Author: Alessandro Frangi

A CHIAMPO. SIT DOWN TO HAVE AN IDEA

Andrea Bianconi
Chiampo
25 Ottobre 2020

A Chiampo la poltrona d’artista Sit Down To Have An Idea dell’artista Andrea Bianconi ha riqualificato l’area del campanile di Chiampo, generando un “nuovo punto di vista”.
L’opera, in data 25 ottobre 2020, è stata collocata permanentemente nella piazza di Chiampo, alla presenza del sindaco della città, dei sindaci dell’Alta Valle, dell’artista e degli atleti della Durona Team. L’evento ha inoltre contribuito alla raccolta fondi a favore della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica.

Riqualificare un’area abbandonata di una città partendo dall’installazione di un’opera d’arte che dà vita a “un nuovo punto di vista”. La poltrona Sit Down To Have An Idea di Andrea Bianconi è diventata il simbolo della rinascita dell’area del Campanile del comune di Chiampo (Vicenza). Domenica 25 ottobre 2020 la poltrona è stata portata dagli atleti della Durona Team sotto l’area del Campanile e qui installata in modo permanente. 

«Questa poltrona ha assunto un significato di rinascita per un’area prima degradata. Il sindaco di Chiampo ha voluto riqualificarla partendo dalla cultura, assegnando alla poltrona un luogo che diventa un nuovo “punto di vista” della città, un luogo da cui guardare in modo diverso, attraverso una nuova prospettiva». L’operazione è nata grazie a un passaggio di testimone dei protagonisti: nel luglio 2020 Andrea Bianconi ha donato agli atleti della Durona Team una poltrona per ringraziarli di aver portato sul Monte Carega la poltrona poi destinata e collocata in modo permanente al Rifugio Fraccaroli. Gli atleti, a loro volta, hanno donato la poltrona al sindaco di Chiampo e ora, il sindaco dona la poltrona all’intera città, elevandola a simbolo di rinascita di un’area recuperata dal degrado e riaperta a un nuovo percorso di visita, di scoperta, di riflessione. 
«Il prezioso dono della Durona Team al comune di Chiampo ci offrirà la possibilità di riqualificare un luogo significativo e di donare alla città una nuova terrazza e un nuovo punto di osservazione» afferma Matteo Macilotti, sindaco di Chiampo. «L’arte ha questo grandissimo potere, dare nuovo senso e nuove identità a luoghi dimenticati. Ringrazio di cuore la Durona Team e l’artista Andrea Bianconi per questo splendido dono fatto non solo alla comunità di Chiampo, ma a tutta la vallata del Chiampo». «In uno stato di incertezza come quello attuale» afferma Bianconi «riconsegnare ai cittadini questo luogo nella sua bellezza offre l’occasione di riflettere sul futuro, di avere nuove idee di fronte a una situazione in cui siamo disarmati. La riflessione, le idee e la bellezza ci aiutano ad andare avanti e a investire nelle persone e nel nostro territorio, affinché ci sia sempre una nuova prospettiva e un nuovo punto di vista». Il progetto Sit Down To Have An Idea, realizzato in collaborazione con Casa Testori e Fondazione Coppola, porta con sé il messaggio di tutela dell’ambiente, della necessità di vivere in armonia e nel rispetto del pianeta. 

Sit Down To Have An Idea a favore di Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica 

Sit Down To Have An Idea è anche un progetto umanitario: a Chiampo ha avuto luogo la campagna di sensibilizzazione a sostegno della ricerca promossa da Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC), il principale ente di ricerca in Italia sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa nel nostro Paese, con un’aspettativa di vita media per i malati che supera di poco i 40 anni.I volontari della rete FFC erano presenti con speciali postazioni per offrire, in cambio di una donazione, le bandane personalizzate dall’artista con la scritta Sit Down to Have an Idea, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione.

A questo link sono disponibili le bandane Sitdowntohaveanidea di Andrea Bianconi, in edizione limitata:https://regalisolidali.mondoffc.it/prodotto/bandane-dartista-di-andrea-bianconi/

UFFICIO STAMPA ANDREA BIANCONI                       
Maria Grazia Vernuccio
 mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it
mob. +39 3351282864
andreabianconi.com

Responsabile Comunicazione FFC
Valeria Merighi
valeria.merighi@fibrosicisticaricerca.it
mob. +39 347 9389704
fibrosicisticaricerca.it

ASSALTO AL CASTELLO

14 artisti valdostani conquistano il Museo Gamba
Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide Dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
23 Ottobre 2020 – 2 Giugno 2021

UN’OCCASIONE PER COMPRENDERSI
Cristina De La Pierre

Il Castello Gamba di Châtillon – Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta, conclude la stagione espositiva del 2020 con ASSALTO AL CASTELLO. 14 artisti valdostani conquistano il Museo Gamba. La mostra è stata realizzata dall’Assessorato dei Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano, e curata da Davide Dall’Ombra. 
La collezione d’arte moderna e contemporanea della Regione al Castello Gamba affianca un gruppo di opere di artisti contemporanei, attivi in Valle d’Aosta, ai due nuclei principali che la costituiscono: le opere otto/novecentesche dedicate al paesaggio alpino e i capolavori dei grandi maestri italiani del Novecento. Un’occupazione, pacifica ma decisa, da parte di artisti che accettano la sfida e il confronto con importanti maestri presenti nel Museo, da Mario Schifano a Felice Casorati, da Renato Guttuso a Lucio Fontana. 
Il ruolo di un museo pubblico del contemporaneo è anche quello di farsi custode e interprete dell’espressione artistica del territorio. Non si tratta di musealizzare precocemente le espressioni dell’arte ancora in divenire, ma di dar conto della realtà in essere. Dar voce all’arte contemporanea valdostana non è solo un dovere civico, ma un’occasione unica per comprendere e per comprendersi. 

