Rossi e Testori, immaginare la città
15 giugno, ore 19:30
Lab – Triennale di Milano
Due grandi intellettuali che con le loro idee eterodosse hanno segnato il secondo Novecento a Milano, stando su diverse posizioni ma con tante imprevedibili affinità. Questo dialogo a distanza viene rilanciato all’interno di Milano Arch Week: protagonisti Giovanni Agosti, docente di Storia dell’Arte alla Statale, e Alberto Ferlenga, rettore dell’Università Iuav di Venezia. Modera Giuseppe Frangi
“Tra le tante cose che accomunano Aldo Rossi e Giovanni Testori, la più riassuntiva è forse il senso della teatralità della vita, la percezione della realtà come spettacolo, come luogo di cui stupirsi ogni giorno, così come ci si stupisce della propria esistenza. E anche il teatro come meccanismo dentro cui le opere si compongono.
Per l’uno l’architettura, per l’altro la scrittura/la parola, sono le forme della conoscenza e della ricerca. Ricerca della felicità /della verità che prende. Modi non esclusivi, ma quasi contingenti in un campo di ricerca immenso: letteratura, storia, arte, teatro, cinema, che si confondono nella propria memoria/biografia; nulla resta escluso dall’indagine sulla realtà totale, e dal senso di mistero e insieme di finitezza delle cose.
Moltissimi i temi “sociali” di contatto – l’autentica predilezione per le periferie, per le storie degli uomini che le vivono, uomini “qualsiasi”, come i personaggi manzoniani – e pure alcuni elementi autobiografici: le famiglie della borghesia lombarda, l’educazione cattolica…
Ritornano analogie anche nei rispettivi linguaggi / espressioni: tanto l’architettura di Rossi, quanto la scrittura di Testori, è classica, luminosa, perfino erudita, e allo stesso tempo evoca chiaramente le radici popolari e rurali della propria storia: l’agricoltura e gli edifici della tradizione molto amati da Rossi, le sue “forme realiste e popolari”. Così è la parola di Testori…
L’incontro vuole suggerire dei punti di contatto, o di incrocio / di incontro – un incontro che non è avvenuto nella vita reale, anche se esiste una lettera di Testori ad Aldo Rossi – e stabilire delle “corrispondenze”. Cerca di farlo isolando all’intero delle rispettive, immense produzioni, dei “temi analoghi” intorno ai quali hanno costruito i loro apparati di pensiero, e dei “luoghi analoghi”, che in alcuni casi stupiscono per quanto siano coincidenti: Milano, innanzitutto, che è stata per entrambi la città di nascita, in cui hanno operato e lasciato la propria eredità, ma anche altri luoghi di affezione: la pianura padana, i laghi lombardi, i Sacri Monti, il San Carlone di Arona. E il David di Tanzio, quadro tra i più amati da Testori, che appare anche nel manifesto rossiano per eccellenza, quello della Città analoga, del 1976.”
Lorenzo Margiotta
Posted on: 13 Giugno 2017, by : admin