Come sempre il limite m’invita a ripensare il senso della vastità.
Abitiamo dentro il confine di una casa con una quercia che con i suoi rami aperti è ospitale.
Seguiamo il suo cammino dondolando, abitiamo la sua ombra.
Noi tre raccontiamo il tempo dello stupore, dello stare, della vicinanza.
Dondolare, osservare, porsi domande sono il solletico di queste giornate.
Emma Ciceri
Author: Alessandro Frangi
Emma Ciceri, Ester e Matteo – Solletichiamo la stessa terra, accarezziamo lo stesso cielo
Ester Maria Negretti e Berenice – La prima opera
Berenice ha 8 mesi e si può dire che sia nata nello studio di pittura di mamma Ester. Appena nata ha fatto le impronte dei suoi piedini sul muro della cameretta e giocato con la pasta modellante per avere un ricordo delle piccole manine, ma oggi ha realizzato la sua prima opera d’arte usando i colori di mamma e alcuni dei fogli appartenuti all’opera Didascalie di Garutti esposta nel 2012 al Pac.
Curioso è vedere anche l’interpretazione di queste frasi che hanno completato la gestualità della piccola Berenice e aperto nuove strade compositive a Ester Negretti che ha seguito le geometrie casuali dei fogli sparpagliati dalla figlia. Papà Maurizio ci ha assistito realizzando il video.
Ester Maria Negretti, Berenice Camponovo, Maurizio Camponovo
Ester Maria Negretti, (Como, 1978). Vive e lavora a Como.
Alla scoperta di Peterzano con il curatore della mostra
Avremmo voluto portare gli amici di Casa Testori a vedere la mostra di Simone Peterzano, il maestro di Caravaggio, guidati da uno dei curatori, Francesco Frangi. Non è stato possibile, anche perché Bergamo si è trovata nell’epicentro del ciclone Covid-19. Però Frangi ha voluto regalarci questa visita virtuale, sala per sala. Una visita che restituisce bene il fascino e anche l’importanza della mostra. Il percorso è della durata di poco più di un’ora. Buona visita!
Gosia Turzeniecka, Moreno e Maelle – La città dei ragazzi
Moreno ha 8 anni e Maelle 6. Ho preparato loro stampini realizzati con le patate. Con uno scalpello ho inciso disverse sagome di animali. I ragazzi li hanno inchiostrati con acquerello e stampati sulla carta. Successivamente hanno dipinto a mano libera sulla stessa carta immaginando questi animali che invadono la città.Gli stampini fatti di patata non durano tanto quindi, prima di buttarli, ci siamo procurati degli indumenti e li abbiamo decorati. Per gli indumenti abbiamo usato colori per la stoffa e ed eccoci pronti per la nostra nuova collezione primavera/estate 2020!
Gosia Turzeniecka
Gosia Turzeniecka (Opoczno, 1974.). Vive e lavora Torino.
Nebojša Despotovic, Erica, Mia e Emma – Le armate del lavoro colorate
“Noi come perfezione utilitaria” Kazimir Malevič
In questo periodo così assurdo abbiamo dovuto improvvisare infinite distrazioni per impiegare il nostro tempo. Questa è solo la prova di uno di questi piccoli progetti. In particolare, ho voluto mostrare proprio questa giornata perché, in qualche modo, mi sembra completa, assolutamente utopistica e astratta. Rappresenta un’azione in sviluppo, molto vicina a un Bauhaus casalingo improvvisato. Una piccola rivoluzione dietro l’angolo.
Treviso, 12.05.2020
Giovanni Frangi e Benjamin – Back To School
Questo lavoro scaturisce da dei ricordi belli ma anche frustranti per entrambi. Inizia un po’ tutto durante le scuole medie, che ormai sembrano un secolo fa. Ho appena cambiato scuola, dalla International School of Milan alla Sir James Henderson School, oggi conosciuta meglio come British School of Milan.
In questa nuova scuola, l’arte e il disegno era considerato molto importante, il livello era già molto alto e non era sicuramente una materia da prendere sotto gamba. Un caso? Chiedete al papà. Mi ricordo ancora una delle prime lezioni. Iniziavamo a lavorare sui disegni di prospettiva. I miei compagni sembravano tutti molto tranquilli, io per intenderci ancora oggi nel 2020 disegno le persone in stile “stick man”, dunque potete immaginare l’imbarazzo data la mia abilità artistica…
Mi ricordo che ogni settimana dovevamo completare un disegno, spesso raffigurando una natura morta o oggetti vari come bicchieri, vasi o frutti. Il papà all’epoca non si era ancora arreso e allora decise di insegnarmi a disegnare. Il tentativo durò approssimativamente 10 minuti.
È a quel punto che il papà si rese conto della mia incapacità di disegnare, seguita dai miei classici attacchi di isteria verso il mondo dell’ arte. Per questi motivi, per evitare insufficienze e imbarazzi personali (la mia professoressa d’arte sapeva del lavoro di papà) decise di aiutarmi in modo drastico. Insomma, in poche parole, i disegni me li faceva lui.
