“Calmo e testardo come chi sappia che sta scommettendo, non solo per sé ma per tutti, la partita del significato primo e ultimo della vita; artigianale e insieme profetico, come un apostolo di campagna disposto a farsi invadere dalla luce e poi da lei assumere e trasformare negli ultimi anni della sua esistenza Cézanne sembrò centrare ancor di più il suo sguardo, la sua mente, la sua anima e la sua passione su pochissime immagini; qualche natura morta, le rocce di Bibémus, il Chateau Noir, la montagna Sainte-Victoire, il giardiniere Vallier. Pare insomma che egli avesse capito come l’orma del creatore sia incisa ovunque; anche su d’un tronco; anche su d’una pietra; e, attraverso l’uomo, allorché egli si riconosca completamente tale, anche sui manufatti della sua quotidianità (allora, anzi, con la tremante grazia d’una trasmissione filiale).”
Così scriveva Testori nel 1978, recensendo la grande mostra parigina dedicata all’ultima stagione di Cézanne: nella sua pittura ritrovava l’unità di artigianalità e profezia, ossia l’unità della vita stessa e del divino, che si manifesta in questi giorni con tutta la sua forza, grazie alla nascita del Bambino. Con queste parole vi auguriamo buon Natale e vi ricordiamo che potrete farvi accompagnare nell’anno nuovo da Testori e Cézanne acquistando, e regalando, il calendario 2025 di Casa Testori.
Nella serata di mercoledì 18 dicembre Casa Testori ospiterà le presentazioni di due libri speciali. Si inizierà alle ore 19 con il racconto di “Testori 100. Diario di un centenario”: primo volume della nuova collana “12maggio. I libri di Casa Testori”, il diario è nato dal desiderio di restituire tutto ciò che è accaduto in occasione del centenario dalla nascita di Giovanni Testori (1923-1993). L’impianto è quello semplice di un diario, una “cronaca” che mette in fila tutte le iniziative di un palinsesto con la ricchezza, per tanti versi inattesa, delle sue articolazioni, raccontate anche grazie a immagini e contributi.
A seguire, Aurelio Picca presenterà “La gloria”, il suo nuovo libro in cui narra – in prosa e in poesia – di grandi campioni dello sport e dell’impronta che hanno lasciato sulla storia recente: non solo nel loro settore, ma nella vita di tutti noi. Lo scrittore sarà emblematicamente affiancato dai Pugili di Testori, grandi tele dipinte a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e rivelatrici di una delle grandi passioni sportive dell’Italia di quegli anni, come testimonia anche Picca.
La serata si concluderà con risotto, panettone e brindisi per tutti i presenti, per augurarci buone feste prima di Natale: vi aspettiamo!
Mercoledì 4 dicembre a Casa Testori si è tenuto un incontro con Antonio Grulli, curatore e critico d’arte, su un tema affascinante e importante per Testori: come la poesia può essere forma per arrivare al cuore di un’opera d’arte visiva? Grulli, in dialogo con Giuseppe Frangi, ha raccontato le conclusioni di una ricerca realizzata grazie a un bando del Ministero della Cultura.
Il titolo della ricerca di Antonio Grulli per la dodicesima edizione di Italian Council è “Critica d’arte e poesia oggi”, una ricerca su critici che sono anche poeti e su poeti che sono anche critici d’arte, partendo da Dante e arrivando a Testori. Uno snodo fondamentale sono alcuni testi metodologici di Longhi che aprono la strada a questa visione più trasversale della critica d’arte: l’ekphrasis ottenuta attraverso il linguaggio poetico. Ricordiamo, poi, che in tante occasioni Testori ha usato la poesia come linguaggio critico, com’è accaduto ad esempio nel libro “Maddalena” dove ha letto le opere con poesie che fanno da didascalie.
Gli interventi sono stati intervallati da letture di alcune poesie di Testori dedicate ad artisti da lui studiati ed amati: Michelangelo, Caravaggio, Bacon e Morandi. Abbiamo ascoltato le poesie dalla voce di Sebastian Luque Herrera, uno degli attori protagonisti della BAT_Bottega Amletica Testoriana.
