Giorni Felici 2014

Marco De Sanctis, RÈMINESCENCES

Stanza 12

Nel solaio di una casa un tempo abitata da un artista, Marco De Sanctis ha trovato alcune tele preparate dal pittore, ma non ancora dipinte. Raschiando lo strato preparatorio fino ad arrivare alla base, emerge l’idea che fu, che si srotola nello spazio, senza farsi afferrare. Una linearità che ritorna come elemento conduttore nella produzione dell’artista e che conduce dalla Tapisserie disegnata con minuzia e pazienza su carta riprendendo lo stesso motivo del tappeto tratteggiato sull’incisione D’Après Ingres, restaurata dall’artista, al certificato d’autenticità della preziosa incisione a bulino, che De Sanctis ha trascritto, a matita, sulla parete della stanza.

Marco De Sanctis, nato nel 1983 a Milano, vive e lavora tra Bruxelles e l’Italia.

Anthony Zinonos, GABRIELLA’S GLOW

Stanza 10

Anthony Zinonos ha cominciato a chiamare Gabriella Testori Bernardini soltanto Lella.
Pronunciato con il suo accento inglese e con la familiarità di chi ne ha accarezzato per giorni le fotografie in bianco e nero, di chi ha fatto propri i racconti altrui e ha partecipato con l’immaginazione a feste, cene e viaggi. Avrebbe voluto conoscerla personalmente e ridere insieme a lei come faceva con il fratello Giovanni e vorrebbe, un giorno, farsi guardare da una donna come lei guardava il marito Carlo.
La family room di Casa Testori ospita un omaggio alla sorella minore di Giovanni Testori, scomparsa il 2 marzo 2014, affidato ai collage di Anthony Zinonos, in cui la sovrapposizione di livelli di carta entra in dialogo con la sottrazione di intonaco della grande opera permanente di Andrea Mastrovito.

Anthony Zinonos nasce in South Africa nel 1981, vive e lavora a Norwich (UK).

Andrea Bruschi, COSENZ54

Stanza 11

Andrea Bruschi ha seguito l’evoluzione, giorno dopo giorno, di un cantiere in via Cosenz al numero 54, a Milano, immortalandone le lente modifiche come variazioni di colori e di forme. L’immagine di partenza non era più riconoscibile, si intravedevano solo incroci di linee e fughe prospettiche che avvicinano i suoi quadri all’astrazione. L’uso della fodera come supporto, anziché la più comune tela, conferiva alle opere energia, trasparenza e luminosità, accentuate dagli strati di resina, trasformandole in una riflessione sulla luce.
Febbraio è un calendario sentimentale: è il mese in cui l’artista è stato invitato a partecipare a Giorni Felici.

Amedeo Abello, LE VOYEUR

Stanza 9

Due amanti si baciano, di notte, davanti alla finestra di un palazzo di Parigi. Pare la scena di un film, invece è un frammento di realtà che Amedeo Abello è riuscito a catturare con la sua macchina fotografica analogica, entrando per un attimo nella vita privata di un interno domestico.
Il suo sguardo si è rivolto all’esterno, invece, per Photomaton, in cui l’artista ha immortalato i passanti delle stazioni della metropolitana parigina grazie alle cabine fotografiche e a uno specchio inclinato di 45°, senza poter controllare il soggetto dello scatto. Le fototessere sono ritratti di estranei inconsapevoli, scelti dal caso.

Amedeo Abello, nato nel 1986, vive e lavora a Torino.

Diego Marcon, INTERLUDE

Stanza 8

Dick è un soldato. Seduto su uno sgabello davanti a una tenda, sta pulendo il suo stivale.
Intorno, il nulla. Interlude parte proprio dal nulla e dal silenzio, che, nell’allestimento ideato per la mostra, superano i confini dello schermo, per proseguire nella veranda di Casa Testori. Uno spazio semicircolare e rigoroso, che si colloca idealmente al centro dei punti cardinali elencati da Diego Marcon, nel video interamente sonorizzato dalla voce dell’artista. Il punto di partenza del racconto, suddiviso in tre atti di pochi secondi, è la prefazione di Specie di spazi, di Georges Perec, in cui la descrizione pedissequa dei dettagli di un ambiente diviene condizione per afferrarne la complessità: un paradosso rispetto al vuoto in cui Dick e il visitatore si trovano.

Diego Marcon, 1985.

