Una saracinesca è calata sul mondo e tra un listello e l’altro lascia intravvedere il bagliore di un orizzonte perduto. L’opera di Paolo Bini, che si sviluppa in verticale come se fosse una vera finestra, in realtà gioca su un’ambiguità che crea un’attesa in chi sta guardando. Cosa c’è al di là? E l’effetto saracinesca creato dai nastri tesi sulla tela è quello di un nascondere o di un lasciar trapelare?
La pittura di Bini vive abitualmente di uno splendore che si impone senza intercapedini. La scansione geometrica delle linee giustapposte accende tensioni cromatiche destinate ad abbagliare lo sguardo. Con Sentiero di Eden invece Bini fa i conti con una griglia che ingabbia e oscura il libero distendersi delle tracce colorate. La sua è una pittura che trova in se stessa la sua ragion d’essere, erede in questo della grande tradizione della pittura analitica italiana.
Ma pur nella sua neutralità rispetto al reale, Bini proietta sulle tele sensazioni generate da una sorta di luminoso accecamento che il reale produce sulla sua retina. Con Sentiero di Eden quell’accecamento risulta quasi dolorosamente impedito. Anche ciò che filtra basta ad accendere una potente nostalgia.
Paolo Bini è nato a Battipaglia (Sa) nel 1984, dove vive e lavora.
