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Michele Bonuomo. I miei anni con Beuys

Dopo il lungo ciclo online dei Lunedì di Casa Testori, si torna agli incontri dal vivo. Il 1° luglio Casa Testori propone un dialogo con Michele Bonuomo, giornalista, direttore del mensile “Arte”, e storico collaboratore di Joseph Beuys

Bonuomo è stato il testimone privilegiato di tutta la stagione napoletana del grande artista tedesco, di cui ricorrono i cent’anni dalla nascita. È stata una stagione di straordinaria vitalità, nella città. Ha scritto Bonuomo: «Da Beuys abbiamo imparato che l’arte è di tutti; che ogni gesto, se dettato da consapevolezza, è un gesto di libertà; che la rivoluzione siamo noi. Abbiamo imparato che c’è molta più arte nel rispetto della Natura che nella lunga serie di trattati teorici a nostra disposizione»
L’incontro si è tienuto nel giardino di Casa Testori, alle 18,30.

“Per Morandi”

La rosa che si disfa,
la margherita che non è appassita,
quella che appassirà,
la margherita che è di già finita,
il papavero che al fiato
levissimo cadrà,
l’ombra dei vasi
che non fa rumore,
la primula trepida, smarrita,
il gemere della foglia
che è ferita
parallelo al gemere
della paziente vita,
lo spazio che sgretola la mente,
la lunga crepa, la silente,
il tarlo
– come amarlo
se non sapendo
che anche l’ossa di noi
piano piano roderà
come i tuoi fiori?

La cenere, la luce,
la timida bellezza che non ha confronto,
l’alba,
il tramonto
di questi dedicati fiori
alla vita e alla morte
e le porte,
le porte che disserri e sigilli
senza che il cardine strida,
si lamenti,
i cari vivi,
i morti,
gli stremati venti…

Giovanni Testori, Per Morandi (1981)

Lunedì di Casa Testori. Ep.31

Puntata 31, lunedì 21 giugno 2021, ore 21.15

I segreti dei Morandi, De Pisis e Morlotti in mostra a Casa Testori

È un piacere dedicare l’ultima puntata di questo ciclo dei Lunedì di Casa Testori alla mostra che verrà inaugurata tra le “nostre” mura novatesi tra pochi giorni, sabato 26 giugno. Sarà una serata speciale, che permetterà di conoscere in anteprima tre opere chiave del Novecento eccezionalmente in mostra. Tre artisti molto amati da Testori, occasione per lui di esprimere la propria fulminea capacità critica su tre fronti diversi che lo hanno caratterizzato: la poesia, la critica militante e quella giornalistica. Tre diversi modi di intendere la “Curatela”: il tema della mostra che accomuna anche i tre giovani artisti, partiti da queste tele per elaborare e installare la propria opera a Casa Testori.

A presentarci i tre dipinti saranno altrettanti importanti studiosi: Flavio Fergonzi, Scuola Normale Superiore di Pisa, ci introdurrà ai Fiori di Giorgio Morandi, provenienti dalla Casa Museo Boschi di Stefano, Paolo Campiglio, Università degli Studi di Pavia e Comitato di Curatela dell’Associazione Filippo de Pisis, illustrerà la grande Natura morta con lepre di Villa Necchi Campiglio e Francesco Guzzetti, autore di un recentissimo volume dedicato a Ennio Morlotti ce ne presenterà Collina a Imbersago, il grande dipinto donato da Testori ai Musei Civici di Milano e ora al Museo del ’900.

Per questa puntata speciale la consueta lettura di Federica Fracassi non poteva che essere dedicata a tre brani dedicati agli artisti presentati, strettamente legati alle opere ed espressione dell’inaspettato taglio critico di Giovanni Testori.

Curatela


Sabato 30 ottobre sarà l’ultimo giorno per visitare “Curatela”. Per l’occasione ci saranno in mostra gli artisti e il curatore che faranno delle visite guidate dalle 16 alle 18. A seguire brindisi finale.

È consigliata la prenotazione scrivendo a eventi@casatestori.it
Non mancare! 