INFORMAZIONI “Critica d’arte e poesia” con Antonio Grulli, Giuseppe Frangi e Sebastian Luque Herrera Casa Testori Mercoledì 4 dicembre 2024 Ore 19.00
La mostra rimarrà chiusa dal 23.12.2024 al 05.01.2025 per le vacanze natalizie Riapriremo il 6 gennaio con orario festivo (14.30 – 19.30)
…fisso gli occhi dove la luce del sole, già scomparso, scappando pei fessi dei monti opposti, si dipinge qua e là sui massi sporgenti come a larghe e ineguali pezze di porpora… Porpora? Stupendo! Stupendo! E, insieme, presago. Velluto, ecco; velluto… Giovanni Testori
Sabato 16 novembre 2024 a Casa Testori ha inaugurato Porpora, una mostra collettiva che trasforma le stanze dell’abitazione di Giovanni Testori in un palcoscenico vibrante, attraversato da riflessioni artistiche ed emozionali. L’esposizione, a cura di Fulvio Chimento con la collaborazione di Carlotta Minarelli, coinvolge cinque artisti di rilievo: Giulia Cenci, Pierpaolo Campanini, Cuoghi Corsello, Alessandro Ferri e Valerio Nicolai, le cui opere, molte delle quali site-specific, dialogano con gli spazi della storica dimora. L’esposizione sarà aperta gratuitamente al pubblico fino al 1° marzo 2025.
Porpora non è solo il titolo della mostra, ma anche il colore simbolico che la attraversa, con tutta la sua carica storica, mitologica ed emotiva. Qual è il colore che in ogni tempo è divenuto il simbolo del potere, delle passioni e dell’elevazione spirituale? Questo pigmento antico, legato al potere e alle passioni, ha affascinato per secoli culture diverse, dai Fenici che ne custodirono il segreto, agli imperatori romani che ne facevano sfoggio fino agli artisti contemporanei come Mark Rothko e Sigmar Polke che ne hanno esplorato il potere evocativo. Il porpora, con le sue infinite sfumature – dal rosso scarlatto al violetto – diventa metafora della vitalità, della sensualità e del turbamento umano.
Il segreto del pigmento fu custodito dai Fenici, che accumularono enormi ricchezze tingendo le stoffe indossate da imperatori e nobili di Roma. Il porpora è un colore magico ed esoterico dai confini imprecisati: rosso, scarlatto, violetto, turchino o rosa-violaceo. Per fornire il manto ai potenti, i Fenici e il loro successori hanno ucciso milioni di molluschi (due gasteropodi: il Thais haemastoma e il Murex brandaris), dalle cui ghiandole veniva infatti estratto il colore violaceo: ogni ghiandola può produrre una sola goccia di pigmento.
Nella chiesa di San Vitale, a Ravenna, il mosaico che raffigura l’imperatore Giustiniano si compone di tessere purpuree e lo stesso accade per l’imperatrice Teodora: il suo mantello è color porpora, bordato d’oro. Jonh Cage ha definito il porpora come il colore più bramato dagli antichi, e al tempo stesso il più impuro; Mark Rothko lo utilizzava in ampie campiture e in tutte le sue derivazioni per infondere ai suoi dipinti sensualità e turbamento; Sigmar Polke ne fu talmente affascinato da recarsi appositamente a Napoli dove acquistò un ingente carico di molluschi per assistere di persona alla produzione della porpora. La seduzione di questa tintura proviene dalla sua natura cangiante, dovuta alla diffrazione della luce provocata dalle screpolature del sottile strato di colore sulla fibra tessile. Il porpora richiama alla mente anche il sangue e l’energia vitale, la forza legata al corpo, i sentimenti e le pulsioni.
Questa seducente sfumatura, che richiama il sangue e l’energia vitale, si riflette nelle opere degli artisti coinvolti, i quali, con approcci diversi, contribuiscono a creare una riflessione profonda su corpo, emozioni e natura. Casa Testori, attraverso le opere di Giulia Cenci, Pierpaolo Campanini, Cuoghi Corsello, Alessandro Ferri, Valerio Nicolai, viene immaginata come un corpo unico, una scatola toracica estesa, in grado di riunire la sfera sensibile e quella “emozionale”, il pensiero e l’azione diretta artisticamente intesa. L’intento è di evocare il sentimento in relazione all’arte, ma, soprattutto, in relazione alla stessa vita; una mostra di stati d’animo di confine, che cerca di avvicinarsi alla realtà delle passioni. In questo modo nasce un progetto artistico site-specific nel luogo in cui ha vissuto Giovanni Testori, che si è battuto per difendere un’idea personalissima di vita e di arte, libera da condizionamenti culturali e di natura politica.