Ogni volta che consegnavamo i disegni, la professoressa giudicava tutti i lavori davanti a tutta la classe e dava uno per uno un voto da 1 a 5 (5 come impegno massimo) per impegno e A-F (A come voto migliore e C come sufficienza per la realizzazione del disegno). Incredibilmente, i disegni fatti da papà non prendevano mai più di C/B. Come impegno però prendeva sempre 5, che alla fine suonava più come una presa per culo che altro.
Con il passare delle settimane vedo mio padre impegnarsi sempre di più, non capendo perché il 60% della classe prendesse voti più alti dei miei/suoi disegni. Come scusa diceva che non voleva farli troppo bene per fare sembrare che il disegno fosse mio, ma ogni settimana ci metteva più tempo a completare il disegno. Ed è perché si misurava con la sua inabilità nel fare un disegno preciso, con calma e precisione. Non penso di avere mai visto mio padre frustrato come quando cercava di disegnare una pera e un vaso sotto una lampada accesa.
A 16 anni feci il mio primo tatuaggio, una fenice abbastanza semplice. Anche in questo caso chiesi al papà di farmi un disegno, però ancora una volta la sua incapacità nel disegnare con precisione mi ha costretto ad arrangiarmi in altri modi.
Quando il papà mi raccontò di questo progetto Artist & Son, non ci ho messo molto a farmi venire un’idea. I lavori che a scuola ci chiedevano di fare erano molto simili allo stile di Maurits Escher, artista famoso per i suoi disegni in matita dove esplora dimensioni/luci diverse ma con una precisione per i dettagli molto significativa. Penso che nel mondo dei tatuaggi, lo stile di Escher si possa definire surrealismo, ma potrei sbagliarmi! Per questo ho voluto sfidare nuovamente il papà, per riportarci un po’ indietro, quando fisicamente eravamo vicini ma mentalmente lontani. Magari far uscire di nuovo quella maledetta frustrazione che avvolgeva mio padre mentre cercava di azzeccare le ombreggiature del disegno.
Dunque gli ho proposto un lavoro, destinato a diventare un tatuaggio, ispirato all’opera “l’autoritratto allo specchio” di Escher che mostra una mano molto dettagliata che tiene una palla riflettente. Questo lavoro mi ricorda molto quei giorni nelle medie ed è molto simile alla tipologia di stile dell’albero della vita che ho tatuato sulla coscia. Preciso che anche questo tatuaggio non è disegnato dal papà.
Gli ho chiesto di concentrarsi sulla mano, rispettando i criteri di giudizio che avevo avuto a scuola; provenienza della luce, ombre giuste, profondità giusta, sfumatura giusta e cosi via. Visto che già la mano sarà una bella sfida abbiamo accordato che gli avrei dato un po’ di spazio sulle figure nella mano. Gli ho chiesto di aggiungere dei bolli, tre per essere precisi. Un bollo raffigurando uno stick man, uno con sopra un cavalletto e un altro con un albero, stile Frangi, senza regole e senza ragione.
Oggi siamo spesso lontani fisicamente, però più che mai spiritualmente uniti. Abbiamo imparato ad apprezzare ciascuno le proprie passioni in modo equilibrato. D’altronde, con il tempo e con un pizzico di maturità in più, ho imparato che a quel mondo dell’arte, che ancora capisco a stento, devo tutto e che alla fine della giornata non scambierei mai “autoritratto allo specchio” di Escher per un bosco di papà. Chissà che questa non sia la volta buona per un nuovo tatuaggio made by Frangi o ancora meglio made by the Frangis.”
Benjamin Frangi
Giovanni Frangi (Milano, 1959), Vive e lavora a Milano
Alessandro Scarabello, Ulisse e e Iside – Bestiari e Maschere
I momenti che sto vivendo in casa con i miei figli Ulisse e Iside sono caratterizzati da un’intermittente e concentrata produttività artistica. Ci ritroviamo durante la giornata a comporre immagini attraverso l’utilizzo di diversi mezzi e materiali. Tutto avviene in modo casuale.
La tendenza, a parte mia figlia di tre anni, che si accanisce sulla figura del cerchio, è quella di disegnare e dipingere maschere e in particolare bestiari. Mio figlio di otto anni ha sempre avuto la passione per i dinosauri, i rettili e i mostri. Riesce con grande naturalezza a far coesistere le tre cose insieme. Pian piano si sta avvicinando alla fantascienza e mi chiede spesso informazioni su alcuni film di cui ha sentito parlare, in particolare Alien. Rimango sorpreso perché senza aver mai visto “l’alieno”, in qualche modo ne riesce a intuire in anticipo le forme e a catturarne l’espressività. Quando iniziamo delle cose a due mani, decido presto di lasciarlo fare perché la voglia di osservarlo mentre disegna è più forte. Spesso attingo dal suo repertorio signico per trovare suggestioni che faccio confluire nella mia ricerca pittorica. Cerco realmente di imparare da lui.
Le cose più significative che fa o che facciamo insieme, finiscono poi attaccate ai muri o su altre superfici verticali sparse per la casa.
