso il lago da Valbrona a Onno, sul ramo manzoniano del lago di Como, il “dio”, su una curva, con una manata fa cadere il compagno di squadra, che resta menomato a vita. «Solo una lezione: che il culo sulla sella non lo mettesse più o lo mettesse in un’altra maniera: sapendo con chi aveva a che fare: perché era un gregario: ed era inutile che si montasse la testa: anche quella volta lì tante scene per cosa?». Il “dio” vincerà un’altra volta, nessuno saprà del gesto che ha commesso. Ma nessuno sa quanto le sue notti, come ascoltiamo dalla voce di Maurizio Donadoni, fossero agitate dal fantasma del Consonni e dal pensiero del gesto commesso. La ruota da sogno che era, diventa pesante come una colpa. Le macchie rosso sangue non se ne vanno via dalla sua maglietta da campione…

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