La struttura di Casa Testori può sembrare, dall’esterno, una piccola stazione ferroviaria di provincia; di fronte all’edificio passano ogni giorno più di duecento treni che collegano Milano alla Brianza. Il passaggio dei treni nella limitrofa ferrovia determina ripercussioni e tremolii sulle componenti della dimora: le finestre, le porte in legno, il pavimento; oltre a una risonanza continua tra interno ed esterno. Proprio da questi tremolii impercettibili è nata l’idea della mostra, l’ispirazione di immaginare Casa Testori come una grande cassa toracica, un luogo di attraversamento di lievi vibrazioni interiori, di respiri, che creano una sottile comunicazione tra gli organi. Oltre ciò vi è l’idea di una natura che abita il corpo in modo totalizzante e pervasivo, e che dunque non necessita di essere ricercata dagli esseri umani al di fuori di se stessi, ma può essere ascoltata interiormente, in raccoglimento e in modo continuo.
Le opere ospitate a Casa Testori possono essere lette come una (lenta) tracimazione dell’organismo verso il fuori, in un movimento che lascia affiorare le sue zone umide, di crescita e rigenerazione, e quelle di morte, dove si annidano la secchezza e la caducità. Porpora è dunque rivelazione di una natura puramente interiore che in modo sensuale e spontaneo riesce a trovare una strada aperta verso l’esteriorità.
INFORMAZIONI TITOLO: PORPORA. IN CONTINUA RISONANZA A CURA DI: Fulvio Chimento in collaborazione con Carlotta Minarelli ARTISTI: Giulia Cenci, Pierpaolo Campanini, Cuoghi Corsello, Alessandro Ferri,Valerio Nicolai LUOGO: Casa Testori, Largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese (MI) DATE: 16 novembre 2024 – 1 marzo 2025 ORGANIZZATA DA: Casa Testori IN COLLABORAZIONE CON: Associazione Controcorrente, Bologna ORARI DI APERTURA: Martedì – Venerdì: 10.00-13.00; 14.30-18.00 | Sabato: 14.30-19.30 Domenica e Lunedì: chiuso INGRESSO: GRATUITO UFFICIO STAMPA CASA TESTORI: Maria Grazia Vernuccio – Tel. +39 3351282864 – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it
1 - Cuoghi Corsello 2024
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4 - Valerio Nicolai 2024
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21 - Alessandro Ferri 2024
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5 - Giulia Cenci 2022
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22 - Cuoghi Corsello 2024
3 - Pierpaolo Campanini 2024
17 - Cuoghi Corsello 2024
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1. Se è vero che sono spesso gli accidenti a dare il sapore alle cose della vita, la necessità di spostare la prima stazione di questa sorta di via crucis laica dal cortile della Villa Manzoni di Brusuglio alla chiesa parrocchiale di San Vincenzo adiacente (e collegata al parco da una porticina a latere) ha fatto sì che la scena iniziale si trasformasse da un dolente paraclausiteron (cioè il pianto dell’amante dinanzi alla porta chiusa) in un canto ben più suggestivo. Un sole splendente, anch’esso imprevisto, filtrando dal portone spalancato della chiesa fin ben addentro al coro dell’abside, dove un giovane e bravissimo Sebastian Herrera nelle vesti di Giovanni Testori evocava, sottilmente ironico, l’immagine del suo illustre interlocutore («È lui? È apparso? / Sei davvero tu? / Matto? Che matto! / È qui! Non vedete? / È qui!»), ha inaugurato con una nota gioiosa questo ‘dialogo immaginato’ così intriso di nostalgia e di motivi dolorosi: come del resto l’a solo dell’Introduzione, sempre per la voce di Herrera/Testori, non aveva mancato di mettere in evidenza («Manzoni fu e sarà sempre il “doloroso grembo” della storia»). È iniziato così, col grande Lombardo impersonato dal barbuto e giustamente pacato Matteo Bonanni che, nel suo lento avvicinarsi fino a guadagnare sul proscenio il posto accanto al suo antagonista (perché di questo, infine, si è trattato: dell’incontro / scontro fra due diverse concezioni dell’arte), si difende dalle accuse che via via l’altro gli muove lungo le quattro tappe previste nel brillante copione di Giulia Asselta. Prima di tutto quella linguistica, dove il dialetto lombardo potentemente fatto rivivere nel ricordo di Carlo Porta da entrambi tanto amato, fa la parte del leone («Bravo el mè Baldissar! Bravo el mè nan!»).