Alessandro Scarabello
Alessandro Scarabello (Roma, 1979) vive e lavora tra Bruxelles e l’Italia
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Poster Quotidiano
L’epidemia del COVID-19 non ha causato soltanto un’emergenza sanitaria, ma anche un’emergenza sociale. Tante persone e famiglie delle nostre comunità si trovano in gravi difficoltà ad affrontare i bisogni più elementari, dal cibo di ogni giorno, al tetto sotto cui proteggersi.
La dimensione della quotidianità ha fatto breccia anche nell’esperienza degli artisti in questo lungo periodo di quarantena, durante il quale hanno continuato a lavorare autonomamente nelle proprie case e anche a ripensare le proprie pratiche.
È per questo che Iva Lulashi, Adrian Paci e Fabio Roncato hanno chiesto ad un gruppo di artisti – Giovanni Frangi, Marinella Senatore, Stefano Arienti, Massimo Kaufmann,Vanni Cuoghi, Emilio Isgrò, Alessandro Sambini, Giovanni Iudice, Ruben Montini, Davide Monaldi, Elena Mocchetti, Filippo Berta, Andrea Cerruto, Giulia Andreani, David Reimondi, Matteo Fato, Hermanos Santiago, Beatrice Marchi, Alessandro Agudio, Thomas Braida, Paolo Ciregia, Nina Carini – di unirsi a loro realizzando ciascuno un lavoro in formato poster 50 x 70 cm in tiratura di 20 copie oltre a due prove d’artista. I poster firmati e numerati verranno messi in vendita con un contributo minimo a poster di 100 euro.
Poster Quotidiano è un’azione che vuole coniugare arte e solidarietà, proprio perché l’obiettivo è quello di sostenere la quotidianità di chi oggi si trova ad affrontare condizioni difficili e vuole sottolineare l’importanza che la cultura può avere nell’affrontare e dare forma alla narrazione di un momento inaudito e senza paragone da almeno due generazioni.
E’ per questo che abbiamo deciso che la raccolta sarà destinata a sostenere i progetti di Fondazione Arca che a Milano, Roma e Napoli con le sue unità di strada assiste gli homeless, e ha avviato un programma, d’intesa con i Comuni, per garantire sostegno alle tante famiglie in difficoltà.
Il progetto vede al fianco degli artisti, uniti da un grande spirito di generosità anche Casa Testori e Collezione Giuseppe Iannaccone con i curatori Giuseppe Frangi e Rischa Paterlini.
Uno speciale ringraziamento va a Collezione Nembrini, ad Art Defender, a Media Revolution.it, a Lara Facco P&C e a chi ha voluto mantenere l’anonimato, perché con il loro contributo ci hanno permesso di sostenere i costi vivi per la realizzazione di “Poster Quotidiano”.
Un grazie speciale va anche a voi che acquisterete le opere perché ogni poster venduto si tradurrà in aiuto immediato e concreto alla quotidianità di chi è meno fortunato di noi.
per acquistarli vai su: posterquotidiano.it
Il contributo per potrà essere versato direttamente su un conto corrente di Progetto Arca indicando la casuale “Campagna Poster Quotidiano”, IBAN IT07 A030 6909 6061 0000 0014 086
Qui il bellissimo articolo dell’iniziativa di Chiara Gatti uscito su Repubblica
Marica Fasoli, Mattia e Margherita – Contrasti in quarantena
Hanno solo tre anni di differenza, stesso segno zodiacale, ma caratteri totalmente opposti.
Mattia Santiago ha 8 anni, matematico e razionale, con una passione sfrenata per la batteria e il rock pesante, vede il mondo in modo geometrico: se gli chiedo di disegnarmi un albero, lo fa in stile Minecraft. Tra i suoi autori preferiti Mondrian e Vasarely.Dall’altra parte Margherita Jael, cinque anni, una bomba di creatività. Le piace sperimentare qualsiasi tecnica pittorica in totale libertà di espressione. Non ha margini, non ci sono confini per lei. I consigli rimangono tali perché fa di testa sua. Adora il colore rosa ( meglio se glitter), gli unicorni e gli arcobaleni ma, soprattutto, le piace da matti creare abiti per le Barbie utilizzando qualsiasi tipo di materiale, dai palloncini ai calzini tagliati, riciclando stoffa, carta, scotch, plastica…
Impossibile metterli d’accordo su un’ opera comune, visto che pur volendosi bene, sono spesso in contrasto anche nella vita di tutti i giorni.Ho optato quindi per un dittico, un’opera singola per ognuno, dove emergono tutte queste divergenze riguardo la loro visione del mondo. D’altronde, mi sembra giusto aver loro lasciato la libertà di fare e creare quello che preferivano, soprattutto in un momento come questo, dove, per evidenti ragioni superiori, dobbiamo rinunciare, spero ancora per poco, ad un pezzo di libertà e di diritti individuali.
Marica Fasoli
Marica Fasoli è nata a Bussolengo (Vr) nel 1977.