Mostre Focus

Aleksander Velišček – L’Aperto


Gallery

 


La Mostra

a cura di Marta Cereda

3-21 dicembre 2016
10 gennaio – 24 febbraio 2017

orari: martedì – venerdì:  dalle 10 alle 18
weekend visite guidate su prenotazione: info@casatestori.it
chiusura: lunedi
dal 7 al 9 dicembre 2016

L’uomo è l’animale che deve riconoscersi umano per esserlo.
Giorgio Agamben[1]

C’era già stato il suo Piccolo Albanese, qui. E non è un caso che ora Aleksander Velišček
 torni a Casa Testori con una personale in cui propone altri giganti, dalle proporzioni completamente differenti rispetto a quello che era stato presentato su questa parete nel 2012, in occasione della collettiva Giorni Felici. Si trattava, in quel caso, di un ritratto di cinque metri di un compagno di studi dell’artista, un ragazzo albanese di bassa statura, ingigantito a simboleggiare la rilevanza sulla sua formazione.
Anche i personaggi che ora costellano lo scalone della dimora natale di Giovanni Testori sono punti fermi nello sviluppo personale e culturale di Velišček
. Sono anch’essi giganti, come rivela il titolo della serie a cui appartengono: Gullivers, richiamo da un lato al romanzo di Jonathan Swift, dall’altro alla lingua coniata da Anthony Burgess in Arancia Meccanica, evidente contestualizzazione della ricerca dell’artista in un ambito che potrebbe essere definito come socio-politico.
Sono ritratti di scrittori, pittori, politici, filosofi modellati come se si trattasse di una scultura, a tutto tondo, con la pittura che cola dal bordo della tavola, che ne rende frastagliati i margini, ormai brandelli. Questi cerchi, figure geometriche simbolo di perfezione, vengono così deformati dagli strati di colore, dalle pennellate che si accumulano e che rendono sempre meno riconoscibili i volti. I primissimi piani eliminano qualunque contestualizzazione: rimane solo l’uomo, anzi, rimane solo la sua testa, essenza, secondo l’artista, della fedeltà a un valore, che qui trova la propria espressione nello scontro tra ideale e reale. Un’opposizione che si fa violenza e amputazione in queste teste dalle gole recise, con, talvolta, gli occhi sgranati e le bocche spalancate a gridare l’ultima orazione o la maledizione della gorgone.
La stessa idea di sottrazione dal contesto, dall’ambiente in cui questi intellettuali sono vissuti e hanno maturato il proprio pensiero, viene attuata nel ritratto di Giovanni Testori, in una teca dal doppio vetro che lo custodisce e lo allontana: del padrone di casa rimane solo il volto, mentre il corpo è rimpiazzato da una struttura metallica che sa di costrizioni e di chirurgia, in cui le viti si mescolano con la carne.

Aleksander Velišček
 è nato nel 1982 a Šempeter pri Gorici, in Slovenia, vive e lavora tra Nova Gorica (Slovenia) e Lugano (Svizzera).
Nel 2010 si è laureato in Arti Visive e discipline dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2012 è stato artista in residenza negli atelier di Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, nello stesso anno ha vinto il Premio Mariuccia Paracchi Testori, dopo aver partecipato alla collettiva Giorni Felici, a Casa Testori. Nel 2015 è stato in residenza presso Viafarini, Milano; Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore; Cité Internationale des Arts, Parigi. Ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia, Slovenia e Austria, tra cui: Shit & Die, a cura di Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah and Marta Papini (Torino, 2014); Gullivers, a cura di Aurora Fonda (AplusA, Venezia, 2016).

Grazie a MLZ Art Dep, Trieste.

 

[1] Giorgio Agamben. L’aperto. L’uomo e l’animale, Torino, 2002, p. 33

Testori 1945

Testori 1945

a cura di Davide Dall’Ombra

Spazio Testori
3-21 dicembre 2016
10 gennaio – 24 febbraio 2017

orari: martedì – venerdì:  dalle 10 alle 18
weekend visite guidate su prenotazione: info@casatestori.it
chiusura: lunedi
dal 7 al 9 dicembre 2016

Non ancora ventenne, tra il 1941 e il 1943, Giovanni Testori pubblica sulle pagine di “Via Consolare”, “Pattuglia” e altre riviste universitarie del GUF numerosi interventi di critica d’arte, esordendo anche come disegnatore e drammaturgo. Con la crescita del conflitto mondiale, sebbene la sua creatività fosse in totale fermento, le occasioni per vederne i frutti a stampa si ridussero fino quasi a strozzarsi nei mesi successivi. Il 1943 segna la battuta d’arresto: il libro sui disegni di Henry Matisse che piacque anche al pittore chiude le sue pubblicazioni in volume fino al 1951 e il suo speciale “Omaggio alla pittura”, pubblicato sul numero di maggio-giugno di “Pattuglia”, convince Mussolini a far chiudere la rivista. In agosto, Milano subisce i bombardamenti più devastanti anche per il patrimonio artistico. Testori allestisce uno studio nel solaio della grande casa paterna di Sormano (CO), dove era sfollato con la famiglia, trasformandolo in un crocevia per artisti e critici come Ennio Morlotti e Mario De Micheli.

Dopo un 1944 di silenzio, il 1945 segna la ripartenza pubblica, per l’Italia come per Testori.

È l’anno della pubblicazione delle Laude di Jacopone, che illustra con venti disegni realizzati l’anno precedente. I disegni selezionati sono espressione del suo intenso impegno per l’arte sacra che attraversa tutti gli anni Quaranta e che meriterà una trattazione specifica, vista la copiosità d’inediti ritrovati negli ultimi anni e la varietà dei soggetti trattati.

Ma quello sacro è solo uno dei temi indagati da Testori. I mesi intorno alla Liberazione del 25 aprile sono scanditi da diverse espressioni del suo genio, dalla pittura alla poesia, alla critica militante. Sono momenti emblematici di un nuovo inizio: è il 1945 di Giovanni Testori, qui raccontato in 6 episodi.

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