2. Sotto il sole davvero impietoso dell’ora meridiana, in piedi e financo accucciati sulle basi del celebre monumento funebre della famiglia Manzoni (stazione seconda, al cimitero di Brusuglio), dove le tante lapidi composte da chi la morte aveva visitato con accanita frequenza (per esempio quella di Giulia Manzoni d’Azeglio, quella di Enrichetta Blondel, quella di Sofia Trotti) e intristite dai sedimenti del tempo che le ha rese quasi illeggibili, i due personaggi si sono confessati sul loro diverso modo di accettare il dolore: composto, pudico, mai sopra le note, quello di Manzoni, a partire dal carme alla madre per la scomparsa del compagno Carlo Imbonati fino al grido d’amore di Ermengarda derelitta; incanalato sempre in un sofferto ragionamento al limite dell’invettiva («Non vedi? Sei soffocato, sei strozzato… […] Di’ la verità di Brusuglio! Combattuta, dileggiata, calpestata, strozzata, assassinata, verità, dove sei? Gridala, urlala! […]») quello del giovane discepolo dissidente.
3. Eppure lo sguardo pietoso rivolto all’amata città, che non la corona poetica dei monti lombardi sotto quel cielo «così bello quando è bello, così limpido, così in pace», ma la ben più prosastica catena dei grattacieli di Citylife stagliava sullo sfondo di questa terza sosta nel parco della Belossa, è risultato lo stesso per entrambi i dialoganti. È stato questo il punto di maggior contatto fra le diverse esperienze artistiche degli scrittori qui rappresentati: proprio dinanzi alla scritta quasi antifrastica di «Belvedere», dove il sole accecante coi suoi giochi di luce riflessi nell’argento delle lettere feriva dritto negli occhi i due attori grondanti per il caldo e per la fatica, sono scorsi i panorami di un’altra Milano ugualmente prostrata, a partire da quella rievocata da Fermo nel suo secondo girone infernale e appestato nella prima stesura del romanzo («Quale città! E che è mai ora a ricordare quel ch’ella fosse stata… […]»; «Come è conciato Milano! Quel che bisogna vedere! […]») fino al controcanto di Renzo nei Promessi sposi alla prova, insieme a tanti altri passi della poesia e della prosa testoriana. Veri e propri inni di amore e dolore («Mia città, / mia dolente patria / che ti stendi assembrata / nelle nubi della notte; / mia cupa madre di cemento […]» // «Casa. Città! Culla; tavolo; letto; bara; eppur sempre cara; madre nostra civile; riflesso della madre nostra corporale! […]») secondo una comune volontà di ritrovamento e di denuncia espressa in un corale planctus per le sorti magnifiche e progressive della nostra civiltà.
