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Alessandro Mendini, LA POLTRONA DI TESTORI

Stanza 17

Una grande villa borghese accanto a Milano. E in essa l’astratta presenza di Giovanni Testori, il grande artista che ho sempre amato. Che bello compiere un gesto nella sua casa, dentro a una sua stanza. Pensieri per me pieni di storia e di memoria, parole e disegni tanto assimilati nel passato. Di questi giochi di anime è di fatto il mio spazio in casa Testori, un omaggio compiendo un esercizio parallelo. I miei stilemi sulle sue pareti, uno scatto di intesa con i suoi muri parlanti, dove con il colore provo a ripercorrere lo spirito dei suoi gesti. E poi nel belvedere a semicerchio fuori dalle due finestre una fredda poltrona di bronzo. Dove spero per qualche giorno Testori vorrà stare a meditare, cioè sulla poltrona di Testori.
Alessandro Mendini

Alessandro Mendini col suo lavoro d’intreccio, tra pittura progettata e design pittorico, si pone correttamente nella posizione di chi non può che rappresentare la contraddizione come valore della creazione artistica con altri processi produttivi passibili d’istruzioni prima dell’uso. La complessità in questo caso consiste proprio nel progetto dolce di trasferire nel campo della pittura quel raffreddamento tipico del design e in questo il calore decorativo caratteristico di quella. Si arriva così alla scarnificazione di un linguaggio depurato dall’edonismo della materia e dall’enfasi ornamentale capace di nobilitare la mancata funzionalità dell’oggetto. L’operazione è valida proprio a partire dalla ricerca di un equilibrio creativo fra le due polarità attraverso la scelta di una volubilità capace di tenere in piedi due processi creativi differenti eppure convergenti tra loro. Evidentemente Mendini ha superato la superstiziosa superbia dell’artista come architetto del mondo, di colui che deve produrre risposte costruttive alla domanda sociale di un ordine possibile e trasferibile in scala dal perimetro dell’opera a quello più vasto dell’esterno. L’intreccio operativo di Mendini comporta l’assunzione di un sistema strabico di produzione linguistica supportato sempre da un desiderio di astrazione dei generi adoperati. L’astrazione è raggiunta proprio mediante l’applicazione del metodo di contraddizione. Contraddizione della specificità linguistica raggiunta mediante, appunto, una “pittura progettata” e un “design pittorico”. In tal modo assistiamo a una de-strutturazione della pittura e del design realizzata attraverso l’ampliamento delle loro possibilità. L’ampliamento determina una perdita di confine, l’astrazione di un perimetro dell’opera che trova la propria definizione attraverso la citazione di procedure assolutamente contaminanti. La trasversalità formulata dal nuovo metodo creativo di Mendini comporta l’assunzione anche dell’architettura come vasto campo della rappresentazione, dove il modulo architettonico non è struttura edilizia ma attrezzo scenico. In tal modo non ci troviamo di fronte alla speranza avanguardistica di una sintesi delle arti quale possibile antidoto totalizzante contro la parzialità dei linguaggi e del mondo.
Achille Bonito Oliva

Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931.

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