NICOLA SAMORÌ

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La pittura per Nicola Samorì è un sofisticato rituale di recupero e scomposizione di immagini del passato. Il senso di questa operazione è sempre quello di portare allo scoperto quel nervo che è stato anestetizzato dalla patina del tempo. In mostra Samorì presenta due opere realizzate su onice, materiale a cui si lega la memoria di preziosi manufatti del passato. Le immagini dipinte sulla pietra sono una ripresa di un’Assunzione di Tiziano, conservata nel Duomo di Verona, e di un Sogno di Giacobbe di Ribera, conservato invece al Prado.
Samorì usa i difetti dell’onice, caricandoli di una funzione strategica nella composizione, in particolare nell’Assunzione in cui il foro della parte superiore (creatosi naturalmente nel processo di evoluzione della pietra) coincide con lo spazio in cui avrebbe dovuto esserci la figura di Maria. Il buco è una cavità che inghiotte il cuore dell’opera, riaccendendo di tensione e di inquietudine un’immagine per la quale si avevano solo sguardi scontati. In questo modo la pittura riscopre una sua vocazione destabilizzante: riflettendo sulla propria transitorietà si offre come interlocutrice preziosa e affidabile per gli sguardi feriti del nostro tempo.

Nicola Samorì è nato a Forlì nel 1977. Vive e lavora a Bagnacavallo (RA).

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