4. E il ritrovamento c’è stato davvero nel ritorno a Casa Testori (quarta e ultima stazione), quando ormai i raggi del sole cadente suggerivano la mestizia di quei tramonti lombardi tanto amati da poeta novatese anche nei “suoi” pittori. La tappa finale di questa lunga ricerca di pace è stata davvero simbolica di un percorso diventato anche quello di tutti gli spettatori: con l’approdo a una casa dai cancelli aperti, accogliente, festosa, disposta a esaltare il grande nostos del finale. Qui le passioni erano in gioco, tutte, con la loro lotta, con la furia spietata che Marianna de Leyva continua a esprimere sui palchi d’Italia, mentre gli elementi temporali assecondavano il loro esplodere, alle spalle del reticente Manzoni: tanto che una folata di vento impetuoso (quello della bufera infernal appunto del canto V dell’Inferno) ha fatto volare via il copione dal suo leggio, non bloccando affatto il giovane recitante Testori che, al contrario, ha proceduto sicuro, sfruttando il violento refolo a suo favore, proprio mentre declamava il rosario degli aggettivi sostantivati (secondo un cliché tutto manzoniano, basti pensare all’Innominato) teso a scolpire quella figura in un tragico monumento («la forzata, la tentata, la furibonda, la sconsacrata, la Scatenata, la furia, sì, la furia: vera e propria furia; anzi, jena; quantunque, poi, dolcissima…»). Il dialogo a tratti quasi all’unisono, specialmente nel sentimento campanilistico, s’è proprio qui franto in una perorante accusa di Testori: «L’hai lasciata inulta, seppellita di lastre di silenzio!» e nella fredda e sofferta difesa manzoniana: «Ho taciuto perché io sono del parere di coloro i quali dicono che non si deve scrivere delle passioni in modo di far consentire l’animo di chi legge a queste passioni stesse»). Ma con la scesa definitiva della sera, è calata assieme anche la sua pace: la poesia unisce, non separa, anche quando le soglie sono lontane e la prospettiva sembra opposta, se c’è alla base un identico credo, una qualche non debole speranza in quella «provvida sventura» che trasforma il torrente dell’angoscia versato sul nostro mattino nella pietà riserbata al resto. «Siamo arrivati tutti insieme alla fine (della storia) e / della nostra grande / bellissima passeggiata», grazie proprio alle passioni: quelle della sceneggiatrice Giulia Asselta e dei suoi – lo ripetiamo ancora una volta, bravissimi – attori, Sebastian Herrera e Matteo Bonanni
Il genio del Rinascimento tedesco nelle parole di Giovanni Testori Casa Testori, ore 21.00, sabato 28 settembre 2024
Grünewald, «il solo pittore, si badi, per il quale sembra, non dico impossibile, ma addirittura inimmaginabile qualsiasi lavoro od ipotesi attribuzionistica; tanto il suo percorso risulta esterno alle regole del grande, tragico gioco o cammino dell’arte». Così Giovanni Testori iniziava il saggio critico dedicato al grande protagonista del Rinascimento tedesco. Era un saggio fuori da ogni stereotipo, una lettura vertiginosa dell’opera di un pittore che Testori sentiva suo come pochi altri. Quel testo ha sempre affascinato e attirato l’interesse di lettori ben al di là dell’ambito critico, come aveva testimoniato Testori nelle “Conversazioni” con Luca Doninelli: «Orazio Costa mi disse che, fra i testi obbligatori che gli allievi dell’Accademia di Arte Drammatica dovevano pottare agli esami, c’era il mio saggio su Grünewald. Faceva parte degli esercizi di pronuncia. E concluse: “Quello è teatro”».
Beatrice Verzotti, attrice, tra protagoniste della Bottega amletica testoriana di Antonio Latella, ha raccolto quell’invito e si cimenta in un reading del testo. Una vera scalata a Grünewald attraverso le parole di Testori.
La lettura è accompagnata da un montaggio di immagini curato da Davide Gasparro.
Al via la selezione per l’assegnazione di 6 borse di studio per “Percorsi integrati di formazione specialistica in digitalizzazione e catalogazione degli archivi”.
Associazione Giovanni Testori ETS, in attuazione del progetto “UPSKILLING DEGLI ARCHIVI D’ARTE E OPERATORI 4.0 – UAAO”, bandisce sei borse di studio per la formazione teorica e pratica diARCHIVISTI 4.0, che giochino un ruolo chiave nei processi di capacity building e transizione digitale degli archivi d’arte.
Un periodo di 20 mesi dedicati all’upskill delle proprie competenze in digitalizzazione e catalogazione, con esperienze di sperimentazione sul campo, scambi di competenze, best practice e uso di strumenti condivisi in un archivio d’artista o di un critico d’arte operanti dall’Ottocento a oggi o in un archivio fotografico.
Due azioni del progetto “UAAO” generale saranno dedicate specificamente ai borsisti vincitori: percorsi di affiancamento e formazione on the job, che sviluppino progetti pilota, ed esperienze di apprendimento peer to peer in archivi selezionati tra quelli di: Associazione Giovanni Testori ETS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – CRA.it (Centro di Ricerca sull’Arte astratta in Italia), archivi aderenti alle reti AitArt (Associazione italiana Archivi d’Artista) e Museo MA*GA – Archivi del Contemporaneo, in Lombardia.