ASSALTO AL CASTELLO
Davide Dall’Ombra

Si dice spesso che non ci sono parole per esprimere certe situazioni, ma l’artista non si può tirare indietro, è condannato all’espressione, a dar voce a elementi e sentimenti del nostro vissuto, facendoci capire qualcosa di noi. Tuttavia, se c’è un aspetto che ha accumunato le rade mostre d’arte contemporanea di questo 2020 è l’intento programmatico di non fare una mostra sul Covid. L’arte di oggi, proprio perché non può fare a meno di essere espressione del tempo che vive, sa che l’unico modo che ha per farlo è non metterlo direttamente al centro. Non si tratta solo della comprensibile repulsione verso il “monotema” delle nostre conversazioni e preoccupazioni di questi mesi, ma della coscienza che aver rispetto per il dramma particolare significa coglierne il valore universale e, per far questo, occorre quel passo indietro che questi mesi ancora non ci permettono. Per parlare oggi di questo argomento bisogna eluderlo. È un po’ come avviene con le montagne o i prati in questa mostra, che si cercherebbero invano tra i soggetti scelti da questi quattordici artisti attivi in Valle d’Aosta. 
Questa mostra, in effetti, ha avuto origine nella mente degli stessi artisti che la compongono, durante il primo lockdown, per essere messa in pausa, una volta inaugurata, dal sopraggiungere del secondo. Vorrà dire che la sua funzione sarà quella di prestare il volto alla ripartenza, a una reiterata, cocciuta e indispensabile ripartenza. Quando il primo nucleo di artisti si è coagulato intorno a uno di essi, Marco Bettio, non è stato difficile costruire la squadra e proporla all’attenzione della curatrice scientifica del Castello Gamba, Viviana Maria Vallet, che, a sua volta, ha individuato in Casa Testori l’interlocutore cui affidarne la curatela. 
Fedele alla sua origine, la mostra non ha l’ambizione di fornire uno screening della produzione artistica in Valle e di individuarne le eccellenze, che pure, probabilmente, sono in gran parte incappate nella rete… Per questo si è pensato a un “assalto”: si è data voce alle istanze ed emergenze degli artisti, accettandone l’invasione, ponendosi in ascolto, ma anche cercando di premere l’acceleratore sulle potenzialità espressive di ciascuno, mettendole in rapporto con lo spazio. L’intento era quello di fare un passo oltre la semplice galleria di immagini e dar vita a quattordici interventi spaziali, che connotassero il percorso espositivo e la collezione permanete del Museo, come alcuni punti cruciali all’esterno. 

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TRA LA COLLEZIONE, NELLE SALE ESPOSITIVE E ALL’ESTERNO

Non si tratta di una galleria di immagini, ma di 14 interventi spaziali inediti sparsi nel percorso espositivo, nella collezione e all’esterno: dalla pittura al video, dalla scultura all’installazione.
Dopo l’avvio con l’opera di Jean-Claude Oberto, che dà conto di questo contesto d’incertezza che persiste, quattro interventi segnano le stanze della raccolta permanente: sono le opere di Patrick Passuello (Sala 1), Massimo Sacchetti (Sala 2), Pasqualino Fracasso (Sale 4, 5, 7, 11 e 13) e Barbara Tutino (Sala 10).
Usciti dalle stanze della collezione, ad accompagnarci sulla scala fino a questo punto sono state le carte di Marco Jaccond e, qui a sinistra, la “sala di consultazione” ospita l’intervento di Andrea Carlotto. Alle nostre spalle, si snoda il consueto spazio espositivo del Castello, con le opere di Giuliana Cunéaz e Chicco Margaroli; a presidiare il mezzanino è la pittura di Marco Bettio e Sarah Ledda, mentre spetta a Riccardo Mantelli invadere interamente l’altana. 
Ma la mostra non si conclude davanti allo straordinario paesaggio sulla Valle. Due artisti hanno occupato anche l’esterno. Nella grande fontana l’opera di Daniele De Giorgis e, nel portico sulla facciata principale del Castello, lì a pochi passi, occupano la loggia sopra lo scalone le sculture di Marina Torchio.

UN CATALOGO E DUE FOTOGRAFI

Il carattere allestitivo della mostra e il protagonismo degli artisti hanno determinato la scelta di dar vita, da una parte, a un catalogo con fotografie delle opere installate, affidate ad Alessandro Zambianchi e, dall’altra, di raccogliere una galleria di ritratti fotografici degli artisti in mostra, realizzati da Giorgio Olivero.

A COLLETTA DI CASTELBIANCO. SIT DOWN TO HAVE AN IDEA

Andrea Bianconi
A cura di Francesca di Giorgio
Colletta di Castelbianco
13 Settembre 2020

In principio fu Bologna, con le sue piazze e i suoi spazi. Poi il Teatro Duse, nell’intimità delle sue storiche sale. Seguì la cima del Monte Carega, la conquista dell’aria aperta dopo l’isolamento del lockdown. E poi ancora Tropea, con l’infinito del suo mare. Il viaggio artistico di Andrea BianconiSit Down to Have an Idea che, dal gennaio 2020, porta in giro per l’Italia le sue poltrone d’autore, emoziona il Paese. Oltre 50mila le interazioni sui social media, che crescono ogni giorno di più a conferma dell’interesse che le opere suscitano nel pubblico.
E il viaggio continua.

