Jeugov – La guerra dei manifesti

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In veranda ci aspettano Rina Oliva e Carlo Villa: l’amore proibito del Fabbricone. Proibito per ragioni politiche. Lei famiglia cattolica alquanto bacchettona, lui di famiglia comunista ideologicamente ruvida. Gli attriti segnano la quotidianità del Fabbricone, per via della battaglia dei manifesti di propaganda. «Allora, di là dalla cinta, cominciarono a venir avanti, come guardie che stessero eseguendo un ordine avuto da chissà chi, gli attacchini. Si trattava di due giovani sui vent’anni, dietro i quali camminava un trio di uomini d’età più avanzata che pareva proteggerli e guidarli. Dei due giovani, uno portava una scala, l’altro un rotolo e un secchio. “Ci siamo,” disse la Redenta, quand’ebbe capito di che si trattava. “La solita storia! Come se coi manifesti e con le bambanate che ci stampan sopra, potessimo riempirci il ventre e pagar gli affitti!”». È operazione carbonara dei militanti di parte cattolica. Il giorno dopo lo sfregio, con lo strappo dei manifesti da parte dei Villa: una lotta a suon di carta e colla che Jeugov ha reinterpretato su tabelloni elettorali veri.

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