Stanza 1
Negli anni Quaranta Giovanni Testori (1923-1993), prima ancora che come scrittore, è noto ai più come un pittore e critico realista, solidale con l’esperienza della scuola milanese uscita da “Corrente”, compagno di strada di Morlotti, Cassinari e Guttuso. Anche i suoi interventi come critico militante sono dettati dalla necessità di trovare, innanzitutto per sé, una strada percorribile nel realismo italiano, capace di andare oltre la folgorazione picassiana, dopo averla attraversata.
Le quattro stagioni
Dopo la partecipazione ad alcune mostre e premi, Testori realizza, nel 1947, un ciclo di quattro affreschi dedicati alle stagioni, per la sala da pranzo della casa del fratello Giuseppe a Novate, di cui si conservano anche i cartoni usati per lo spolvero, la tecnica di riporto del disegno sull’intonaco fresco.
Le Vele di San Carlo
Nel 1948, grazie all’amicizia con padre David Maria Turoldo, Testori ottiene il permesso di realizzare quattro affreschi, rappresentanti i simboli degli evangelisti, nelle vele della cupola presbiterale della chiesa di San Carlo al Corso. Ma il 10 settembre dello stesso anno, il Priore dei Padri Serviti responsabili della Chiesa invita una “Commissione mista, delle Belle Arti e dell’Arte Sacra” per un giudizio sugli affreschi, che personalmente non apprezza.
La Commissione dichiara che, nonostante gli affreschi avessero “dei pregi artistici” sono in contrasto con l’ambiente della Basilica. Testori fa subito le sue rimostranze sostenendo che difenderà la sua opera “a mezzo dei giornali cittadini”. Malgrado qualche voce si sia alzata in sua difesa, i più sono concordi sull’incongruenza dell’intervento e, il 23 giugno 1949, la cronaca del convento registra che gli affreschi sono stati coperti con vernice ad olio.
L’epilogo
La delusione di Testori è forte tanto da alimentare un’insoddisfazione crescente per la propria ricerca pittorica. Per Testori, evidentemente, poco valgono la realizzazione della straordinaria e innovativa Crocifissione (1949), qui posta in cima allo scalone, e l’allestimento della sua prima personale alla Galleria San Fedele di Milano (1950).
Di lì a poco, si arriva al drammatico epilogo: un grande rogo nel cortile della casa di Via Santa Marta, dove Testori aveva il suo studio. Un incendio distruttore con il quale dar fuoco a tutti i dipinti realizzati fino a quel momento e ancora presso di lui.
Con questo gesto Testori abbandona la pittura, buttandosi a capofitto nella scrittura, come critico
d’arte nel segno di Roberto Longhi e come narratore de I segreti di Milano.