Domenica 13 settembre 2020 Andrea Bianconi è arrivato a Colletta di Castelbianco e, insieme a un gruppo di abitanti di questo antico borgo medievale nell’entroterra di Albenga (Savona), inserito tra ‘I Borghi più belli d’Italia’, l’artista ha portati la “poltrona delle idee” sotto al maestoso pino che accoglie i visitatori all’ingresso del paese e lì rimarrà come installazione permanente. «Credo nella funzione terapeutica dell’arte. A volte abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, di fare introspezione e compiere una ricerca interiore. E la natura ci offre un senso di protezione che ci permette di riscoprire questo contatto con noi stessi, profondo e poetico. Grazie al suo riparo, ci dà la libertà di pensare»afferma Andrea Bianconi.

Per Francesca Di Giorgio, curatrice di Sit Down to Have an Idea a Colletta di Castelbianco: «La scelta dell’artista a quale luogo donare la “sua” poltrona rientra in un determinato e mai precostituito disegno. Una direzione coincidente con quella dell’arte che, come la natura, coinvolge, include, libera e protegge. Perché una direzione da intraprendere, un percorso breve o lungo, c’è sempre. Per tutti. La possibilità di sedersi sulla poltrona è un’occasione per riconciliarsi con le proprie idee che spesso attribuiamo al mondo dell’astrazione ma che si manifestano forti della loro concretezza. Le stesse idee che hanno portato, negli Anni ‘80, un gruppo di imprenditori, guidati dall’architetto Giancarlo De Carlo (1919 – 2005)a sottrarre a un triste destino d’oblio, il borgo nella Val Pennavaira, alle pendici della spettacolare “piramide dolomitica” di Castell’Ermo».

Una nuova tappa, una nuova meta da aggiungere agli altri luoghi che nella visione dell’artista, diventano tableau vivant dove le sue opere/poltrone interagiscono con il pubblico. I visitatori diventano protagonisti di questi quadri viventi immortalati da scatti che incidono fino a dare vita a infinite opere in un viaggio che non è solo artistico, ma anche umanitario: il progetto Sit Down to Have an Idea porta con sé, infatti, ad ogni tappa, la campagna di sensibilizzazione a sostegno della ricerca promossa da Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC).
Con questa iniziativa itinerante, realizzata in collaborazione con Casa Testori e Fondazione Coppola, Andrea Bianconi si fa portatore di un messaggio profondo di speranza, rinascita e riflessione sul nostro futuro e sulle idee che dobbiamo coltivare per un mondo migliore. Un’opera unica nel suo genere anche per l’alto valore etico e sociale racchiuso in questa impresa a finalità charity.

«Per me è importante quando l’arte si unisce alla ricerca scientifica, in quanto parlano la stessa lingua, tra loro si crea un dialogo che può generare frutti e spunti per il futuroEntrambe mettono l’uomo e il suo benessere al centro» afferma Andrea Bianconi, riconosciuto come uno dei più interessanti artisti delle nuove generazioni, autore di opere esposte in musei pubblici e spazi privati di tutto il mondo. «La mia intenzione con questo progetto è di portare l’arte in spazi sconfinati e contaminarli con i luoghi e i visitatori, per regalare emozioni forti e idee che sono l’ossigeno della nostra esistenza. Quell’ossigeno che è così prezioso per chi è affetto dalla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa in Italia che blocca i polmoni e alla fine toglie il respiro».

L’evento è stato realizzato con il patrocinio di: Comune di Castelbianco, Colletta di Castelbianco S.r.l., I Borghi più belli d’Italia e Legambiente. E in collaborazione con:Casa Testori, Fondazione Coppola, Slow Food (Albenga, Finale, Alassio e Savonese), Vincenzo Ricotta – Invest progetti, Scola (bar e ristorante), Amministrazioni Condominiali Rivierahouse.

L’IMPEGNO CHARITY A SOSTEGNO DI FONDAZIONE RICERCA FIBROSI CISTICA

In occasione degli eventi, i volontari della rete FFC erano presenti con speciali postazioni per offrire, in cambio di una donazione, le bandane personalizzate dall’artista Bianconi con la scritta “Sit Down to Have an Idea”, il cui ricavato è interamente devoluto alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica.
Ciascuno ha potuto e può fare la sua parte a sostegno del principale ente di ricerca in Italia sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa nel nostro Paese, con un’aspettativa di vita media per i malati che supera di poco i 40 anni.

IL BORGO

Il Borgo medievale di Colletta di Castelbianco, che si erge come una fortezza naturale nell’entroterra del Ponente Ligure, risale al XII-XIV sec. Intorno al 1887, a causa di un devastante terremoto, viene graduale abbandonato. Dal 1980 però si inizia il recupero e la ristrutturazione di Colletta, grazie al Professore Architetto Gian Carlo De Carlo e Colletta di Castelbianco S.r.l. che ne fanno un esempio virtuoso di recupero e tutela del patrimonio immobiliare storico, andando anche oltre. Colletta di Castelbianco viene dotato di ogni comfort e tecnologia ed entra nella rosa dei Borghi più Belli d’Italia.

EVENTI COLLATERALI

Mostra Giancarlo De Carlo e la Liguria. Luoghi, progetti, tracce
A cura di Emanuele Piccardo e Andrea Vergano
In collaborazione conFederazione ordini Architetti PPC Liguria
25 Settembre – 1 Novembre 2020

Mostra organizzata in occasione del centenario della nascita di Giancarlo De Carlo.

