TEMPESTA

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La grande sala comunica con la veranda che affaccia sul giardino. Qui è presentata la Tempesta, un’ installazione che si scompone nel tempo: quattrocento brandelli di immagine si staccano dalla parete cadendo a terra, come le foglie degli alberi in autunno. Sembra che a farle volare via sia il vento che arriva dal giardino. Di fronte all’immagine -composta, in verità, da due fotografie differenti e sovrapposte- è un’ampolla che la riflette, capovolta, in miniatura. Da piccolo a grande e viceversa: come nella “piccola storia” di ciascuno di noi si riflette la “grande storia”. Quella tempesta è esistita davvero, ed è stata fotografata, nella cittadina di Bagni di Lucca, dove ha vissuto la famiglia Turba e uno dei luoghi che compongono la costellazione di Ilaria. Un mondo piccolo, a testa in giù, è come una magia che prende vita, un riflesso che sembra vero.

Tra queste due assi portanti (le sale laterali) si sviluppa la nostra composizione musicale-espositiva, in un gioco di scambi e passaggi tra lavori diversi lungo le stanze che affacciano sul corridoio. 

Santa Selva è un video realizzato per questa esposizione da Fatima Bianchi: in una sera d’estate ha proiettato le immagini dell’archivio privato della famiglia Testori sulle piante del giardino e sulle pareti della casa, accendendo poi fumogeni colorati. Per un breve istante i volti sembrano prendere vita, come evocati da un rito magico. Poi, altrettanto rapidamente, scompaiono, soffiati via dal vento. La teatralità della scena amplifica il potere affettivo delle immagini, mentre i fumogeni evidenziano dettagli, senza restituire mai le figure per intero. 

Stefano Levi Della Torre ha scritto: “Il paesaggio della memoria è accidentato, fatto di rilievi che emergono in luce dalla nebbia del dimenticato, evidenze monumentali che imbastiscono e riassumono le trame discontinue del ricordo”. La memoria, qui, ha esattamente la consistenza della nebbia.

Di fronte, dove una volta si trovava la cucina e ancora oggi è possibile intuirla, torna JEST, questa volta nella forma di una stanza delle scoperte e dei giochi. Una bambina dentro una foto (che è dentro una foto, che a sua volta è dentro una foto, e così via) la segnala dal corridoio. Dentro, su un tavolo sono disposte le carte del Memory-JEST in un invito al gioco. Bisogna però fare attenzione ai tranelli visivi, perché in questo gioco due carte identiche non esistono mai e la sfida è ancora più difficile. Un vascello naviga in un luogo nascosto e le immagini parlano, rispondendosi, tra le mensole. La macchina gira-taumatropio dal nobile nome “Lady T” attende che qualcuno faccia vivere l’illusione della terza immagine inesistente.

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