LA REALTÀ DEGLI ALTRI
Alessandra Ferrini
La mostra si apre con un’installazione creata da Alessandra Ferrini appositamente per Casa Testori. Si tratta di un ecosistema di indizi e riferimenti relativi alla cultura visiva e all’attività critica di Giovanni Testori. Quest’opera si pone in termini seminali rispetto all’intera mostra perché documenta un approccio teorico caratteristico dell’intero percorso e basato sulla costruzione di una serie di assonanze visive, di riferimenti storici e di inedite relazioni culturali e storiche. Nel caso specifico troviamo alcuni articoli scritti da Testori sul “Corriere della Sera” e dedicati all’arte africana e una serie di composizioni digitali in cui alcuni dettagli di dipinti moderni affiorano. La riflessione di Alessandra Ferrini prende le mosse dal saggio di Carlo Ginzburg Spie. Radici di un paradigma indiziario1 in cui il celebre storico mette in relazione il noto storico dell’arte Giovanni Morelli, Sherlock Holmes e Sigmund Freud, mettendo a nudo l’arbitrarietà incompleta di un metodo indiziario basato sul dettaglio e il frammento, sia esso all’interno di un quadro o di un’analisi giudiziaria. Questa arbitrarietà è quella che caratterizza anche l’egemonia “realista” della storia dell’arte occidentale sulle culture colonizzate e di cui, nei suoi articoli, Testori riconosce l’irriducibilità ai sistemi epistemologici europei. In questa prospettiva l’opera di Ferrini diviene essa stessa un reticolo indiziario in cui frammenti di dipinti, una fotografia tagliata in due di Roberto Longhi con in mano una lente d’ingrandimento e i materiali tratti dall’archivio di Testori (compresedelle lettere che chiedono al critico l’attribuzione a Daniele Crespi di un dipinto) suggeriscono allo spettatoreuna differente prospettiva con cui leggere e approcciarsi alla storia dell’arte, ai suoi limiti e ai meccanismi egemonici che ha innescato e tuttora innesca.
Alessandra Ferrini, La realtà degli altri, 2019
Stampe fotografiche e documenti d’archivio