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WORKSHOP ROTHKO

22 Settembre 2012 

Capire uno dei grandi artisti del secondo Novecento. E, soprattutto, capire le importanti implicazioni che la sua esperienza ha oggi sul lavoro di chi lavora in ambito artistico, creativo in senso lato o nell’insegnamento. Questo l’obiettivo che si è posto il Workshop Rothko, momento di conoscenza, riflessione e confronto che ha preso spunto dalla pubblicazione di un libro di Silvano Petrosino, filosofo e docente di semiotica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Abitare l’arte, Interlinea editore). 
Nel suo libro Petrosino propone un’affascinante interpretazione del grande artista, in quanto protagonista di una rottura con il soggettivismo che domina tanta arte del Novecento. Rothko come autore in cui la solidità della grande tradizione riesce a esprimersi e prendere forma dentro i codici più estremi dell’arte moderna. È attorno a questo affascinante paradosso che Silvano Petrosino ha lanciato e guidato la riflessione, avvalendosi anche di importanti contributi che si sono alternati nel corso del workshop. 
Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università  Cattolica del Sacro Cuore, ha introdotto i partecipanti nel lavoro del pittore, raccontandone gli esordi surrealisti. 
Ferdinando Bruni, attore e protagonista di Rosso, uno spettacolo teatrale tratto dall’omonimo libro di John Logan e dedicato a Rothko, ha parlato del proprio coinvolgimento con l’artista. Lo spettacolo, in scena al Teatro Elfo Puccini, indaga il tempestoso percorso di pensiero che portava Rothko alla genesi della sua opera. Un percorso che dimostra di prestarsi sorprendentemente a uno sviluppo drammaturgico. 
Infine Massimo Kaufmann, uno dei maggiori artisti attivi sulla scena di Milano oggi, e protagonista di una recente mostra al MamBo di Bologna, ha sviluppato una riflessione su quanto Rothko abbia innovato il tema del colore, la sua portata emotiva e simbolica.

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