TRE STANZE PER UNA GIUNGLA
Giunti al primo piano, la mostra proseguiva nelle cinque stanze della parte destra della casa. Attraversando il corridoio, le tre camere che si aprono a sinistra erano unite da un tema comune: Welcome to the Jungle, declinato dall’artista in altrettante opere, realizzate tra il 2016 e il 2018.
NELLA PRIMA STANZA
Una serie di 15 box, diorami o teatrini magici, creavano una linea continua lungo le pareti. Il visitatore era chiamato a immergersi in questi microcosmi realizzati unicamente con la carta. Ormai non servivano più altri oggetti per mettere in scena questa selva artistica: ce n’era abbastanza tra protagonisti, musei e splendidi cortocircuiti emotivo-celebrali, nati da accostamenti impensabili. Non si trattava solo di un omaggio ai propri maestri, ma di una serie di ex-voto, con i quali Urso chiedeva un aiuto agli artisti che, tra le belve del mondo dell’arte – e della vita – sono riusciti a esprimere la propria poetica, sopravvivendovi. Il filo dei diorami era interrotto su una parete da uno dei quadri più importanti di Giovanni Testori (Crocifissione, 1949), inaspettatamente a suo agio, tra le opere di Urso, non solo perché ne condivide l’affollamento formale e l’antropomorfizzazione della natura, ma soprattutto perché anch’essa esito della metabolizzazione dei propri maestri, da Cézanne a Picasso.