Stanza 20
Come è che un cinquantenne “suonato” si mette a fare un graffito a Casa Testori? Come mai ci presenta un lavoro dello scorso millennio?
La mostra qui vorrebbe aprire alle giovani generazioni, mettere in luce il loro lavoro. Cosa ci vuol suggerire questo graffito, che graffito proprio non è, visto che è citazione di un graffito, oltretutto “cinematografico”, e quindi fittizio all’origine… Citazione di citazione quindi… Eppure in ogni passaggio indicizzata… F.F. Coppola cita con quel graffito, segno del personaggio, l’essere contro per antonomasia, e nel film ne decreta la fine, o la crisi, e come suo unico sviluppo esistenziale pone un atto poetico, destinato a sfociare nella morte. Al di là della visione tragica di F.F. Coppola The Motorcycle Boy è figura folle, anarchica, e grazie alla sua impossibilità di adattamento, per “sensibilità”, l’unica ancora in grado di comunicarci una verità, aldilà di ogni mediazione.
Da queste osservazioni, già 15 anni fa era nato il desiderio di citarlo, e ora in questo contesto, volto appunto alle nuove leve e nel profondo buio della nuova era, spero possa dire quello che è e quello che spero l’arte voglia pur sempre essere, e cioè invenzione per un possibile mondo, magari migliore di questo, dove, come nel sogno del Motorcycle Boy, i pesci combattenti, nell’oceano, possano vivere in pace, perché hanno ognuno spazio sufficiente per le proprie esigenze.
Mario Airò
Ogni suo [di Airò] lavoro afferma, con discrezione, che esiste la possibilità di vedere il mondo con occhi nuovi, di vivere la propria esperienza coltivando un’attesa nei confronti del mondo.
Gianni Romano
Mario Airò è nato a Pavia nel 1961. Vive e lavora a Genova.