Anci… oggi ?
Papà’ oggi voglio andare al mare , ma dentro al mare, sotto… dentro l’acqua, mi risponde.
Ma quanto sotto e quanto dentro, le chiedo.
Mi risponde: sottissimo, voglio vedere cosa vede l’acqua, l’acqua e’ riflesso dei pesci e questa storia dell’acqua la facciamo perché tutti i tipi di pesci non possono vivere senza l’acqua. E così facciamo l’oceano.
Andrea Bianconi
Author: Alessandro Frangi
Giorno 3 – IL MONDO DEI PESCI
Giorno 2 – LA NASCITA DELLA PIOGGIA
Anci , il nostro viaggio continua …
Papà voglio andare a vedere dove nasce la pioggia . Le chiedo … dove?
Mi risponde : andiamo nella savana ad incontrare tutti gli animali , loro sanno.
Le rispondo : partiamo e andiamo a salutare l’elefante.
Il nostro viaggio continua ed e’ incredibile vedere come il punto di viste delle cose può portarci in posti incredibili.
Andrea Bianconi
Giorno 1 – LA VITA DELLE NUVOLE
“Anci – così chiamo mia figlia – dove andiamo oggi?”
Mi risponde … “voglio fare il giro del mondo”.
“Da dove partiamo” le chiedo.
“Da Vicenza – mi risponde – dallo scivolo del parco giochi e poi andiamo a trovare il sole con tutte le nuvole.
E poi andiamo a salutare tutti gli abitanti delle nuvole”.
Abbiamo lavorato tre giorni, disegnando, tagliando, costruendo nuvole e ho scoperto che una nuvola può essere un lago per un’oca ed anche per una pecora.
Continueremo questo viaggio alla scoperta di altri mondi per incontrare il sole.
Andrea Bianconi
Benito Ligotti, SOCIAL CONTROL
Quattro grandi tele attorniavano il visitatore, sul fondo s’intravvedeva chiaramente la sagoma del mondo. In primo piano la composizione era resa da centinaia di tessere con un piccolo segno al centro. Avvicinandosi, l’indistinto diveniva distinto. Si trattava di centinaia d’impronte digitali che inserivano Edolo in un progetto in corso dalla fine del 2013, con cui l’artista vuole sottoporre agli occhi di tutti il tema della privacy, del trattamento dei nostri dati sensibili. Impronte lasciate spontaneamente dai passanti, in decine di occasioni pubbliche, in una sorta di mappatura dell’umanità attraverso il suo segno unico e distintivo. Cosa sveliamo di noi, magari senza accorgercene? Cosa potremmo definire come tratto unico della nostra personalità? Che immagine associamo al termine umanità e collettività? Cos’è il mondo? Sono alcune delle domande cui si apriva un’opera così e, con lei, Contexto 2017.
L’OPERA
Social Control, 2017
Contexto 2017
Marta Carenzi, EDOLO 1:3, 2017
«Questo è il titolo. Si legge: Edolo uno a tre, nel senso della proporzione, che è relazione. Ogni immagine è costituita dalla relazione tra le tre immagini. Il trittico porta, in sé, questa relazione (di segni, luci, ombre, soggetti, forze, pesi), sempre raccontata con i tempi lunghi e sospesi della fotografia di paesaggio».
Sono la sintesi formale e la chiarezza didascalica tipiche dei fotografi che discendono da Luigi Ghirri o Giovanni Chiaramonte. Si trattava di quindici gioielli, con cui raccontare la propria Edolo, una città invasa dal sole, fatta di silenzio, di un oggetto da usare come perno per tre scorci, di alcune linee spericolate che tendono allo spasimo gli incroci, di due coppie di condotti che sembrano innervare e smottare la città. Al centro, un concerto di cubi vuoti e pieni e, a chiudere, un elogio del legno, che pone il fine, tra il rigore e il caos.
Alessandro Pongan, PRONO
«Il mio lavoro si struttura intorno a un personaggio centrale, il Prono. Siamo di fronte all’invenzione di un archetipo contemporaneo che in qualche misura dialoga con l’uomo di Vitruvio disegnato da Leonardo. Il Prono è un character, ossia un personaggio che viene rappresentato in diversi contesti, linguaggi e formati, senza mai perdere la propria identità. È massiccio, geometrico, arcaico e pop al tempo stesso. Riecheggia i ciclopi dell’Isola di Pasqua, l’iconografia maya e azteca ma anche i manga e gli ufo-robot giapponesi, i graffiti e i fumetti. È a carponi in segno di sacrificio e sopportazione, nella posa tipica degli oppressi. Ma, al tempo stesso, è un accumulatore di energia. Nel suo corpo massiccio si avverte la tensione di un velocista ai blocchi di partenza. È una creatura in ascolto, in attesa del momento giusto. Prono è il simbolo del potenziale di riscatto che c’è dentro di noi».