MERISTÀ

Fatima Bianchi e Ilaria Turba
A cura di Giulia Zorzi
Casa Testori
17 Ottobre 2020 – 26 Febbraio 2021

LA REALTÀ È UN PUNTO DI PARTENZA
Giulia Zorzi

Nella realizzazione di questo progetto espositivo mi sono misurata anzitutto con il luogo: una casa, non più abitata, svuotata nelle sale che questa mostra occupa. Mi sono mossa lungo una linea di relazione sottile tra spazio pubblico e storia privata, nella ricerca di un dialogo con gli ambienti, la storia della casa e delle persone che l’hanno vissuta negli anni. Inoltre, mi sono confrontata con gli interventi preesistenti di altri artisti che hanno lasciato tracce che si sono andate stratificando, modificando la fisionomia originale. 
Basta amare la realtà, sempre, in tutti i modi, anche nel modo precipitoso e approssimativo che è stato il mio. Ma amarla. Per il resto non ci sono precetti”, scrisse il padrone di casa Giovanni Testori. La realtà e l’immaginario delle proprie storie familiari e personali è ciò che Fatima Bianchi e Ilaria Turba rileggono in un gioco di trasformazione e magia, coinvolgendo l’osservatore e rendendo universale il ricordo privato. 
Nello spazio di Casa Testori il dialogo tra loro parte idealmente dai lati opposti della casa e ha la struttura di un brano musicale: i lati esterni sono le strofe principali, lo spazio delle scale è l’introduzione, le sale sono variazioni sul tema. 

[…]

[Il titolo] è una parola che ci siamo inventate. Ci ricordava un tessuto vivo, che cresce e si sviluppa. Da una storia, molte storie in una parola che voleva essere breve e suonare bene, come dovrebbe suonare una canzone. Meristà è il titolo della nostra canzone. 

Leggi per intero

Meristà fa parte di Pocket Pair, un ciclo di mostre coordinato da Marta Cereda avviato da Casa Testori nel 2018. Il titolo del ciclo riprende un’espressione del gioco del poker che indica la situazione in cui un giocatore ha due carte, di uguale valore, e deve scommettere su di esse. Allo stesso modo, i curatori scommettono su talenti emergenti, due artiste/i dal pari valore, per dar vita a una bipersonale di elevata qualità, allestita al pian terreno di Casa Testori dove sono liberi di incontrarsi, anche all’interno delle singole stanze, di farsi visita, di dialogare da vicino.

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Andrea Mastrovito, I AM NOT LEGEND

Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide Dall’Ombra
Per Italian Council – Sesta Edizione

DE-ANIMAZIONE: UN INDICE ZOMBIE DELLA DIMENTICANZA 
Leora Maltz-Leca 

Che aspetto ha la dimenticanza? Come possiamo dipingere lo svanire dei ricordi o rendere filmicamente il modo in cui le verità di ieri sono relegate in secondo piano – o deliberatamente cancellate – dai violenti attacchi del presente? Com’è possibile esprimere visivamente il recedere della storia o, ancor meglio, come facciamo ad afferrare la coda del passato mentre la marea lo trascina via? Per l’artista italiano Andrea Mastrovito una possibilità risiede nel pallore spettrale della vernice bianca, un fluido gocciolante e strisciante che filtra sotto le porte e che scorre rapidamente attraverso la pellicola annientando, cancellando e nascondendo. In I Am Not Legendsecondo film di un’ambiziosa trilogia che ha esordito a New York nel 2017 con NYsferatu, sbianchetta le figure degli zombie contenute nel film horror di George Romero del 1968 La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), a sua volta basato sul romanzo post-apocalittico di Richard Matheson del 1954 Io sono Leggenda (I am Legend), che fornisce il titolo, ribaltato, per la versione di Mastrovito. Per produrre I Am Not Legend, l’artista ha impiegato un processo incredibilmente laborioso che lo ha visto stampare, dipingere a mano, scansionare e rifilmare quasi centomila fotogrammi per ricomporre un’animazione di ottanta minuti del classico di Romero. Questa procedura così laboriosa ha permesso di creare una visione metaforica stratificata dell’assenza, un prosciugamento della mente dalla materia, da cui egli poi procede ulteriormente per trasformare l’umano in un oggetto, suggerendo così che il suo metodo di animazione sia in realtà una de-animazione. Il processo di animazione agisce contro se stesso o, come ci dice il titolo, in senso ribaltato: perché se l’animazione prometteva tradizionalmente di trasformare dei pupazzi in persone attraverso un espediente tecnologico-magico che riproduceva la vivida apparenza della vita, Io non sono leggenda, invece, riflette sulla trasformazione delle persone in pupazzi attraverso un rapporto chiaramente disincantato con la tecnologia. 

Continua all’interno del catalogo

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L’OPERA

I Am Not Legend è un film di Andrea Mastrovito della durata di 1h12’. Il lavoro è stato realizzato stampando in dimensione A4 tutti i fotogrammi de Night of the Living Dead (1968) di George Romero e intervenendo su ogni foglio con la pittura bianca al fine di cancellare la presenza degli zombie dal film originale. Ottenute oltre 100.000 tavole, sono state in seguito digitalizzate e rimontate seguendo la nuova sceneggiatura creata dall’artista che ha utilizzato migliaia di citazioni tratte da un centinaio di celebri film, romanzi e canzoni. A completare l’opera, la colonna sonora originale è realizzata da Matthew Nolan e Stephen Shannon, con il contributo per le musiche di apertura e chiusura di Maurizio Guarini, autore, insieme ai Goblin, delle musiche originali dei film Profondo Rosso (1975), Suspiria (1977) e L’Alba dei Morti Viventi (1978).

