Pasqua 2025. L’arte resurrezionale di Matisse
Tutto il cammino di Matisse, è lì per farci comprendere come, dentro il dramma dell’esistenza, egli riuscisse a cogliere, per dir così, il lato resurrezionale. Quel che egli sempre rappresentò è la vita che, tramite la sublime armonia dei piani, delle forme, delle linee e dei colori, poteva già assistere al suo «dopo»: il suo paradiso.
C’è una parola, che Matisse era solito usare con grande frequenza, parlando dell’arte: «calme», calma. Così, anche affrontando il tema del dolore assoluto, contrariamente a quasi tutti i pittori a noi contemporanei, Matisse si lascia indurre e, insieme, ci conduce, a rintracciare, nel corpo martoriato di Cristo, il Suo corpo risorto. Non c’è nessun urlo nel Crocefisso di Matisse, nessun ripiegamento: occhi, naso, bocca, costato e piedi si mostrano, proprio nel loro non esser visibili, come già passati oltre i tre giorni della discesa agli Inferi.
Assistiamo dunque, qui, a una Crocefissione che, senza evitare il dolore del suo essere actus tragico finale, sceglie per sé e per noi, che la guardiamo, la calma che, proprio attraverso la Croce, potrà scendere di nuovo nell’uomo. Qui, la Pasqua è veramente atto di una felicità che non ha nulla a che vedere con le misure umane. La tensione straordinaria delle linee, la loro enorme energia disegna un corpo che muore solo per dare speranza al corpo dei peccatori che noi siamo. È, questa, diversamente da tutte le altre, una Crocefissione enormemente innica, splendidamente gioiosa.
Con queste parole tratte da “Matisse. Una Croce in Paradiso”, pubblicato il 29 marzo 1986 su Il Sabato, Casa Testori vi augura una buona Pasqua!
Posted on: 17 Aprile 2025, by : Alessandro Frangi