L’OPERA
Prono, 2016, 250×210 cm
Contexto 2017
Matteo Cibic, THE FLEXIBLE LIVING
L’iconica scarpa della Timberland si è espansa fino ad invadere la passerella del Municipio di Edolo. Quattro scarpe che segnano quattro punti di appoggio per una scultura giocosa ed elegante insieme. Fatta per essere vissuta, fatta per sedersi sopra le morbide sedute bianche. È un’opera disegnata dal giovane Matteo Cibic, designer italiano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo che, con le sue volute ha interpretato il concetto di flessibilità della scarpa e del passo umano. Si tratta di un’opera di design, di un’opera chiaramente promozionale, ma che racconta quanto siano ormai labili i confini tra arte contemporanea, design, arte partecipata e gioco. In questo senso è un’opera emblematica e come tale affidata al divertimento, ma anche all’uso rispettoso degli edolesi.
L’OPERA
The Flexible Living, 2016
Contexto 2017
Zeus!, COLLAGISTI ANONIMI
Una rivista, sei collage, una squadra. Il Cardo è una cooperativa sociale, molto importante per Edolo, che ha guadagnato di diritto una bella vetrina della città per questa edizione di Contexto. Una vetrina che è diventata per l’occasione una scatola trasparente, da guardare da molti punti di vista, invasa dal lavoro nato intorno alla rivista Zeus!, che la cooperativa edita da molti anni. Una pubblicazione resa artistica dalla cura e originalità con cui è redatta. Sono comparsi così, a sinistra, un grande trittico di collage che rende omaggio al mondo incantato e mostruoso del pittore fiammingo Hieronymus Bosh, qui reinterpretato in chiave monocromatica. A destra, a librarsi al centro erano, invece, tre grandi collage realizzati non dai ragazzi, ma dagli stessi operatori, guidati dall’illustratore veneziano Oscar Sabini e destinati alla copertina del numero 70 della rivista. Il collage ha confermato il suo significato metaforico: un mezzo in cui l’accostamento guidato di elementi diversi dà vita auna bellezza comune.
L’OPERA
Collagisti anonimi, 2016, gessetto e primal su tessuto, cm 250×210
Giovanni Pastori, AUTORITRATTO CON GATTO
La grande parete del convento presentava alla città un autoritratto molto diverso da quello dell’anno precedente. L’autore è un giovane artista e illustratore molto apprezzato in Italia e all’estero, segnalato da Forbes come uno dei giovani under 30 più promettenti. Le sue immagini, apparentemente semplici e giocose, talvolta nascondono, per timidezza, il loro significato. È il caso di questo autoritratto in cui l’artista si è rappresentato come un ragazzo dalla corporatura molto forte, ma impegnato in un atto molto dolce e innocente, quello di prendersi cura di un gattino. Proprio quest’unione tra forza e dolcezza è il senso del lavoro, che vuole sottolineare come la dolcezza sia in realtà una grande forza. E come l’accoglienza del debole sia il vero gesto eroico del nostro tempo. Il volto non è rappresentato, perché l’immagine è sì autobiografica, ma quella che racconta è una storia di forza e dolcezza che chiunque può far propria, magari in un momento preciso della sua vita.
L’OPERA
Autoritratto con il gatto, 2017, wallpaper
Massimo Uberti, TRACCIAR DI LUCE
Si può disegnare con la luce? Massimo Uberti lo fa da anni, grazie alla duttilità dei neon, plasmati con i propri artigiani per creare sistemi perfetti, in cui nulla distragga il nostro occhio dallo scorrere della linea nello spazio. Ma disegnare cosa? L’autore sembra interessato a restituirci, innanzitutto, quello che pensiamo di possedere già: oggetti quotidiani, banali quasi, come una scala o due cavalletti. Eppure, nel ridarcene la forma essenziale, capiamo che anche negli oggetti più consueti c’è qualcosa di straordinario, ed è la poesia della forma. La poesia delle cose che, alleggerite fino all’essenziale, diventano capaci di restituirci qualcosa che travalica la materia stessa. È così che Uberti crea dei microcosmi, delle stanze che sfondano le stanze, in cui una finestra, evocata con poche linee sulla parete, apre la nostra mente a un paesaggio da cercare nel nostro immaginario.