Enrica e Raffaele sono i due protagonisti di una vicenda che attraversa tutti I Segreti di Milano, a partire dal racconto Il ponte della Ghisolfa che dà il titolo al primo dei volumi, pubblicato nel 1958, fino ai due racconti Appena fuori Luino e Fratello e sorella sui quali si chiude la vicenda, raccolti nel secondo volume de I Segreti, La Gilda del Mac Mahon. È Alessandro Baronciani a dar immagine sui muri di Casa Testori al loro amore, travolgente e proibito: un gioco di sguardi senza parole. Enrica e Raffaele sono due cognati: lei ha sposato Michele Esposito, un immigrato dal meridione, da Lentini (nel gergo un “napoli”). Matrimonio con l’uomo sbagliato, uno a cui «la permanenza nel Nord aveva attaccato dei settentrionali anziché i pregi, i difetti e cioè lamancanza di fiducia nella vita». Salvo poi in quel cambio essergli restati dei “napoli” soltanto i difetti e cioè la gelosia; una gelosia basata più su un principio che su una necessità, ma continua e furiosa; una gelosia senza senso». Michele aveva un fratello molto più giovane e bello, Raffaele: Enrica lo aveva visto una volta sola, ma quella era bastata per farle capire che aveva sbagliato fratello. Spavaldo e quasi sfacciato il giovane Raffaele quando raggiunge il fratello dal Sud, rompe subito gli indugi e dà il primo appuntamento a Enrica: «quando sei in cima al ponte, a destra troverai una strada: scendi da lì; al fondo mi vedrai che t’aspetto. Non sapeva dove poi il Raffaele l’avrebbe condotta: se si sarebbero fermati in uno degli archi che formavan il sottopassaggio o se da lì sarebbero passati altrove; le aveva detto soltanto d’aspettarla al fondo della strada piccola e non asfaltata che si staccava sulla destra, al culmine del cavalcavia». Descrizioni precise, per l’avvio di una storia d’amore clandestina e rischiosa che si sarebbe prolungata nel tempo, senza che il Michele nella sua ottusità un po’ ridicola s’accorga di nulla. Tra Enrica e Raffaele scatta un’attrazione irresistibile, che travolge le differenze di età. Qualcosa da cui non riescono a sottrarsi, nonostante l’atteggiamento tante volte ambiguo di lui, che continuerà ad essere uno scapestrato, capace di guadagnar soldi solo facendo contrabbando di sigarette con la Svizzera. Ma anche in quella situazione Enrica lo protegge e gli sta appresso trovandogli un rifugio presso la sorella che abitava a Cantù. Questa la sua meravigliosa morale: «mai come inquel momento sentiva d’aver ben capito in che cosa consistesse la vera povertà della vita: nel non amare e nel non essere amata».