LA MOSTRA

Il percorso della mostra a Casa Testori presenta i giovani artisti coinvolti nel progetto, attraverso opere e installazioni inedite, appositamente pensate per raccontare la propria ricerca artistica. Ma le opere di Alberto GianfredaFabio Roncato e del duo artistico bn+BRINANOVARA, nascono in dialogo con tre grandi opere del Novecento, firmate da Ennio Morlotti, Giorgio Morandi e Filippo de Pisis, giunte in mostra da tre grandi musei milanesi: Museo del ’900Casa Boschi di Stefano e Villa Necchi Campiglio. Tre dipinti presentati a Casa Testori e destinati a essere esposti in altrettante Biblioteche Comunali della periferia milanese il prossimo anno. Si tratta di artisti cruciali del ’900, cari a Giovanni Testori che ha abitato questa casa e che permetteranno di raccontare tre differenti tipologie d’interventi adottati dal critico nella sua vita: la poesia, la critica militante e l’articolo di giornale.

Nel dibattito contemporaneo sul ruolo del critico e del curatore, questa mostra racconterà così diversi approcci nel rapporto con l’artista, adottati per dar spazio e parola alla sua opera, interrogandosi su come esporla e/o raccontarla ma anche, talvolta, collaborando alla definizione del processo artistico che la genera. S’intesse così il filo conduttore tra i sei artisti presentati che dà il titolo alla mostra, la CURATELA, appunto, squadernando i mezzi del passato e del presente, capaci di innescare un processo di crescita e comprensione dell’opera d’arte che giovi all’artista e al pubblico. Testori ha rivestito i panni del critico che accompagna con le proprie parole la vita intera e l’opera di un artista come Morlotti, su cui scrisse numerose volte lungo oltre cinquant’anni, ha saputo intervenire con la poesia sull’opera “altra” di Morandi e usare la sua torrentizia produzione sul “Corriere della Sera” per ristabilire la portata di un artista come De Pisis. Casa Testori, da parte sua, continua a raccontare la vitalità contemporanea della pittura del Novecento e dà voce agli artisti emergenti, interpretando il proprio ruolo curatoriale accompagnando la relazione con i suoi spazi caratterizzati e seguendo gli artisti passo a passo nel processo.

A seguito del decreto legge 6 agosto 2021 l’accesso in mostra è consentito solo con green pass con il Qr code 
(vaccino o tampone o guarigione da Covid)

Casa Testori – Novate Milanese
Dal 26/06 al 31/10 – chiuso dal 2/08 al 22/08
Martedì-venerdì 10:00-13:00 / 14:30-18:00
Sabato 14:30-19:30

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Fabio Roncato si racconta!

Cinquecento anni del Moroni

Albino, un omaggio a Moroni nel segno di Testori

Di Orietta Pinessi

“La vita di una città, d’un paese, e di un’intera regione ci viene restituita in tutto il suo più segreto pulsare; in tutto il suo crescere, trascorrere, andar via portarsi verso il cimitero e anche là giunta restare; nel pensiero dei sopravvissuti, nei loro affetti, nelle loro preghiere e nelle loro memorie. Di questa grande, povera e grigia vita […] ove il Moroni non fosse esistito, non sapremmo assolutamente nulla. Il Moroni ce l’ha data guai a chi, per nefande scale di valori, tentasse di toccarcela un’altra volta”. Siamo partiti da questo invito di Giovanni Testori, ricavato da un suo articolo del 1979, pubblicato sul Corriere della Sera per immaginare il percorso che Albino ha dedicato a Giovan Battista Moroni, in occasione dei 500 anni dalla nascita. “Il codice Moroni. Storytelling di un pittore del Rinascimento: luoghi, persone, cose che parlano di noi” vuole restituire il mondo di Giovan Battista Moroni, partendo da tutti i fattori che hanno contribuito a costruire il suo immaginario pittorico: la sua vicenda, la sua terra, i suoi scritti, il paesaggio, gli oggetti parlanti, i colpi di scena, l’atelier, la passione per la moda, le immagini dello spirito, i dettagli rivelatori. E anche il cortocircuito con le “cose” di Moroni che abbiamo ancora davanti agli occhi.

