Sergio Fermariello, GUARDIANI DEL SOGNO

Giardino

L’installazione è composta da una serie di strutture d’acciaio marino, ruote deformate a guisa di palette di fico d’India, che si contrappongono ad una struttura portante realizzata in acciaio corten, a rappresentare il tronco della pianta stessa del fico. Il tronco a sua volta è formato da una serie di maschere dai tratti deformati. L’impressione che si presenta alla vista dell’osservatore è molteplice: di volta in volta si osservano le ruote nel loro impossibile movimento, costrette nei loro telai irregolari, a guisa d’orecchie d’asino, oppure risaltano alla vista le maschere rugginose, ed infine nel complesso, si osserva l’intera struttura vegetale della pianta. Caratteristica della pianta del fico d’India è quella di potersi riprodurre non solo per via sessuale ma anche per gemmazione, ossia di potersi moltiplicare per semplice divisione spontanea, tramite le foglie, per clonazione delle sue stesse cellule. E così, come il mio lavoro è sempre stato una ricerca sulla moltiplicazione spasmodica ed ossessiva dell’identico, così ritrovo nel modo di riprodursi della pianta del fico d’India il simile meccanismo parossistico e persecutorio che contraddistingue i miei lavori. L’opera sembra ricordarci come, da una parte le ruote della storia si siano fermate, non girino più, essendo esaurito lo spazio che le possa contenere, e come ognuno di noi, come criceto nella ruota, s’inventi di volta in volta, nel destino della propria pratica di esistere, una traiettoria più o meno circolare che trattenga la propria inerzia e, d’altra parte constatiamo come la pianta continui nonostante tutto a crescere, a riprodursi moltiplicando le sue foglie, questa volta per scollamento, nell’orizzonte globalizzato di tutti i sistemi metastatici, dove tutto si riproduce senza ordine e freno. La radice brunita del tronco, coagulata nella smorfia di tanti ancestrali antenati, come tante maglie di una catena spezzata, resiste nello sforzo di reggere il peso del senso e si dispone a monito e a guardiano della nostra già avvenuta sparizione.
Sergio Fermariello

Nelle mani dell’artista simboli e ideogrammi s’infittiscono e moltiplicano fino a sembrare un brulicante formicaio di concetti e di rimandi, s’ingigantiscono fino a farsi memento mori per un intero popolo, s’incidono e stampano nel metallo più duro fino a diventare imponenti come vessilli, e sempre sottintendono la capacità di catturare, convincere, trasportare. Ma convincere di cosa? Trasportare verso dove? Non è chiaro, perché l’autore ha fatto dell’ambiguità – tra fondo e primo piano, tra tela e rilievo, tra ombreggiatura e ombra, tra senso storico dell’immagine e nuove possibili interpretazioni – un suo cavallo di battaglia, ma risulta comunque evidente che ciò che conta per lui, più del messaggio, più della comprensione, è il veicolo del senso. Quasi che la scrittura non fosse un mezzo ma un fine, quasi che icone e segni non dovessero essere interpretati ma potessero vivere di vita propria. Quasi che, sulle tele, nelle sculture e nelle installazioni, non si dovesse trovare un racconto riassunto e tramandato da una serie di simboli ma piuttosto grafie e disegni che, di volta in volta, inscenano una storia diversa, tutta ancora da vedere e raccontare.
Maurizio Sciaccaluga

Sergio Fermaniello è nato a Napoli nel 1961. Nel 1989 ha esposto per la prima volta alla Galleria Lucio Amelio di Napoli, con la quale ha intrapreso una lunga collaborazione. Nello stesso anno ha ottenuto il Premio Internazionale Saatchi & Saatchi per giovani artisti al Palazzo delle Stelline di Milano. Nel 1990 ha esposto alla Galleria Il Capricorno di Venezia e nel 1992 alla Galerie Yvon Lambert di Parigi. Ha partecipato ad alcuni appuntamenti internazionali quali la mostra Metropolis alla International Kunstausstellung di Berlino e la mostra Les pictographes al Musèe de l’Abbaye Sainte-Croix di Les Sables-d’Olonne nel 1991. Nel 1993 ha partecipato alla 45a edizione della Biennale di Venezia con una sala personale nel Padiglione Italia. Nel 1995 ha esposto Opus Alchemico alla Galleria In Arco di Torino, nel 1996 ContemporaneaComo 2 a Villa Olmo a Como e Homo necans alla Galleria Lucio Amelio di Napoli. Nel 1997 si è tenuta la mostra Sergio Fermariello. Lavori 1990-1997 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia e nel 1999 ha realizzato l’istallazione Avviso ai Naviganti a Castel dell’Ovo di Napoli. Nello stesso anno ha esposto alla Galleria Jan Wagner di Berlino, nel 2000 alla Galleria Ronchini di Terni e alla Galleria Scognamiglio & Teano di Napoli. Nel 2004 gli è stata dedicata una retrospettiva a Castel Sant’Elmo a Napoli e nel 2005 ha realizzato un’istallazione nella darsena “pier17” a New York. Nello stesso anno ha tenuto una personale alla Galleria Scognamiglio di Napoli e alla Galleria Ronchino Arte Contemporanea di Terni, nel 2006 alla Galleria Buonanno di Milano e alla Galleria Erica Fiorentini di Roma; nel 2007 alla Galleria Fioretto di Padova e nel 2008 alla Galleria Ronchino di Terni. Nel 2009 gli sono state dedicate due personali al MAC di Niteroi in Brasile e al PAN di Napoli.

Posted on: 24 Gennaio 2011, by : Associazione Giovanni Testori
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