Rita Boniardi, in arte “Gilda”, bellissima «e sì che gli anni, ormai, erano trentatré suonati!». Il soprannome le viene dalla somiglianza con Rita Hayworth protagonista del film che aveva spopolato tra il 1946 e il 1947: «Gilda anche lei», dunque come la diva americana, tanto più che il nome di battesimo era lo stesso, Rita. Agli occhi dei maschi (anche a quelli dei giovani modelli dei quadri Testori in questa stanza) tutto richiama la Hayworth, «tutto come capelli, occhi, denti, bocca, circonferenza davanti e circonferenza di dietro, gambe».
In particolare nel modo di camminare: dettaglio che ha dato spunto a Gio Pastori di immaginare in dimensioni monumentali la scarpa di Gilda, e con la scarpa il suo passo irresistibile. “Una donna che ha donato magia a un mondo in bianco e nero”, dice Pastori.Di mestiere era prostituta: un mestiere «che però non aveva offuscato le trionfanti bellezze del suo corpo e le trionfanti gioie del suo modo di amare…». Mestiere il suo? «Se era perché le aveva dato da vivere, anzi, nei momenti più difficili, da sopravvivere, certo; ma se era per il resto, no: assolutamente; “uccelli miei, venite qui tutti insieme, a gridarlo voi”; e lo gridava lei stessa, difendendo la sua dignità, come una tigre difende i propri figli». Da parte sua avvertiva un’attrazione irresistibile per gli uomini: «ogni volta che un uomo l’avvicinava, si sentiva prender da un’ansia e da un tremore che confinavano con la vertigine, come si trattasse del primo». Deve subire l’umiliazione da parte dell’uomo che più ha amato, Gino Bonfanti, il quale la sfrutta per risolvere i suoi problemi di debiti. Gino è sposato. Dopo aver subito l’ultima umiliazione, Gilda rompe gli indugi, si fa tigre e si vendica con una sceneggiata davanti alla moglie di Gino, in casa loro. La sconfitta non scalfisce affatto il suo fascino. Le bastano quattro o cinque giorni per innescare un’altra grande passione. Lui è un ragazzo moro, vent’anni, «con delle labbra che neanche il Padretreno sa cos’ho provato a vederle». Nella carambola dei nomi, c’è un nuovo raddoppio: anche lui di nome fa Gino. Gino Restelli. Vendetta compiuta.