Nella chiesa di San Bartolomeo ad Albino si squaderna il racconto del Moroni uomo, pittore e ritrattista, scandito in sezioni o “stanze”. Accanto ai ritratti e opere sacre troviamo oggetti, tessuti, pigmenti, rari documenti autografi, volumi cinquecenteschi, e anche le ricognizioni fotografiche sul territorio del Circolo fotografico Città del Moroni. Nell’angolo social il pubblico avrà a disposizione un “set” moroniano per calarsi con un selfie nei panni di un ritrattato dall’artista. I visitatori potranno osservare gli abiti del Sarto e dei celebri coniugi Spini, filologicamente ricostruiti da Alessio Palmieri Marinoni, e a sorpresa potranno imbattersi nella stilista albinese Simona Brena alle prese con la confezione in diretta dell’abito indossato dalla principessa salvata da San Giorgio nel Polittico di Fiorano al Serio.

Nella chiesa di San Giuliano si entra nel mondo delle “Immagini per lo spirito” che Moroni ha creato in così stretta connessione con la sua terra, la sua gente, la cultura religiosa e la devozione popolare del suo tempo. Due interventi di restauro, affidati ad Antonio Zaccaria, restituiscono piena leggibilità compositiva e cromatica a due opere chiave di Moroni: il Crocefisso adorato dai santi Bernardino e Antonio da Padova, unanimemente considerato il capolavoro del Moroni sacro, restaurato grazie a Fondazione Credito Bergamasco, è stato sottoposto a indagini diagnostiche condotte da Vincenzo Gheroldi, che hanno riportato in luce un dettaglio rivelatore. Scriveva Testori: “Quel perizoma si bagnerà di acqua e sangue”. Parole di una incredibile “preveggenza”, perché le indagini condotte hanno potuto confermare una componente singolare presente nella lacca del dipinto. Il pigmento rosso, usato per velare le ombre del perizoma giallo, era stato impiegato dal pittore per dipingere il sangue di Cristo …il sangue che sgorgava dalle piaghe delle mani, dalle ferite del costato doveva impregnare parte del perizoma.

E poi in sagrestia per la prima volta troviamo i tre stendardi realizzati da Moroni per la sua Valle. Il più significativo è senza dubbio lo stendardo di San Giuliano: Maria visita Sant’Elisabetta (Visitazione) e Madonna con Gesù Bambino: qui, contro i muri grigi delle architetture di fondo le figure di Maria ed Elisabetta, poverissime, sono “prive di gabbia disegnativa…immagini di una umanità di poveri… sono dipinte con una sprezzatura insuperabile” (Mina Gregori). La scelta, coraggiosa e in certo modo innovativa, è senza dubbio, dovuta al fatto che l’opera non fosse destinata a un altare bensì alla devozione più popolare, quella che interessa anzitutto i sensi e l’animo e da sempre privilegia forme espressive ed eloquenti.  L’artista ha voluto conciliare la convinzione religiosa con il comportamento quotidiano, l’interiorità con gli atti esteriori. Ed ecco le due donne, Maria ed Elisabetta, una madre eppur vergine, l’altra incinta seppure anziana, e un abbraccio. 

La Madonna allunga una mano tra quelle di Santa Elisabetta e depone l’altra affettuosamente sulla sua spalla. L’incontro è ricco di spunti psicologici attentamente studiati, dall’affetto tra le donne, intuibile nel loro contatto fisico e visivo, alla dolce sottomissione di Elisabetta, fino al raccoglimento e la serena trepidazione di Maria. L’abbiamo chiamato l’abbraccio della speranza.

L’abbraccio non è un elemento secondario della vita. Il distanziamento sociale ha profondamente modificato il tessuto relazionale: non poter abbracciare un familiare, un amico o la persona amata può portare a sentirsi isolati, tristi, soli. Abbiamo vissuto e purtroppo ancora viviamo lo strazio delle assenze, delle improvvise distanze e delle insopportabili separazioni. E dunque abbiamo bisogno di tutte le nostre risorse, anche di quelle che avevamo accantonato ritenendole consunte e inefficaci.