DURATA: 20 mesi DECORRENZA: 1° ottobre 2024 – 31 maggio 2026 ATTIVITÀ: ricevere formazione on the job, sviluppando progetti pilota e azioni peer to peer in un archivio d’artista o di un critico d’arte operanti dall’Ottocento a oggi o di un archivio fotografico, grazie a uno scambio di best practices. REQUISITI NECESSARI:Laurea magistrale o equivalenti; esperienza in un archivio pertinente all’attività proposta; conoscenza lingua inglese SEDI OPERATIVE: scelte tra gli archivi di: Associazione Giovanni Testori ETS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – CRA.it (Centro di Ricerca sull’Arte astratta in Italia), Archivi aderenti alle reti AitArt (Associazione italiana Archivi d’Artista) e Museo MA*GA – Archivi del Contemporaneo, in Lombardia. INVIO CANDIDATURE: la domanda dovrà essere presentata esclusivamente a mezzo PEC all’indirizzo associazionetestori@pec.it TERMINE PER L’INVIO DELLA PEC DI CANDIDATURA: 8 settembre 2024, ore 23.30. COMPENSO TOTALE LORDO: 22.916 euro, con corresponsione mensile (1.145,80 euro)
Potrai vedere la tovaglia e conoscere la sua storia fino al 21 dicembre 2024.
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Le tovaglie sono state presentate sabato 5 ottobre 2024 nel giardino di Casa Testori, dove si è tenuta una festa aperta a tutti i soci di Casa Nostra e de La Benefica, agli abitanti di Novate Milanese e al pubblico di Casa Testori.
Le storie, le generazioni e le persone che si sono incontrate grazie a “La tovaglia tutta attorno” si sono trovate in un racconto comune, oltre che in un’opera, che sopravvivrà nel futuro. Le due tovaglie sono state donate dall’artista e da Casa Testori alle cooperative Casa Nostra e La Benefica che, attorno e con queste due opere, potranno organizzare nuovi incontri e nuove feste come questa.
Nella primavera del 2024 Ilaria Turba ha incontrato per la prima volta gli abitanti di Casa Nostra e La Benefica, due storiche realtà di social housing sul territorio di Novate Milanese. Grazie alle conversazioni, ai racconti e agli scambi reciproci, l’artista – con il fondamentale aiuto degli inquilini delle cooperative edilizie – ha immaginato e realizzato le opere attualmente esposte nella sala al primo piano di Casa Testori fino al 21 dicembre 2024 e che danno il titolo al progetto: “La tovaglia tutta attorno”.
Durante la realizzazione del progetto, Turba è letteralmente entrata nei cortili e nelle case della gente di Novate per conoscerla e farsi conoscere, negli spazi comuni dei loro quartieri e condomini. Qui ha raccolto materiali d’archivio, consegnati a mano dai novatesi, e li ha digitalizzati realizzando delle scansioni degli stessi, subito restituendoli ai legittimi proprietari che stavano condividendo tracce private e fondamentali delle loro vite e da cui, quindi, non volevano separarsi.
Fotografie, lettere, cartoline e oggetti, una volta trasformati in immagini omogenee, sono stati stampati e utilizzati. in una serie di laboratori condotti dall’artista, ospitati nel padiglione di Casa Testori. I partecipanti hanno ritagliato, associato e ricomposto la grande mole di materiali per creare la decorazione delle due tovaglie. Bambini, genitori e nonni, amici e vicini di casa, sconosciuti che hanno imparato a conoscersi si sono uniti a Ilaria Turba nella creazione dell’opera.
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Casa Testori, vincitrice del Bando Cariplo “Sottocasa” 2023, ha invitato l’artista Ilaria Turba a pensare un progetto d’arte partecipata e pubblica nel territorio di Novate Milanese, coinvolgendo due realtà storiche di housing sociale cittadino: La Benefica e Casa Nostra. È nata, così, “La tovaglia tutta attorno”.
Le due cooperative coinvolte
La Benefica, fondata nell’estate del 1901, ma attiva con le prime costruzioni dal 1903, si pone fin dal principio lo scopo di acquistare terreni e costruire abitazioni per i lavoratori, considerando la casa uno strumento di “redenzione” rivolto al benessere e miglioramento della classe lavoratrice. Casa Nostra, invece, nasce nel 1948 con l’idea di ricostruire quei luoghi e quegli spazi distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale. La cooperativa, ispirata ai principi della Dottrina Sociale Cattolica, si fonda sul binomio casa-famiglia che rispecchia, su scala sociale, il binomio città-società.
