Stanza 11
Invitato da Andrea Bianconi
Mi piace pensare alle scale che congiungono i due piani di Casa Testori (dove erano collocati i miei dipinti) come metafora dei due piani alla base del mio processo pittorico: l’ostinazione e l’indagine.
La pittura è continua stratificazione materica (l’ostinazione) che si addensa giorno dopo giorno sulla tela, rivelando (come un’indagine) espressioni, concetti e sensazioni di forme e colori. Parafrasando Francis Bacon: “bisogna cercare di impacchettare un sacco di cose in ogni singola pennellata”.
Tra le opere esposte a Giorni Felici si trovava un lavoro paradossale: il ritratto del mio amico Kresnik, un piccoletto a cui voglio gran bene, raffigurato come fosse un gigante di cinque metri. Omaggio necessario a una persona cara con cui ho condiviso gli anni di studio a Venezia.
Il piacere, assieme all’eccitazione e la smaniosa ricerca di successo e popolarità sono invece il fulcro degli ultimi lavori.
L’intenzione era di portare a galla gli stridori vacui della realtà quotidiana. I desideri più irragionevoli del contemporaneo hanno sostituito quelli naturali. Viviamo il nostro tempo come un “teatro dell’assurdo”: ci sentiamo protagonisti e allo stesso tempo estranei al dramma collettivo della società moderna. Parlo di politica e di potere – quello economico certo, ma anche quello mediatico delle immagini, raffigurazioni ormai devote esclusivamente alla mercificazione di massa. Cerco di muovermi come un equilibrista su quella linea sottile sospesa nel vuoto che divide finzione e realtà. Voglio caricare di materia e veleno le tele ed i volti dei miei personaggi, nel tentativo di rendere solidi e pericolosi i miei ideali.
Aleksander Velišček è nato nel 1982 a Šempeter Pri Gorici, (Slovenia). Vive e lavora tra Nova Gorica e Venezia.