Giovan Battista Moroni ci ha offerto un magnifico abbraccio. Quel gesto perde ogni convenzionalità e ritrova il senso antico di un’umanità debole che cerca risorse comuni per non sentirsi irrimediabilmente sola e perduta. L’immagine sembra emanare così un calore autonomo, non percepibile altrove. Prendiamola come un segno: ci aiuta a restare vicini nella distanza e a non smettere di prometterci gli abbracci futuri.

E da ultimo Giovanni Testori nel 1978 fu invitato da un gruppo di giovani di Albino a celebrare il quarto centenario della morte “di quel loro grande concittadino, o compaesano, o convalligiano”. Ne nacque “Moroni in Val Seriana” volumetto chiave per la riscoperta delle importanti opere disseminate lungo la nostra Valle. Oggi il testimone è raccolto dai ragazzi dell’Istituto Romero di Albino che accompagneranno i visitatori in questa mostra, sorta di percorso narrativo partecipato, saranno loro a perpetrare il ricordo e l’affetto per un grande indimenticabile albinese.

I Lunedì di Casa Testori. Ep.28

Puntata 28, lunedì 31 maggio, ore 21.15

“La Verità di Michelangelo Pistoletto. Dallo Specchio al Terzo Paradiso è il titolo della mostra che il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona dedica al grande maestro, protagonista della stagione dell’Arte povera. Una mostra che ripercorre tutto l’arco dell’attività di Pistoletto e che prevede due interventi site specific, uno dei quali nel parco del “mitico” Monte Verità, sopra Ascona. Ne parleremo ai Lunedì di Casa Testori, con lo stesso Michelangelo Pistoletto, Alberto Fiz e Mara Folini, direttrice del Museo.

Si resta ad Ascona anche per la consueta lettura testoriana di Federica Fracassi: protagonista Giovanni Serodine, grande artista caravaggesco, e le pagine che Testori dedica alla sua casa asconese e agli stucchi che lui stesso realizzò sulla facciata.

Auguri Testori!

UNO SGUARDO INEDITO SU GIOVANNI TESTORI
a cura di Ambarabart

Appuntamento mercoledì 12 maggio ore 18 su Zoom:
https://us02web.zoom.us/j/84680012664?pwd=cnhiczFJWnJqNTltM2txSjVSM2xudz
Meeting ID: 846 8001 2664
Passcode: 081202

Il 12 maggio 1923 nasceva Giovanni Testori, scrittore, critico d’arte, drammaturgo, artista, scopritore di capolavori e inventore di parole. In occasione del suo compleanno, Ambarabart, associazione culturale che promuove e diffonde la cultura artistica soprattutto tra i più giovani, terrà un incontro aperto a tutti per scoprire Giovanni Testori. Dalle stanze della sua casa a lato della ferrovia, raccontiamo la sua storia, respiriamo la vita che ha ispirato la sua arte, i suoi drammi e i suoi racconti, sentiamo il rumore del treno, che scandiva le giornate e che lo portava da Novate a Milano, sul quale sono nate alcune delle storie più intense del Novecento italiano.

L’evento fa parte dell’inizitiva “Novate aperta solidale e responsabile”.

CASA TESTORI SUMMER CAMP 2021

CREATIVI SI DIVENTA!

In collaborazione con Ambarabart

Vivi una settimana o più nella casa di Giovanni Testori, due piani di esposizione e un grande giardino in cui giocare, imparare, scoprire. Dal 26 giugno sarà in corso la mostra Curatela dove, al fianco di opere di De Pisis, Morandi e Morlotti, esporranno tre giovani artisti contemporanei (Alberto Gianfreda, Fabio Roncato e bn+BRINANOVARA). Gli artisti ci terranno compagnia con i loro lavori, per accompagnarci a scoprire dove nasce l’ispirazione creativa.