LA MOSTRA

Io Non Sono Leggenda
Palazzo Fabroni, Pistoia
26 settembre 2020 – 9 maggio 2021

La personale Io Non Sono Leggenda intende contestualizzare, presso la sede di Palazzo Fabroni, il lancio del film all’interno di un percorso che possa essere una fotografia della ricerca che Andrea Mastrovito ha condotto negli ultimi anni, intorno alla figura dell’antieroe. La mostra occupa tutte le stanze del museo adibite alle mostre temporanee, per ripercorrere, non solo la genesi dell’opera donata al museo – tavole originali, fonti d’ispirazione e processo creativo – ma anche alcuni dei passaggi più significativi degli ultimi anni dell’artista: dal film precedente, NYsferatu, completamente affidato alla tecnica del disegno; agli intarsi, lavori allegorici che hanno avuto grande successo a Lione in occasione della Biennale; alle vetrate, disegni su composizioni colorate di righelli, fino ai libri ritagliati e ai collage.

IL TOUR

L’opera ha previsto la realizzazione di una sola copia, destinata a Palazzo Fabroni, oltre a un’exhibition copy utilizzata per il tour mondiale in diverse sedi museali e centri culturali internazionali.
Dopo la proiezione del trailer dell’opera a Lione, il 15 agosto 2020 I Am Not Legend è stato presentato in anteprima a New York, presso Magazzino Italian Art a Cold Spring.
Il 25 settembre 2020 si è tenuta a Pistoia la prima ufficiale, in occasione dell’apertura della mostra Io Non Sono Leggenda. Dopodiché l’opera ha circolato a livello internazionale, proiettata al MUDAM del Lussemburgo, al Belvedere 21 di Vienna, agli Istituti Italiani di Cultura di TorontoNew York e Pretoria e al Laznia Center di Danzica.

IL LIBRO

In occasione della mostra è stato realizzato un volume bilingue interamente dedicato all’opera I Am Not Legend. Ideato dall’artista Maria Tassi, il libro permette di ripercorrere il flusso narrativo del film attraverso la chiave figurativa del fotoromanzo. Con saggi di Leora Maltz-LecaStefano LeonforteStefano Raimondi e una presentazione delle opere in mostra del curatore Davide Dall’Ombra
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Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (6. Edizione, 2019), programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Progetto Testori al Teatro Carignano

Da martedì 8 a domenica 13 settembre 2020 va in scena al Teatro Carignano di Torino il Progetto Testori, ideato e diretto da Valter Malosti e prodotto da TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori. Il Progetto Testori conclude la rassegna Summer Plays. Sere d’estate al Teatro Carignano, organizzata dal Teatro Stabile di Torino e da TPE – Teatro Piemonte Europa.

Giovanni Testori ha avuto una relazione importante con Torino, scandita da fatti decisivi nella biografia dello scrittore e storico dell’arte milanese. Il Progetto offrirà un repertorio di testi meno conosciuti al grande pubblico del grande scrittore, tutti relativi all’ultima parte della sua prodigiosa traiettoria creativa. Si apre (8-13 settembre 2020) con la prima assoluta di Cleopatràs, nuova produzione diretta da Valter Malosti con l’interpretazione di Anna Della Rosa, il progetto sonoro di Gup Alcaro, le luci e le scene di Nicolas Bovey, la cura del movimento di Marco Angelilli: uno spettacolo coprodotto da TPE con il Festival delle Colline Torinesi di cui rientra nel cartellone «diffuso» della 25a edizione. Prosegue (12-13 settembre 2020) con Maddalene (da Giotto a Bacon), dalla singolare raccolta poetica («schede-poematiche» o «schede-versicoli» come Testori le chiamò) che accompagnava uno dei preziosi libri d’arte di Franco Maria Ricci, diretto e interpretato dallo stesso Malosti con Lamberto Curtoni al violoncelloe le musiche originali di Carlo Boccadoro

Accanto a questi spettacoli, due extraplays: mercoledì 9 settembre alle 18.30 la lezione Testori vs Shakespeare (sulle riscritture testoriane di Shakespeare: Cleopatràs, Ambleto, Macbetto, Post Hamlet) che vedrà dialogare Gilberto Santini, Giuseppe Frangi presidente dell’Associazione Giovanni Testori e Valter Malosti. Venerdì 11 Conversazione con la morte affidata alla lettura di un grande del teatro italiano e storico interprete testoriano come Piero Nuti. L’annunciata proiezione del video, attraverso materiali inediti ritrovati, dello spettacolo di Malosti Vado a veder come diventa notte nei boschi… (giovedì 10 settembre, 18:30) – dal testo di critica d’arte G. Martino Spanzotti: gli affreschi di Ivrea, che è anche un omaggio all’arte attoriale di Giovanni Moretti – è invece rimandata all’autunno a Casa Testori di Novate Milanese e contestualmente verrà presentata anche a Torino.

Valter Malosti racconta il Progetto Testori
Tra i più importanti e complessi intellettuali italiani del Novecento, Giovanni Testori (1923-1993) è per Valter Malosti un autore di riferimento e di costante rilettura. Il regista e attore torinese gli ha dedicato lungo tutta la sua carriera numerose messe in scena e lavori multimediali che hanno ricevuto premi e grandi apprezzamenti di critica e pubblico. 

