PROFESSIONE BOTANICO
A cura di Mami Azuma
In collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano
10 Ottobre – 8 Novembre 2015
Da un esperimento, la realizzazione della mappatura del giardino di Casa Testori, è nata l’idea della mostra Professione Botanico, una selezione di affascinanti erbari che hanno aiutato a conoscere meglio l’appassionante lavoro di chi “cataloga” la natura: il botanico.
Grazie all’esposizione i visitatori hanno avito modo di scoprire come questa figura professionale non si occupi unicamente dello studio teorico, fine a se stesso, di specie erbacee, arbustive e arboree, attraverso la raccolta, il riconoscimento e la conservazione degli esemplari, chiusi in un armadio. Ma bensì che le scoperte nell’ambito della botanica hanno delle ripercussioni nella vita di tutti i giorni. A tal proposito, il percorso della mostra apriva le porte alla sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale di Milano, svelando alcune delle attività condotte quotidianamente nei laboratori e nei depositi.
Le collaborazioni con istituti di ricerca universitari, enti territoriali, aziende sanitarie e centri ospedalieri costituiscono una fitta rete di scambi di informazioni ed esperienze che evidenziano l’utilità delle ricerche botaniche condotte negli anni.
Il tempestivo riconoscimento, al pronto soccorso, per esempio della foglia, del frutto, del seme o della radice ingerita, anche inavvertitamente, da un paziente consente al personale dei Centri Antiveleni di intervenire rapidamente con una terapia appropriata, mirata al tipo di sostanza tossica, potenzialmente mortale. In una certa misura si ha la convinzione che tutto ciò che è “naturale” non possa che far bene. Nulla di più falso, basti pensare alle gravissime intossicazioni provocate dai funghi.
Percorrere il territorio osservando la flora spontanea, unitamente al possesso di solide conoscenze botaniche, consente di monitorare costantemente l’ambiente e di segnalare con tempestività la comparsa di specie esotiche potenzialmente invasive che possono colonizzare, in pochi anni, il territorio, sostituendosi alla flora autoctona. L’introduzione di specie esotiche può essere del tutto accidentale, ma i danni in termini ecologici ed economici per l’estirpazione della specie indesiderata non sono da sottovalutare.
Non si vuole però togliere del tutto quell’aura di romanticismo che circonda l’attività del botanico. Infatti, l’eventualità di trovare delle specie nuove, anche ai giorni nostri e senza andare in qualche regione sperduta della Terra, esiste. Nel 1992 Enrico Banfi e Renato Ferlinghetti hanno infatti determinato l’esistenza di una nuova specie: la Primula Albenensis, presente sul Monte Alben nelle Prealpi Bergamasche. Banfi e Ferlinghetti così coronato il sogno di molti botanici.