Un progetto di Casa Testori
Meeting di Rimini
20-25 Agosto 2021
Dal 20 al 25 agosto 2021, al Meeting di Rimini, Casa Testori ha presentato Io, Pier Paolo Pasolini, mostra dedicata a uno degli intellettuali italiani che con la sua straordinaria personalità – regista, sceneggiatore, attore, poeta, scrittore, drammaturgo – ha segnato il XX secolo.
Perché Pasolini oggi? Perché Pasolini è un capitolo aperto nella nostra storia. È un intellettuale il cui scrivere, pensare, filmare, dibattere è sempre stato segnato da una ferita profonda.
Si può pensare che si trattasse di una ferita personale. In realtà se Pasolini è ancora così parola viva che brucia, anche a quasi 50 anni di distanza, è perché, per destino, si era fatto carico di una ferita collettiva, è stato il testimone ferito di un mutamento antropologico, di un cambiamento che ha investito innanzitutto la sua identità e la sua persona. E che ha il segno drammatico di una “mancanza”. Pasolini ha saputo far forza sulla nostalgia di ciò che era perduto, mettendo in azione un’intelligenza capace di smascherare, senza temere lo scandalo, tutte le ipocrisie del nuovo mondo vincitore.
La forza di Pasolini sta dunque in questa coincidenza tra piano personale e piano pubblico. Per questo le sue parole, per quanto scaturite dalla sua esperienza di intellettuale senza patria, pesano ancora sulla storia collettiva.
Il percorso della mostra Io, Pier Paolo Pasolini riaggancia questi due piani, ricorrendo soprattutto alla presa diretta: sono stati il volto e la voce di Pasolini, così tagliente e lucidamente dolorosa, a raccontarsi, in sei grandi videoproiezioni e in una performance collettiva e ininterrotta di letture dei suoi testi, affidata a più voci chiamate a restituire “vive” le sue parole.
Una mostra non per parlare di Pasolini, ma per sentir parlare Pasolini.
PASOLINI LIVE
Una performance pasoliniana
Il percorso espositivo in sei atti è stato aperto dalla performance Pasolini LIVE, che ha raggiunto via web un pubblico internazionale. Da una cabina di regia posta ad inizio mostra, è stata trasmessa una diretta pasoliniana continua: una lettura ininterrotta per oltre dieci ore al giorno di libri e raccolte di Pasolini (articoli, poesie, interventi) a cui hanno dato voce gruppi di attori, artisti e curatori, oltre ai visitatori della mostra e a volontari della Fiera, chiamati a leggere un brano di Pier Paolo Pasolini.
In alcune fasce stabilite della giornata la diffusione della parola pasoliniana è nata grazie alla lettura integrale di alcuni libri e raccolte d’articoli, affidata a giovani attori italiani, che si sono avvicendati in una catena ideale lungo i giorni, creando appuntamenti fisi per il pubblico internazionale che si è collegato.
Ma non solo. Il flusso di oltre 50 ore di performance, per 6 giorni consecutivi, è stato arricchito da ospiti speciali. Sono stati, infatti, coinvolti lettori appassionati, uomini e donne di cultura, poeti e giornalisti, musicisti e cantanti, medici e scienziati di ogni sensibilità e categoria, che sono intervenuti dalla mostra e da tutto il mondo con la propria voce, leggendo un brano di Pier Paolo Pasolini a loro caro.
Un palinsesto organizzato per un flusso continuo e un omaggio globale mai tentato per uno scrittore, capace di dar conto del tangibile interesse internazionale suscitato dall’intellettuale di Casarsa.
PASOLINI IN 6 ATTI
La mostra ha come elemento centrale 6 grandi videoproiezioni, pensate come 6 capitoli in cui raccontare altrettante sfaccettature, episodi creativi e biografici della vita di Pasolini.
“È difficile dire con parole di figlio”
Le origini e la madre
Raccontare del principale affetto di Pasolini, il rapporto con sua madre, è la chiave per introdurre il personaggio, le sue origini friulane, il trasferimento a Roma e la sua formazione. Fin da subito si è sentita la voce di Pasolini, che parla di sé e che legge una delle sue struggenti poesie dedicate alla madre.
“Il patrimonio della poesia popolare anonima”
La storia e la città degli uomini
L’attenzione di Pasolini per il patrimonio artistico italiano, per la sua integrità ma anche la difesa della sua centralità nella formazione delle nostre coscienze, nascono dal suo interesse artistico, dispiegato nella sua attività di pittore e disegnatore, e accesosi negli anni dell’Università a Bologna, grazie al suo professore, il grande critico Roberto Longhi.
“Manca sempre qualcosa”
La religiosità di Pasolini e il Vangelo secondo Matteo
Un tema cardine per cogliere la complessità di Pasolini è il suo rapporto con la fede, o meglio, con Cristo. Il suo Vangelo secondo Matteo era stato giudicato da L’Osservatore Romano, il miglior film mai fatto sulla figura di Gesù. Del film sono stati presentati alcuni personaggi chiave in una speciale proiezione immersiva che vuole rendere omaggio alla celebre opera dell’amico Fabio Mauri che coinvolse lo stesso Pasolini in una performance.
“Il modo di essere uomini”
Il vero fascismo è l’omologazione
Seguire gli occhi e la mente di Pasolini che si muovono sul paesaggio, sulla città, attraverso la sua storia, apre le menti dello spettatore sui piani antropologici, storici, architettonici e sociali della città e della sua espressione profondamente umana. Quello di Pasolini è un grido d’allarme, contro chi minaccia l’uomo e la società, corrodendola dall’interno, è la denuncia profetica e innamorata che hanno reso indispensabile la sua parola.
“Non si può scindere l’amare dal capire”
Il risveglio del popolo e Gennariello
“Chi invece prostesa con tutta la sua forza, anche sentimentale, contro il regresso e la degradazione, vuol dire che ama quegli uomini in carne e ossa. Amore che io ho la disgrazia di sentire, e che spero di comunicare anche a te”. Con brevi spezzoni di interviste e brani, è stata evocata la potenza educativa di Pasolini, attraverso i celebri articoli raccolti in Scritti corsari e Lettere luterane, che si aprono con l’emblematico trattatello pedagogico Gennariello, contro l’omologazione, per la libertà dell’uomo.
“Distruggere e annientare quella solitudine”
Il saluto di Giovanni Testori
“Così chi ha voluto veramente e totalmente la vita può trovarsi più presto degli altri dentro le mani stesse della morte che ne farà strazio e ludibrio. A meno che il dolore non insegni la “via crucis” della pazienza. Ma è una cosa che il nostro tempo concede?” Il finale spetta allo scritto di Testori per la morte di Pasolini (Espresso, 1975): una consonanza unica che ci apre alla modernità e attualità della ricerca pasoliniana.