«Mi ha sempre affascinato il Testori parallelo, sublime, avventuroso ed emozionale critico e mercante d’arte, e il primo incontro con il grande scrittore milanese è avvenuto quando realizzai nel 2002 l’installazione nella chiesa di San Bernardino a Ivrea, dove si trova il meraviglioso tramezzo affrescato da Martino Spanzotti, sul quale Testori ha scritto uno struggente capolavoro letterario di critica d’arte. Quell’esperienza è stata un passo decisivo nella mia ricerca di radici espressive e umane. Ho poi incontrato l’opera di Testori più volte, e ogni volta è stata per me una esperienza di vita e di teatro fondamentale. Voglio almeno ricordare qui Passio Laetitiae et Felicitatis (2008), tratto dal romanzo omonimo e con in scena qui una strepitosa Laura Marinoni, L’Arialda, realizzato con i talentuosi allievi della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino (2015), e la recentissima La Monaca di Monza (2019), con un’altra grande interprete testoriana quale Federica Fracassi. Nella settimana dall’8 al 13 settembre presenteremo un repertorio di testi meno conosciuti del grande scrittore, tutti relativi all’ultima parte della sua prodigiosa traiettoria creativa, dal 1978 di Conversazione con la morte, capolavoro trascuratissimo qui letto dal grande Piero Nuti; alle Maddalene del 1989, «schede-poematiche» o «schede-versicoli» come Testori le chiamò, scritte per un prezioso volume di Franco Maria Ricci, per concludere la nostra traiettoria con uno dei Tre LaiCleopatràs, scritto sul letto di morte dal grande scrittore».

Testori e Torino
Giuseppe Frangi, Presidente dell’Associazione Giovanni Testori
È stata una relazione importante quella che ha legato Giovanni Testori e Torino: una relazione scandita da fatti decisivi nella biografia dello scrittore e storico dell’arte milanese. Tra il 1955 e il 1960 ha organizzato importanti mostre dedicate ai protagonisti del ‘600 lombardo e piemontese. Nel 1971, alla Galleria Galatea, ha presentato il ciclo dei quadri dei Pugili che sancivano il suo ritorno alla pittura, con presentazione di Luigi Carluccio. L’affetto di Testori per Torino è dimostrato anche dalle cinque importanti opere di artisti da lui amatissimi, tra cui Cairo, Cerano e Ceruti, donate alle raccolte di Palazzo Madama, alle quali se ne aggiunge un’altra donata alla Galleria Sabauda.

Torino per Testori è città segnata da grandi amicizie, come quella con Vittorio Viale, e in anni più avanzati con Piero Nuti e Adriana Innocenti. A Torino, da Einaudi, era stato pubblicato il libro Il Dio di Roserio, che lo aveva consacrato all’attenzione della critica e dei lettori. Il progetto testoriano, proposto da TPE e ospitato al Teatro Carignano grazie al progetto di collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, ribadisce in modo intelligente la varietà di forme che ha contraddistinto questo rapporto fra Testori e Torino. È un programma ricco, che vede sia l’esordio testoriano da parte di una bravissima attrice come Anna Della Rosa sia il «ritorno» di un attore dalla lunga storia testoriana come Piero Nuti.

In particolare mi preme sottolineare l’importanza del «salvataggio» in forma di video dello straordinario spettacolo proposto da Valter Malosti (che sarà protagonista con Lamberto Curtoni di un piccolo «classico» come le Maddalene) nel 2002 alla Chiesa di San Bernardino di Ivrea e che verrà proposto nei mesi prossimi a Casa Testori. Uno spettacolo dedicato ad un grande artista piemontese come Gian Martino Spanzotti, al quale Testori nel 1958 aveva dedicato un libro realizzato con il Centro culturale dell’Olivetti. La possibilità di poter far rivedere e far circolare Vado a veder come diventa notte nei boschi… ha un doppio valore: ripropone in forma piena la ricchezza della scrittura testoriana capace di farsi teatro anche in occasione di uno studio critico come quello su Spanzotti, in secondo luogo testimonia un approccio poetico, emozionante e partecipato ad un grande tesoro del territorio come il tramezzo di Ivrea. Giovanni Moretti era stato certamente oltre che interprete, un’anima di questo spettacolo, ed è giusto che il video venga proposto come omaggio a lui.

GLI SPETTACOLI

Cleopatràs 
8-13 settembre 2020
«E come i gru van cantando lor lai, 
faccendo in aere di sé lunga riga, 
così vid’ io venir, traendo guai, 
ombre portate da la detta briga;»           
Dante, Inferno, Canto V, vv. 46/49

Tre Lai (CleopatràsErodiàsMater Strangosciàs), sono il testamento ultimo di Giovanni Testori e il vertice della straordinaria stagione creativa dello scrittore. Queste eroine a cavallo di un trapasso epocale, tra loro contemporanee e lontanissime, dalla morte riemergono per raccontarsi e piangere sul corpo dell’amato e raccontare a noi tutti il mistero per eccellenza, quello dell’Amore. 

Per Cleopatràs che piange il suo Antonio, il suo Tugnàs, Testori reinventa l’Egitto romano di Shakespeare inserendolo nella topografia della sua amata Valassina (nel Triangolo Lariano), in un fuoco di fila di invenzioni di lingua, sorvegliate da una grande poesia memore della Commedia di Dante e della sua «Cleopatràs lussurïosa», consegnandoci una figura che acquista una dimensione terrena e sensuale, sempre sull’orlo di una straziante e perturbante ironia.

Assistiamo all’ultima ora di vita di una grande regina, menagèr, star, al tramonto di una vita grandiosa. Dopo aver sfondato i limiti della vita con il suo amatissimo Antonio, Cleopatràs varca il limite ultimo della vita e raggiunge il suo amore nell’aldilà, sperando che ci sia un aldilà e che non finisca tutto in «merdità».    (V.M.)