Il percorso artistico
Nella sua pratica, Ilaria Turba intreccia la sperimentazione visiva con altre discipline, come le scienze sociali, le arti performative e la storia orale, dando vita a progetti interdisciplinari che si svolgono all’interno di comunità, gruppi e territori specifici. Portando il suo sapere e il suo agire artistico a Novate, Ilaria Turba ha raccolto più di 30 archivi di famiglia, collezionando fotografie, tessuti, lettere, oggetti, dipinti e cartoline. Successivamente alla raccolta, gli inquilini delle due cooperative hanno partecipato a un ciclo di laboratori dove i loro archivi sono stati mescolati in una serie di collage che l’artista ha utilizzato come motivo decorativo dell’opera finale: la tovaglia. Oggetto ordinario, presente nella nostra quotidianità, diventa un accessorio davvero imprescindibile sulle tavole imbandite nei giorni di festa.
L’opera e l’evento finale
L’idea di realizzare un tessuto stampato ha preso forma durante la prima fase d’incontro tra l’artista e le persone. Gli elaborati, stampati da Ratti Fabrics in un doppio esemplare, sono stati donati alle due cooperative per essere usati in occasioni d’incontro o da esporre negli spazi comuni, come degli stendardi. Le tovaglie sono state presentate sabato 5 ottobre 2024 nel giardino di Casa Testori, dove si è tenuta una festa aperta a tutti i soci di Casa Nostra e de La Benefica, agli abitanti di Novate Milanese e al pubblico di Casa Testori.
Si ringraziano per il prezioso sostegno Fondazione Cariplo e lo sponsor tecnico, Ratti Fabrics.
Camminata con Manzoni e Testori da Brusuglio a Novate
L’evento è organizzato da Casa Testori in collaborazione con Trenord e prevede un percorso ad “anello” sostenibile da Cormano a Novate Milanese che include l’uso del treno. Si tratta di una camminata che unisce Villa Manzoni di Brusuglio, luogo significativo per il più grande romanziere italiano, Alessandro Manzoni, e Casa Testori, casa natale di Giovanni Testori. Testori, scrittore e storico dell’arte, ha in Manzoni uno dei suoi imprescindibili riferimenti e Manzoni con questa sua attenzione alla specificità di un territorio mette il seme di una nuova sensibilità letteraria. Unire i due luoghi con l’azione condivisa di una camminata significa mettere in luce questa straordinaria specificità e ricchezza di un territorio contrassegnato anche fisicamente da una fortissima vocazione industriale. La camminata è concepita come un’azione teatrale durante la quale si svilupperà in quattro tappe un immaginario dialogo tra Manzoni e Testori, affrontando temi che hanno contrassegnato la loro relazione con queste due case, come il rapporto con la natura, la relazione con le loro madri, il senso di adesione e di appartenenza ad uno specifico territorio, la natura delle case come incubatori creativi ed il gusto per l’allestimento degli interni.
Il montaggio dei testi è stato curato da Giulia Asselta. Protagonisti dello spettacolo Matteo Bonanni nei panni di Manzoni e Sebastian Luque Herrera in quelli di Giovanni Testori.
L’evento è quasi sold out! Ultimi posti disponibili qui Eventbrite.
