METAMORFOSI DI IDENTITA’ E METAMORFOSI DI PAESAGGI
Felipe Aguila, nato in Cile
Filum è un tentativo di tornare alle proprie origini, cercando di analizzare la distanza rispetto al presente. Nel film, tramite una doppia inquadratura, Felipe Aguila confronta se stesso con suo padre, per verificare se e come il tempo, la distanza, le abitudini differenti abbiano modificato la sua identità o se permanga un filo invisibile, a prescindere dai continenti diversi e dagli spazi attraversati. Mi sono reso conto che il modo in cui penso è cambiato non solo in senso linguistico, ma che anche il senso di appartenenza a una cultura è diventato più debole. Molti anni fa le mie abitudini erano simili a quelle di mio padre: il modo di mangiare, di concepire il tempo o il modo di pianificare la vita. Vorrei misurare la distanza che c’è tra me, oggi, e ciò che ero anni fa, prendendo come riferimento una persona che rappresenta le mie radici e che non è cambiata così tanto in questi anni.
Oscar Contreras Rojas, nato in Messico
Una fusione tra tradizioni differenti, ma accomunate dalla stessa idea di trasformazione: il Popol Vuh (“Libro della comunità”) e Le metamorfosi di Ovidio sono il punto di partenza dell’opera di Oscar Contreras Rojas.
Sia nella raccolta di miti e leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché, uno dei regni Maya in Guatemala, sia nel poema epico latino il fulcro del racconto è, infatti, la metamorfosi, la possibilità di cambiare, di evolvere. Così, le piccole sculture della serie Mutant sono un assemblaggio di materiali differenti, in parte oggetti ritrovati in parte ricostruiti artificialmente, mentre il grande quadro a parete, che riassume la fluidità e la leggerezza pittorica caratteristiche dell’artista, evoca un paesaggio indistinto, con un accenno di figure che vanno costruendosi.