Maddalene (da Giotto a Bacon)
12 -13 settembre, 18.30
“Mi viene in mente un passo delle Conversazioni con Testori di Luca Doninelli, […]  in cui sta scritto, su per giù, che lo storico dell’arte veramente grande è quello la cui interpretazione aderisce alle opere in maniera tanto serrata che poi non è più possibile guardare quelle opere senza pensare a quello che lui ha scritto.”   
Giovanni Agosti, La Testoriana di Brescia, ed. L’Obliquo, 1997

Maddalena è una singolare raccolta poetica, penetrante e istrionica, come un sunto – «strozzatissimo» dice Testori – di storia dell’arte, che accompagna il cammino della Maddalena nei secoli. Un singolare percorso, un «maddalenesco tragitto» che si dispiega attraverso il dialogo tra immagini e parole: da Duccio a Masaccio, da Giotto a Cézanne, da Beato Angelico a Caravaggio, da Raffaello a Rubens, da Botticelli a Tiziano, da Grünewald a Bacon. 

Il tema della figura della Maddalena è da sempre al centro dell’interesse di Testori. Su questa figura l‘editore Franco Maria Ricci costruì uno dei suoi libri d’arte, unici e pregiati, Maddalena, stampandolo in 5.000 esemplari numerati nel marzo 1989. Testori produsse in forma di poesia le schede sulle singole opere: «schede-poematiche» o «schede-versicoli» come lui le chiamò, originali critiche in forma di poesia «nate non da un premeditato disegno, bensì da un insopportabile nausea per il modo (a me) consueto di stenderle», lui che era pur sempre un grandissimo e controverso critico d’arte, allievo ed erede di Roberto Longhi. 

E come il suo maestro Longhi, anche Testori «ha gloriosamente portato l’opera d’arte nella mischia degli interessi totali, cioè a dire nelle questioni di vita o di morte». Testori si accosta così vicino alle maddalene da farci, come lui stesso scrive, il «lingua-in-bocca», da giacerci «sdraiato di fianco» «come dentro un letto».

Maddalene è divenuto un vero e proprio work in progress, cui numerose e successive commissioni, tra cui spicca quella dell’Unione Musicale nel 2013 e quella primigenia del Festival DeSidera del 2002, hanno permesso al progetto di evolvere passo passo. I versi di Testori sono accompagnati e contrappuntati da una ventina di brevi suite originali per violoncello scritte nel corso degli anni dal compositore Carlo Boccadoro e ad ogni occasione variate e implementate anche grazie al talento del violoncellista Lamberto Curtoni. (V.M.)

Conversazione con la morte
11 settembre, 18:30
Nel luglio 1977 muore a la madre di Testori, alla quale lo scrittore è legato da uno strettissimo rapporto. Nei mesi successivi, scrive Conversazione con la morte. «La malattia e la morte di mia madre è stata come una conflagrazione […] E il testo che ho scritto è come la liquidazione non soltanto di una falsa concezione della vita, ma anche di un modo di essere del teatro che non ha più realtà. È il recupero della parola nella sua primordiale purezza.». Il grande attore Renzo Ricci, per il quale Testori aveva scritto il testo, muore prima di realizzare il progetto e Testori decide di andare lui stesso sul palcoscenico: «E adesso la leggerò io, che non sono un attore, non so recitare. Ma non so chi altro potrebbe farlo, chi la potrebbe leggere senza farla ricadere in quello che non è e non vuole essere. Non è che una piccola «albetta», una sorta di preghiera, più che di teatro, un mormorio, una confessione. E non può stare in quella forma di teatro chiuso, da cui vuole uscire». Al Pierlombardo, Testori seduto in palcoscenico davanti a un microfono, leggerà il suo poema con enorme concentrazione ed emozione davanti a una folla impressionante, composta soprattutto di giovani, immersi in un silenzio e un’attenzione davvero straordinari.

Per info e biglietti: teatrostabileditorino.it

Laura Marinoni è la Gilda

«Ho lasciato il teatro, quel giorno folle di fine febbraio in cui iniziava l’incubo della pandemia, nei panni della Monaca di Monza dei Promessi sposi di Giovanni Testori, e Testori fa rinascere adesso la Gilda». Racconta questo, Laura Marinoni quando le si chiede di spiegare il perché de La Gilda di Mac Mahon, testo che il poeta, scrittore e drammaturgo milanese diede alle stampe nel 1959. È una storia simile a tante altre: di una periferia umana oltre che urbana, esistenziale e geografica, segnata però dall’amore, dalla passione. Gilda è il celebre personaggio di Rita Hayworth, ma qui è una bellezza dei bassifondi di Milano: si dà, si vende per mantenere uno, disperato come lei, finito in carcere per chissà quale affare. Gilda è appassionata e sensuale, eppure pudica, incerta, spaventata. In quelle periferie del Nord spreca la vita, innocente e colpevole.

Laura Marinoni, da attrice straordinaria, donna intensa e libera qual è, si impossessa della lingua testoriana, impastata di dialetto, aspra e poetica, popolare e commovente. E impreziosisce l’allestimento con un progetto creato assieme al compositore e musicista Alessandro Nidi, che spiega: «La prima musica che si affaccia al balcone della Gilda è una canzone di Jannacci, una delle canzoni che amo di più, che profuma di quella Milano, che racconta quelle persone, quelle piazze, quelle vie. Jannacci sembra la naturale colonna sonora di questo racconto, ma ho provato ad andare oltre. E si sono presentati poeti-musicisti immensi come Leo Ferré o Claudio Monteverdi. La sorpresa è che Testori li trasforma. Le loro musiche cambiano prospettiva, raccontano sentimenti nuovi».

