Giovanni Testori e i suoi artisti, da Courbet a Guttuso
Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
12 Luglio – 29 Settembre 2019
DA COURBET A ZIMMER. CON GLI OCCHI DELLA PITTURA
Davide Dall’Ombra
Cosa vuol dire per un artista vivere e raccontarci la montagna?
Giovanni Testori (1923-1993) è stato uno dei più fertili intellettuali italiani del Novecento, impegnato su tanti fronti della cultura, essendo stato pittore, scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista e critico d’arte. Del resto, Testori è anche uno degli autori presenti nella raccolta del Castello Gamba, che ne conserva lo splendido Tramonto (Actus tragicus) del 1967. L’invito è quello di lasciarsi accompagnare dalla sua opera e dalle sue parole alla scoperta delle cime: quelle dipinte in una raccolta entusiasmante di quadri, quelle protagoniste della vita di chi le abita e quelle da lui vissute e ritratte in prima persona. Il rapporto di Testori con la montagna, del resto, non solo ne trapunta la produzione pittorica, critica e poetica lungo tutta la vita, ma ne ha segnato l’esordio. Il suo primo articolo, pubblicato su “Via Consolare” a soli 17 anni nel 1941, chiama in causa proprio un quadro di montagna: il capolavoro di Giovanni Segantini, Alpe di maggio (1891), di cui Testori pubblicò un inedito quadro preparatorio. E non stupisce che questo intimo sguardo di predilezione condizioni anche le sue scelte come critico d’arte, attento a valorizzare con le sue parole, i dipinti di alcuni grandi pittori dell’Ottocento e del Novecento, amati e collezionati.
L’esordio non poteva spettare che a Gustave Courbet, l’artista rivoluzionario che Testori riteneva il padre dell’Informale, capace, come nessun altro, di restituirci la “mater-materia” della natura. È una sorta di artista manifesto per Testori e per l’intera mostra, non solo perché cronologicamente all’inizio di questo viaggio, ma perché ritenuto dal critico il padre di tutta la pittura moderna. Courbet ha insegnato a tutti i pittori dopo di lui che era la materia, non il mondo delle idee, il terreno sui cui si giocava la verità della pittura.
In stretto dialogo con Courbet è Paolo Vallorz, artista trentino, parigino d’adozione, che conserva nella trama della sua pittura l’insegnamento dell’artista francese, declinato nel suo amore incondizionato per la Val di Sole (TN). È proprio la straordinaria unità di Vallorz con il sentimento e la vita della montagna e della sua gente a calamitare Testori.
I tramonti infuocati di Renato Guttuso accendono irrimediabilmente le cromie della mostra. Guttuso è un siciliano che, stregato dalla vista del Rosa, fece della casa di Velate, a Varese, uno studio dove realizzare molte delle sue opere più celebri. E Guttuso a Varese fu il tema di una mostra fortemente voluta da Testori, che si apriva proprio con questo pastello: “uno di quei divampanti, innamoratissimi addii; gettato giù, su d’un foglio, con abbacinante libertà (e la materia, ne è, quella immediata, franante e delicata dei pastelli)”. Testori sigillava così, nel 1984, un’amicizia e collaborazione con Guttuso di oltre 40 anni, tra articoli, recensioni e presentazioni in catalogo. Molte le pagine di Testori dedicate al pittore che, pur nella diversità ideologica, fu un interlocutore importante, fin dagli anni appassionati del Realismo italiano, durante la Guerra e la ricostruzione.
Varlin, il geniale artista zurighese che scelse di andare a vivere tra le montagne della Val Bondasca, nei Grigioni svizzeri, a pochi passi dalla Stampa di Giacometti, è l’autore di alcune tra le più straordinarie nevicate della storia dell’arte europea. Opere che stregarono Testori, decisive anche per il suo personale impegno nella pittura. Insieme a Friedrich Dürrenmatt, Testori fu il più grande interprete del pittore, in cui ritrovava tutto ciò che andava ricercando nell’arte: la drammaticità – anche nel senso teatrale del termine – e la verità delle trame domestiche. Una pittura senza sconti, in cui il quotidiano è raccontato sempre ai vertici dell’universale.
Il saluto finale spetta a Bernd Zimmer, pittore tedesco “scoperto” da Testori, che si era innamorato della sua natura, delle sue montagne infiammate e visionarie. Zimmer è tra i maggiori esponenti dei cosiddetti “Nuovi selvaggi”, artisti berlinesi che negli anni Ottanta cercarono fortuna in Italia e trovarono in Testori uno dei loro più importanti interpreti. L’energia della pittura sprigionata da questi artisti diede una carica decisiva al Testori critico militante, impegnato in quegli anni alla promozione della giovane pittura non solo italiana, curando diverse mostre o recensendole sul “Corriere della Sera”, per il quale fu responsabile della pagina artistica, dal 1977 fino alla morte.