I bambini dai 6 ai 12 anni saranno accolti da educatrici esperte che li condurranno in una serie di avventure d’esplorazione ed esperienze di apprendimento e creatività tra giardino e mostra: perché creativi si diventa. Di giorno in giorno i ragazzi compileranno un ricco taccuino, traccia fisica di un’esperienza indelebile.

Il fine settimana prima dell’inizio delle scuole sarà allestita in casa una mostra con i lavori dei ragazzi del camp!
Vi aspettiamo!

Il campus si terrà dal 28 GIUGNO al 23 LUGLIO e dal 30 AGOSTO al 10 SETTEMBRE

La nostra GIORNATA TIPO:
8.30-9.00 accoglienza
9.00-12.00 visita guidata e attività
12.00-14.00 pranzo; compiti o lettura personale
14.00-16.00 attività pomeridiana
16.30-17.00 ritiro bambini

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Orari: da lunedì a venerdì, entrata 8:30-9:00 e uscita 16:30-17:00
Iscrizione minima: una settimana
Tariffa piena a settimana (lun.-ven.): € 160,00 pranzo escluso
Tariffa ridotta a settimana (lun.-ven.): € 130,00 per il secondo fratello iscritto e altre riduzioni *
Le attività verranno svolte da personale qualificato nel rispetto delle norme di sicurezza Covid 19.
Il campus sarà attivato ogni settimana con un numero minimo di 8 partecipanti. È possibile iscriversi a più settimane.

Per informazioni e prenotazioni: prenotazioni@ambarabart.com

* tariffa ridotta per figli e nipoti dei soci di Casa Testori, figli e nipoti dei dipendenti e collaboratori della Testori S.p.A. e associati Ambarabart.

Le quote comprendono:
• la presenza costante dell’operatore
• attività nella mostra e nel giardino
• materiale per i laboratori
• assicurazione

Ogni bambino dovrà avere con sé:
astuccio con matita grafite, matite colorate, pennarelli, forbici, colla (stick e vinilica)
pennelli, acquerelli e tempere
merenda e pranzo al sacco
una borraccia per l’acqua
un telo pic-nic o simili per le attività all’aperto
un cambio completo per ogni evenienza
un asciugamano personale
crema solare
crema antizanzare e dopo puntura
mascherina indossata e mascherina di cambio
scatola porta oggetti formato almeno A4 per riporre i propri lavori durante la settimana

Il costo non comprende qualsiasi altra cosa non espressamente elencata.

Il camp è una proposta di Casa Testori a cura di Ambarabart.

La passione fa male: Testori si scopre attore

Ci ha lasciato a 78 anni Maria Grazia Gregori, critica teatrale e storica firma de l’Unità che ha dedicato sempre grande attenzione all’opera di Testori. La ricordiamo con il finale della sua recensione di “Verbò”, portato in scena dallo stesso Testori con Franco Branciaroli al Piccolo Teatro di Milano nel 1989.

di Maria Grazia Gregori

L’Unità, p.19, giovedì 22 giugno 1989

Forse non è possibile staccare dalla religiosità dimostrativa che il termine autosacramental contiene, anche quello di scandalo. Anzi è proprio lo scandalo nella sua accezione punitiva, che sembra aver guidato Giovanni Testori nella scrittura di Verbò nuovo testo che, nell’ambito di “Milano d’estate” viene presentato al Piccolo Teatro. E insieme allo scandalo, alla caratteristica violenza verbale, questo lavoro – non si capisce perché vietato ai minori di diciotto anni – contiene anche un desiderio di autoannullamento, di ricercata esibizione, perfino di disprezzo di sé che si realizza, anche sulla scena, in una degradazione cupamente ricercata.

