Giovanni Testori, TRAMONTI
Stanza 3
«Però, io ti assicuro che quello che mi ha sempre aiutato a vivere, e, di più, ad accettare la vita anche nella sua maledizione, è sempre stato il ritorno a casa. Si fanno queste puntate verso l’esterno – che possono anche essere violente, distruttive –, ma poi il ritorno a casa dà all’esperienza stessa di quell’uscita un calore indicibile. Perché ritornare non vuol dire affatto dimenticare, non vuol dire scrollarsi di dosso la violenza e la distruzione.»
Giovanni Testori
«Ho visto poche volte Giovanni Testori, e solo due volte nel suo studio. La prima impressione fu di trovarmi davanti a un frate. La seconda davanti ad un ergastolano. Infatti nei penitenziari si incontrano spesso dei detenuti che il tempo, lavorandoli, incurvandoli, asciugando loro le spalle, decongestionandoli e quasi scolorendoli, ha come consumato e rimpicciolito, senza distruggere del tutto la loro antica robustezza di complessione. Il loro volto è sereno, il sorriso dolcissimo, e nel chiaro celeste degli occhi si stempera fino a cancellarsi il ricordo di un lontano fatto di sangue. Una misteriosa venerabilità li circonda, e li fa in qualche modo privilegiati e inviolabili: esseri che il cielo ha destinato a esorcizzare con il crimine, con una nefandezza, i diavoli che ci possiedono quotidianamente. »
Cesare Garboli