Stanza 9
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti, a persone e/o cose realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Danielle Sassoon
“Stanze” nella stanza. “Stanze” di un passato impregnato di paura e di dolore in una stanza invasa invece dalla luce felice del giardino lombardo. Strisciate di sofferenza che prendono coraggio, che escono dal buco nero in cui se ne stavano rintanate. È il nodo del passato che riaffiora come per una necessità, preso per mano da un destino imprevisto e non più nemico. Il dolore muto di quelle stanze vissute da un’infanzia ferita, prende voce. Dolore visibile, non più nemico, come un compagno di strada ritrovato. Si avverte quasi un desiderio di accarezzare quel dolore, di prendersene finalmente cura. Di ripetere e ripetersi che aveva ed ha un senso.
Come tanta arte femminile di questi decenni anche quella di Danielle Sassoon è ferocemente sincera con se stessa. Non fa sconti. Mette a nudo l’anima con crudezza. Ma questo non impedisce di farsi canto. Nella stanza le “stanze” intonano finalmente il loro straziato canto.
Danielle Sassoon è nata nel 1965 a Milano, dove vive e lavora.