            Del resto, è solo da questo punto di spiazzamento, di degrado che secondo il Testori di oggi può nascere una forma di religiosità contemporanea. E sono proprio l’autoesibizione, la pulsione erotica fortissima – sudore e sperma, rifiuto e fraternità – di Verbò a colpire, dentro il nodo di due biografie, quella di Paul Verlaine e di Arthur Rimbaud (dalla contrazione del loro due cognomi nasce il titolo di questo testo). Ma insieme a loro, in scena, ci sono anche Giovanni Testori e Franco Branciaroli: e la storia dei due grandi poeti “maledetti” e quelle dello scrittore e dell’attore di oggi, si sovrappongono e si fondono in un’identità che nasce dalla lacerazione.

            La  riscrittura, in chiave fantastica, della rovinosa ed esaltante storia d’amore che unì per qualche tempo il maturo Verlaine e il giovane Rimbaud con grande scandalo dei benpensanti, fino all’epilogo finale scandito dai colpi di pistola, dalla galera, dal lungo errare, di intreccia (potrebbe essere un atto di superbia, ma può anche essere il suggerimento orgoglioso di una filiazione) a due altre biografie umane e artistiche, in qualche modo anch’esse “scandalose” tra frammenti di versi, balenii di immagini, sovrapposizioni di vicende, e si sublima nella parola, anzi più volte citata musique della parola. Testori, dunque, partendo dal breve soggiorno a Milano nel 1875 di Rimbaud, immagina una specie di ultimo atto, di resa dei conti fra i due, nel tentativo di tenere alto, nel suo brillìo sfavillante, la storia di un amore reietto. Una sorta di grande processo, di denudamento psicologico (autosacramental, appunto) tutto centrato sull’attrazione e sulla repulsione.

            Sulla scena poche sedie, un tavolo rovesciato – lo stesso di In exitu –, un grande riflettore a piantana e, per fare piazza pulita di qualsiasi possibile illusione in uno spettacolo che è costruito tutto a togliere secondo una scheletrica semplicità: la sala è illuminata, il vicino può guardare il vicino, spiarne le reazioni e guardare con occhi ben chiari il lungo deputato dell’illusione, il palcoscenico.

            Testori-Verlaine in pantaloni e canottiera come un fotogramma sfuggito a Rocco e i suoi fratelli si confronta, si azzanna, si abbraccia con Branciaroli-Rimbaud (secondo scorci figurativi che riportano alla mente Caravaggio e Bacon) in un fiume di memorie, biografia scandalosa e impudica autobiografia, nella resa dei conti del palcoscenico dove tutto si consuma in un rituale di autoannientamento che si confonde con la confessione.

            Tutto, dunque, ritorna all’eterno cerchio della nascita e della morte – vita, vicende, amori, parole –. E se all’inizio raggomitolato come un feto, Branciaroli, in un’interpretazione di forte tensione, nasce in qualche modo alla parola, al teatro fra lampi di poesia visionaria, è lui, Testori-Verlaine, il conduttore-narratore della storia secondo schemi di quasi straniamento. Ed è ancora la parola spezzata, quasi incomprensibile come una “bava demente” a chiudere questa autorappresentazione di sé che si è voluto vietare, mentre è solo una testimonianza di vita e forse di stile.

I Lunedì di Casa Testori. Ep.22

Puntata 22, lunedì 19 aprile ore 21.15

La puntata numero 22 dei Lunedì di Casa Testori si occuperà del caso che ha suscitato tanto interesse nelle scorse settimane: la scoperta di un’opera perduta di Caravaggio, l’Ecce Homo, venuto alla luce ad un’asta di Madrid. Ne parleremo con Cristina Terzaghi, storica dell’arte, che ha potuto esaminare il quadro dal vero trovando gli elementi che assicurano l’autografia caravaggesca. Sarà con lei Stefano Causa, storico dell’arte al Suor Orsola Benincasa e grande conoscitore del periodo napoletano del Caravaggio. La puntata è l’occasione per esplorare il quadro, anche grazie a riprese fotografiche ravvicinate, scoprire le connessioni con altre opere e collocarlo all’interno della parabola caravaggesca.

La puntata verrà aperta con la lettura di una recensione di Giovanni Testori alla mostra su Caravaggio a Napoli, curata da Mina Gregori, del 1985. La voce come sempre sarà quella di Federica Fracassi. 

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