Sabato 21 settembre 2024 Partenza alle 14.30 dalla stazione di Cormano – Cusano Milanino Conclusione prevista alle 17:45 circa a Casa Testori – Novate Milanese
Note tecniche: il percorso avviene su strade urbane e all’interno di Aree di Parco Nord Milano, si consigliano quindi scarpe adatte al cammino. Si avvisa che i momenti teatrali (di circa 15 minuti l’uno) avvengono in luoghi all’aperto privi di sedie, è a vostra discrezione portare sedie pieghevoli da campeggio/teli per poter assistere da seduti alle letture.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
I trionfi, Giovanni Testori, 1965
Edipo a Novate, Giovanni Testori, 1977
Conversazione con la morte, Giovanni Testori, 1979
Quell’angelo color ciclamino, Giovanni Testori, 1980
La mia Milano, Giovanni Testori, 1982
I cieli gloriosi di Mario Schifano, Giovanni Testori, 1983
Perché proprio loro, I “Promessi Sposi”, Giovanni Testori, 1984
I promessi sposi alla prova. Azione teatrale in due giornate, Giovanni Testori, 1984
I conti con Virginia, Giovanni Testori, 1985
«Subito fu per me la famiglia, la casa», Giovanni Testori, 1985
Mater strangosciàs, Giovanni Testori, 1994
I Meridiani, Giovanni Testori, 2023
In morte di Carlo Imbonati, Alessandro Manzoni, 1805
La Risurrezione, Alessandro Manzoni, 1812
Il Natale, Alessandro Manzoni, 1813
Il conte di Carmagnola, Alessandro Manzoni, 1820
La morte di Ermengarda – Coro dell’atto IV, Alessandro Manzoni, 1822
Lettere sui Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, 1823
Fermo e Lucia, Alessandro Manzoni, 1823
Gli sposi Promessi, Alessandro Manzoni, 1827
Sentir messa. Libro della lingua d’Italia contemporaneo dei promessi sposi, Alessandro Manzoni,
1836
I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, 1840
manzoni e brusuglio (aspettare riferimento di giuseppe)
Un progetto di Casa Testori a cura di Davide Dall’Ombra
Finissage sabato 21 settembre ore 18 Il 21 settembre alle ore 18.00 si è tenuto un incontro presso il “Municipio di Saint-Vincent” in occasione del finissage della mostra “Uomini. Luciano Minguzzi in Valle d’Aosta”. Il restauro dell’opera Uomini di Luciano Minguzzi, collocata attualmente presso l’entrata del Municipio di Saint-Vincent, troverà la sua collocazione definitiva presso il castello Gamba di Châtillon.
Con: Luca Avataneo e Marco Demmelbauer del “Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale”.
Dal 13 luglio al 22 settembre 2024, il Castello Gamba, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Valle d’Aosta, ha dedicato la mostra estiva a Luciano Minguzzi (1911-2004), uno dei protagonisti della scultura italiana del Novecento, a 20 anni dalla sua scomparsa, per festeggiare l’imminente collocazione nel giardino del Castello di una sua grande opera, legata alla storia della Valle d’Aosta.
Un’esposizione realizzata dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, Assessorato ai Beni e alle attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali, grazie alla collaborazione tra la Struttura Patrimonio storico artistico e gestione dei siti culturali e Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano con cui il Museo collabora dal 2018 e che avvia così un nuovo triennio di programmazione condivisa.
Nata in collaborazione con l‘Archivio Luciano Minguzzi di Venezia, in stretto dialogo con il figlio Luca e la famiglia che ne custodisce e valorizza l’opera, la mostra ha posto l’attenzione del pubblico su uno dei più autori storici presenti in collezione, dove figurano, in attesa della grande opera, già due importanti sculture del principio degli anni Settanta, che accolgono il visitatore all’ingresso: Due figure sedute e Due donne (Le amanti).
Una mostra che è stata anche la settima “puntata” della fortunata rassegna “Détails”, con cui il Castello Gamba valorizza il proprio patrimonio, ponendo l’attenzione del pubblico su uno degli autori presenti in collezione. Dopo Federico Ashton, Federico Pastoris, Leonardo Roda, Francesco Tabusso, Emilio Isgrò, e Massimo Uberti, è ora Luciano Minguzzi, di cui il Museo conserva già due opere a proseguire la scoperta. Uomini, che dà il titolo alla mostra curata da Davide Dall’Ombra, è l’imponente opera, recentemente restaurata al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino, grazie al bando “Luoghi della cultura 2019” della Compagnia di San Paolo, visibile durante la mostra all’ingresso del Comune di Saint-Vincent, che verrà presto collocata nel parco del Castello Gamba, grazie a un progetto di Carla Falzoni, a completamento di un percorso della Memoria, che collegherà i comuni di Saint-Vincent e Châtillon: una “Via degli Uomini”, curata dall’artista Marco Jaccond. L’opera accoglierà i visitatori al nuovo ingresso del parco, posto al termine della nuova via pedonale e ciclabile che il Comune di Châtillon sta realizzando per creare una via di collegamento sostenibile dal centro cittadino al Castello Gamba.