Piacere che è inutile respingere e che proviamo la prima volta che ci troviamo davanti ai Paysages Corporels di Binta Diaw. In realtà tutto si rivela nei segni elaborati dall’artista con del gesso che vanno a tracciare linee dai colori intensi. Binta trasforma le forme del suo giovane corpo in paesaggi in cui concederci dei viaggi idealmente infiniti, aprendo le porte a nuovi discorsi. Questa serie “è nata in una fase della mia vita in cui mi sono messa in discussione in quanto essere donna e in quanto essere Corpo. Le fotografie sono state rielaborate dopo la stampa con del gessetto, tracciando sulla loro superficie tracce di colore che tramutano le linee e le forme del corpo in viaggi, percorsi, paesaggi armoniosi e idealmente infiniti. Queste tracce sono il risultato di un processo di interrogazione identitaria e corporale e di un’interrogazione legata al movimento ciclico femminile, della Natura e delle sue complessità.”
È chiara la capacità di Binta di riuscire a “tagliare” una parte di sé senza mai offrirci il suo volto, lasciando a noi fruitori la possibilità di costruirci una storia o un personaggio, vite che sfuggono ai più ma in cui il segno, più o meno marcato, è frammento di un discorso sospeso nel tentativo, in questa messa a nudo, di una rinascita. Ecco che allora le mani sembrano aggrapparsi alla terra, il collo trasformarsi nel tronco di un albero che genera vita, lasciando al fruitore la possibilità di immaginare che questo alone di mistero sia condizione necessaria per raggiungere il fine “vicino alla realtà più della realtà stessa”.