Martin Disler, VORTICI DI CONOSCENZA

Stanza 7

Il rapporto che Disler stabilisce col visitatore è una chiamata e, nello stesso tempo, una lotta; un abbraccio e, nello stesso tempo, una tortura. Questo è talmente vero quando cerchiamo di voltar via gli occhi per difenderci da una così affascinante spira: in quel suo chiamarci e trascinarci dentro il risucchio. Allora, piano, piano, sedotti da una bellezza pittorica che ha, oggi, pochi uguali, cominciamo a capire che, al fondo di quel delirio e di quella lotta, Disler sta rintracciando anche per noi i termini di un ordine arcano e misterioso; quell’ordine che sopravvive alle frantumazioni e al caos; quell’ordine che, proprio tramite i segni e i colori, compie su di sé la prova estrema e sacrificale della sua inevitabilità”.
Era il 1987 e Giovanni Testori, recensendo sul Corriere della Sera la personale dell’artista svizzero (1949-1996) allo Studio d’Arte Cannaviello di Milano, riconosceva in lui una delle voci più significative della pittura europea degli anni Ottanta.

Martin Disler (1949-1996).

Chiara Briganti, ESPRIT DE FENÊTRE

Stanza 6

Chiara Briganti realizza le sue scatole magiche dagli anni Settanta e, a oltre novant’anni, ancora assembla microcosmi che riassumono in pochi centimetri racconti, sogni, ossessioni. Ogni teatrino è accompagnato da una citazione, che vuole costituire un varco per la comprensione di quanto rappresentato e che, invece, talvolta ne accresce il mistero. I differenti piani prospettici equivalgono, infatti, ad altrettanti livelli di lettura e di interpretazione delle opere, spesso bifacciali, in cui l’artista inserisce materiali provenienti da fonti lontane tra loro: sassi, vetro, incisioni sette e ottocentesche ritagliate con minuzia.

Chiara Briganti (Montpellier, 1921)

Atelier dell’Errore, SIAMO L’INCIAMPO, SUPERIAMO LE SCALE VOLANDO

Scale

Atelier dell’Errore è un laboratorio ideato da Luca Santiago Mora nel 2001 per i bambini della Neuropsichiatria Infantile, prima per la A.U.S.L. di Reggio Emilia, poi anche per l’A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Chiamato così, perché, raccontava Luca Santiago: «all’inizio mi sentivo un errore stando lì, con loro. Poi ho scoperto che loro si sentono quasi sempre errori, grazie a noi “normali”: a scuola, sull’autobus, alle feste di compleanno a cui non vengono invitati mai. Ma anche sull’errore si può costruire un meraviglioso metodo di lavoro per riscattare la potenzialità poetica di questi ragazzini, sconosciuta a molti, a me per primo».
Atelier dell’Errore disegna esclusivamente animali e, per la scalinata di Casa Testori, ha deciso di scegliere dall’Atlante di Oltre Zoologia solo creature in grado di volare, proprio quelle che non hanno bisogno della scala per ascendere. Quegli animali che “pur essendo materia d’inciampo, errori per dirla tutta, ci lasciano attoniti, faccia all’insù, con un facile colpo d’ala”.

Piero Pizzi Cannella, BON À TIRER

Stanza 4

La produzione incisoria di Piero Pizzi Cannella, esponente della Scuola di San Lorenzo, può essere considerata come una sintesi del suo fare artistico, innanzitutto per la ripresa dei soggetti tipici del suo linguaggio espressivo, che nell’essenzialità del segno e dell’assenza di colore ne estremizzano le caratteristiche archetipiche. Sono oggetti domestici, sottratti dal contesto e dalla loro funzione e assurti a icona, accompagnati, talvolta, da una frase o da una parola sibillina. Attraverso la tecnica dell’acquaforte e del carborundum, sotto la guida sapiente della Stamperia d’Arte Albicocco di Udine, il segno acquista maggiore o minore precisione e consistenza, diventando affilato come la punta di una freccia oppure facendosi di velluto nel lampadario o nel collier.

Piero Pizzi Cannella nasce nel 1955 a Rocca di Papa (RM).

Elisabetta Falanga, L’ALTRO LIVELLO DELLA TERRA

Stanza 3

Ho osservato le scarpe di alcuni malati. Le loro suole erano poco usurate, a volte intonse”.

Elisabetta Falanga è partita dall’esperienza della malattia, dalla convivenza quotidiana con essa. Si è resa conto che esiste una distanza dal mondo, non soltanto nell’assenza di contatto con le persone, ma anche, e soprattutto, con il suolo. L’artista ha riprodotto e riadattato la stanza di un malato, introducendo in modo prepotente ciò che definisce questo isolamento: la terra, che segna un nuovo orizzonte e, contemporaneamente, l’assenza di un orizzonte. Un ambiente claustrofobico, in cui, ancora una volta, il contatto con l’elemento naturale è impedito, mediato da una fredda lastra di vetro.

Il progetto è stato realizzato nell’ambito di Mentorship, promosso da Sisal e dall’associazione Art for Business, per guidare giovani artisti nello sviluppo delle loro idee creative con il sostegno di due maestri: Marco Ghezzi e Paolo Rosa, fondatore di Studio Azzurro, scomparso improvvisamente nell’agosto 2013.

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