Tutti abbiamo il nostro bestiario. Il nostro zoo privato. Tutti abbiamo la nostra zebra, il nostro gorilla, il nostro passerotto, il nostro elefante, la nostra gazzella. Dentro di noi. È sufficiente pensarci per qualche istante. È il nostro teatro, il nostro esorcismo contro la pressione che le cose esercitano su di noi, sul nostro corpo, sul nostro sistema nervoso. A ciascun animale è sempre possibile sostituire un nome e un cognome, una professione, un aspetto fisico, una tortura e/o una gioia. Ogni animale è una carta da gioco, una pedina umile e preziosa, utile o dannosa a seconda del momento in cui la facciamo girare. Tutti abbiamo il nostro sistema di simboli. Riccardo Gavazzi è un pittore di simboli, e dunque di sistemi (non esiste simbolo se non dentro un sistema). Di insiemi, di serie, di ripetizioni, di variazioni, di canoni. Questo mi sembra il suo dna artistico. Non un figurativo, se non per la singolare forza raf-figurativa, rifigurativa, figurativa alla seconda, della sua pittura. Questi non sono ritratti di animali. È, piuttosto, il ritratto complessivo e sostanzialmente unico di un sistema di immagini simboliche, che si mostrano fin da quando le richiamiamo per insegnare ai bambini l’alfabeto (a come ape, b come balena, c come cicogna, d come daino, f come farfalla…), e come negli anni si fanno carico di tutto un universo di conoscenze, memorie, tensioni, aspettative.
Luca Doninelli
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Riccardo Gavazzi è nato a Milano nel 1982, dove vive e lavora. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera Nel 2006, inaugurando una stagione pittorica interamente dedicata agli animali, ha esposto due giganteschi gorilla nella tribuna dell’Appiani dell’Arena di Milano e nel 2007 Rain Dogs alla Galleria Obraz di Milano. Nel 2008 ha presentato alla B>Gallery di Roma la mostra Safari, attraverso un fantastico alfabeto di animali.