CHANG’E-4
Eemyun Kang e Alessandro Roma
A cura di Irene Biolchini
Casa Testori
23 giugno – 12 settembre 2020
CHANG’E-4
Irene Biolchini
Nel gennaio 2019 la missione cinese Chang’e-4 dava la notizia della prima foglia di cotone germogliata sulla luna. Le immagini scattate ritraggono una natura verdissima, solitaria, in mezzo all’oscurità dominante. La foglia prende vita in questo silenzio assoluto, nell’intimità di uno spazio confinato – il contenitore appoggiato al suolo lunare – in pieno contrasto con lo Spazio che la circonda. Una foglia-lingua stesa al suolo, destinata a morire perché la notte lunare, e le sue temperature in- compatibili con la vita del germoglio, la uccideranno dopo un solo giorno.
Da anni la ricerca di Eemyun Kang ed Alessandro Roma si muove su questo crinale: nella riproduzione di una natura che non è solo quella esteriore, ma che è rifugio incerto, messa in discussione delle certezze. Non è quindi un caso che Eemyun Kang, descrivendo una delle sue serie più ambiziose e complesse, Fungal Land (iniziata nel 2006) dichiari: “Volevo che i bordi della tela non corrispondessero più con quelli della pittura così che lo spettatore possa viaggiare da un dipinto al successivo. Fungal Land può essere considerato come uno spazio visto durante stagioni diverse, durante diversi momenti del giorno, o da diversi punti di vista. Le pennellate si trasformano in funghi, acqua, aria o rimangono semplicemente le pennellate stesse all’interno del quadro”. L’incontro tra figurazione e astrazione si consuma sul crinale della pratica pittorica, il movimento della mano precede il senso e guida alla creazione di forme più o meno riconoscibili. Lo spettatore si trova davanti a forme più o meno note, che però sfuggono alla rappresentazione in senso stretto e si aprono a nuove possibili letture. Ritorna alla mente il lavoro di Alessandro Roma, da sempre affascinato da una natura che non è necessariamente accogliente e benigna, ma un terreno fatto di complessità, rispetto al quale il gesto dell’artista si imposta come una lotta tra interno ed esterno, tra strati e colore. Una pittura che supera il bordo e il limite, come nella sua serie di collages, che interrogano i pieni e i vuoti e che l’artista porta avanti in Form in transitions (del 2018) esposti in mostra: una serie di tessuti che si assiepano davanti ai nostri occhi, tramite i cui fori vediamo sgorgare segni che sono assenze, porzioni di cotone mangiate dalla candeggina con cui l’artista dipinge.
La pittura si spinge oltre il margine della cornice, verso lo spettatore. Si dona nelle sue contraddizioni, in una dualità che, nel caso di Eemyun Kang, avvolge anche il soggetto: i funghi, sostanze commestibili e letali al tempo stesso. Descrivendo questo periodo della sua carriera, l’artista di origini coreane ricorda che dipingeva molte ore nel silenzio della notte, in uno stato di sospensione in cui lei sola – unica sveglia – poteva entrare nel territorio ambiguo della creazione di queste forme potenzialmente mortifere. Ascoltandola tornano alla mente le lunghe passeggiate di Alessandro Roma nella campagna lombarda, nelle risaie paludose contemplate nel silenzio dell’alba. Come se per entrambi la solitudine e il silenzio fossero un momento creativo inalienabile. Come se quelle solitudini, spesso vissute anche in città molto diverse da quella natale – un certo nomadismo accomuna le vite di entrambi – potessero essere il punto di partenza.
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Chang’e-4 fa parte di Pocket Pair, un ciclo di mostre coordinato da Marta Cereda avviato da Casa Testorinel 2018. Il titolo del ciclo riprende un’espressione del gioco del poker che indica la situazione in cui un giocatore ha due carte, di uguale valore, e deve scommettere su di esse. Allo stesso modo, i curatori scommettono su talenti emergenti, due artiste/i dal pari valore, per dar vita a una bipersonale di elevata qualità, allestita al pian terreno di Casa Testori dove sono liberi di incontrarsi, anche all’interno delle singole stanze, di farsi visita, di dialogare da vicino.
Posted on: 29 Maggio 2020, by : Alessandro Frangi