Si avverte, così, quel gusto languido, di una dolce nostalgica cantata. Di un mondo che aveva i suoi miti, i suoi eroi, i suoi sconfitti. Una Milano certo scomparsa, ma che, grazie al suo poeta, torna a mostrarsi densa e viva come non mai.

A TROPEA. SIT DOWN TO HAVE AN IDEA

Andrea Bianconi
Tropea
1 Agosto 2020

Nell’estate più italiana che mai, è continuato il viaggio artistico di Andrea Bianconi con il progetto Sit Down to Have an Idea che il 1 agosto 2020 è approdato A Tropea, città candidata a Capitale italiana della Cultura per il 2022. L’annuncio è arrivato da Andrea Bianconi e dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì.
La performance in questa perla italiana incastonata nella Costa degli Dei è stata una sorta di rito propiziatorio che ha acceso le luci dell’alba: alle 5:15 di sabato 1 agosto, un gruppo di studenti neo diplomati si è trovato davanti al Liceo Scientifico F.lli Vianeo ed è partito in processione per portare la poltrona fino a Piazza del Cannone, dove l’opera è stata installata.
A Tropea è la quarta tappa del progetto Sit Down To Have An Idea di Andrea Bianconi.«Un luogo magico, con una storia millenaria e una bellezza struggente. Ho deciso di portare la “poltrona delle idee” a Tropea per adagiarla di fronte al mare» afferma l’artista «Dopo Cima Carega a 2259 metri di altezza sulle Piccole Dolomiti, andrò in Calabria, nella punta dello stivale. Chi si siederà su questa poltrona dominerà il mare, vedrà solo lo scintillio meraviglioso di queste acque, avrà la pace e questa sensazione di infinito che può far desiderare, pensare, far nascere nuove idee. In questo luogo meraviglioso e magico, i nostri sogni continuano e la mia opera d’arte ha assunto un significato profondo, quello di indurre le persone a fermarsi, sedersi, riflettere, immaginare e… Avere un’idea. Mai come in questo periodo pensare al nostro futuro ci lega a momenti di benessere con la natura e con tutto quello che ci sta intorno».
«Sono felicissimo che Andrea Bianconi abbia voluto fare di Tropea il palcoscenico per la sua nuova performance, un bel segnale di attenzione da parte del mondo della cultura e di un artista contemporaneo che ho avuto modo di apprezzare già da prima» afferma il Sindaco Giovanni Macrì. «È un bellissimo regalo a questa città che si inserisce nella promozione della candidatura di Tropea a Capitale italiana della Cultura per il 2022. Tropea sta ricevendo tantissimi riconoscimenti internazionali per l’ottimo lavoro sin qui svolto. L’attenzione e il gesto di Andrea Bianconi è un ulteriore segnale del ruolo che questo luogo vuole avere in Italia e nel mondo, come meta turistica che unisce arte, cultura, storia e natura». 

A Tropea. Sit Down to Have an Idea è un progetto artistico realizzato da Andrea Bianconi con la collaborazione di Casa Testori e Fondazione Coppola, con il patrocinio di Regione Calabria, Comune di Tropea, Istituto Superiore Tropea Consulta Associazioni del Territorio, Pro Loco di Tropea, AS.AL.T (Associazioni Albergatori di Tropea) e AssCom Tropea (Associazione commercianti e operatori turistici di Tropea).      

Il progetto, quarto atto di Sit down to have an idea che ha invaso gli spazi urbani di Bologna durante Arte Fiera, quelli culturali del Teatro Duse e la vetta di Cima Carega, porta la poltrona d’artista di Andrea Bianconi sulle acque trasparenti della bellissima Tropea. Il suo viaggio nei luoghi più inaspettati e belli del nostro paese porta un messaggio profondo di speranza e di rinascita, di riflessione sul nostro futuro e sulle idee che dobbiamo coltivare per un mondo migliore, la necessità di vivere in armonia e nel rispetto del pianeta. «Sono convinto della funzione terapeutica dell’arte» afferma Bianconi. «Portare l’arte in spazi sconfinati per contaminarli con i luoghi e i visitatori significa per me regalare emozioni forti e idee che sono l’ossigeno della nostra esistenza».

Il progetto ha perseguito anche nella sua finalità benefica: in occasione di A Tropea sono state messe in vendita le bandane d’autore realizzate da Bianconi con la scritta “Sit down to Have an Idea”, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC), da oltre vent’anni la prima realtà italiana per la ricerca sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa nel nostro Paese.Presieduta da Matteo Marzotto, la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica è una onlus riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) con il ruolo di Agenzia Nazionale per la ricerca scientifica sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa (7.000 persone in Italia, 100.000 nel mondo) per cui ancora non esiste una cura risolutiva. La fibrosi cistica è una malattia multiorgano, ma è il danno ai polmoni che porta infine a non riuscire più a respirare. Quello che si sta vivendo oggi a causa del Covid – mascherine, distanziamento sociale e precauzioni igieniche – è la quotidianità di vita di un malato FC dalla nascita. La prima mission della Fondazione è quella di promuovere, selezionare e finanziare progetti avanzati di ricerca per migliorare la qualità e la durata della vita media dei malati e sconfiggere tale patologia; accanto alla ricerca, vi è inoltre la fondamentale opera di sensibilizzazione sulla malattia, che conta in Italia circa 2,5 milioni di portatori sani, spesso inconsapevoli di esserlo, che possono concepire figli affetti da fibrosi cistica. Finalità a cui il progetto di Andrea Bianconi contribuirà con questa iniziativa e con altre che verranno a seguire.

UFFICIO STAMPA ANDREA BIANCONI
Maria Grazia Vernuccio – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it
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