Casa Testori, da voce all’importante ricorrenza in modo inedito e traversale, ha inteso omaggiare sia la legge sia il suo fautore allestendo una mostra che, solo in apparenza, può sembrare lontana dall’epicentro della battaglia politico-istituzionale di allora, ma che in realtà cerca, attraverso il doppio confronto Gillo Dorfles – Giovanni Testori, di comprendere il pensiero basagliano e le ragioni che lo mossero a intraprendere una delle più grandi rivoluzioni del Novecento.
In tal senso, Dorfles – Testori. Matti. A 40 anni dalla Legge “180”. Un omaggio a Franco Basaglia, a cura di Fabio Francione e Davide Dall’Ombra, cortocircuita le generose utopie di Franco Basaglia utilizzando le esperienze di vita e di arte sia di Gillo Dorfles sia di Giovanni Testori, che, a distanza di circa un quarantennio l’uno dall’altro, volsero la loro attenzione alla follia, andando a dipingere uomini e donne che la malattia mentale aveva reso vulnerabili e sofferenti.
Dorfles, negli anni della sua specializzazione in psichiatria alla fine degli anni Trenta, disegna e tratteggia la malattia mentale dopo aver subito il fascino diretto degli abitanti dei manicomi.
Testori, a seguito della perdita della madre, alla quale era profondamente legato, avvenuta nel 1977, rinnova il proprio modo di intere il teatro e dipinge Matterelle, lasciandosi influenzare da Gericault, dai Nuovi Selvaggi e da Varlin.
Dorfles e Testori, due artisti a loro modo “irregolari” (o interdisciplinari), hanno saputo sondare prima di altri l’esigenza di allargare a tutti il diritto di vivere una vita dignitosa e pienamente compresa nella società.
Il percorso espositivo era completato da una selezione di articoli sul rapporto arte e follia pubblicati da Gillo Dorfles sul Corriere della Sera tra il 1975 e il 2013 e da una ricognizione sui libri pubblicati da Franco Basaglia (da Cos’è la psichiatria a L’istituzione negata, Morire di classe, Crimini di pace e tutti i maggiori libri).




